Bloccati a Roma ebrei profughi dalla Russia

Bloccati a Roma ebrei profughi dalla Russia Secondo fonti americane Bloccati a Roma ebrei profughi dalla Russia Sarebbero duemila - La notizia, confermata dal rabbino capo romano, è smentita dalle autorità Quasi duemila sarebbero i profughi ebrei dell'Unione Sovietica bloccati a Roma in attesa di ottenere il visto per raggiungere gli Stati Uniti, il Canada e, qualcuno, l'Australia. La cifra esatta, però, non si conosce. Secondo autorevoli fonti americane a tanti ammonterebbero gli ebrei russi attualmente residenti a Roma; questa informazione è stata confermata dal rabbino capo di Roma, Elio Toaff. Le autorità italiane affermano invece che i profughi sarebbero soltanto una trentina. Ad aprire il « caso » è stato il senatore americano John Eilberg, democratico della Pennsylvania, il quale si è rivolto al ministro della Giustizia degli Stati Uniti per chiedere che sia concesso al più presto il visto di ingresso ai duemila ebrei russi bloccati nella capitale italiana. Un portavoce del ministro ha precisato che gli ebrei si trovano in Italia perché esiste un centro di raccolta. Egli ha anche spiegato che effettivamente nel 1971 fu concessa la procedura d'urgenza per altri 950 profughi che si trovavano a Roma. Secondo il responsabile del servizio profughi dell'Aai (Aiuti assistenza internazionale), dott. Fiume, nei tre centri di raccolta che esistono nel nostro Paese (Latina, C'apua e Trieste) non vi sono attualmente ebrei russi. Ve ne sarebbero una trentina « ma di varia nazionalità » nel campo di Farfa Sabina gestito dal ministero dell'Interno. Anche il vicequestore Piezzi, capo dell'ufficio stranieri della questura, ha escluso che esistano a Roma centri di raccolta ma ha precisato che gruppi di ebrei russi, muniti di un lasciapassare sovietico, soggiornano nella capitale per brevissimi periodi in attesa di ottenere i visti per i Paesi nei quali desiderano trasferirsi. Secondo il rabbino Elio Toaff, il numero dei profughi varia effettivamente tra 1500 e 2000 e in genere aspettano i visti per almeno tre mesi. Della loro sorte si interessano la Croce Rossa, l'organizzazione « American joint distribution committee » e la « Hias » israeliana, la quale assiste i profughi con tremila lire al giorno e procurando loro un alloggio in pensioni o in appartamenti presi in affitto a Ostia (dinanzi ad uno degli stabili in cui abitano, un biscazziere rimase dilaniato il mese scorso dallo scoppio di una bomba destinata all'auto di un rivale).

Persone citate: Elio Toaff, Farfa Sabina, Fiume, John Eilberg