Il Genoa (ma con pochi tifosi) sconfitto di stretta misura dal forte Brescia (1-0)

Il Genoa (ma con pochi tifosi) sconfitto di stretta misura dal forte Brescia (1-0) I rossoblu sono piegati con un gol di testa di Michesi Il Genoa (ma con pochi tifosi) sconfitto di stretta misura dal forte Brescia (1-0) (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 2 febbraio. Al Genoa, oggi, in pratica viene a mancare tutto. Il risultato, in primo luogo, perché vince il Brescia con un gol bellissimo quanto casuale, appoggiato di testa in rete dal centravanti Michesi al 19', su cross di Salvi, sceso in slalom sulla destra. E poi, gli manca il pubblico, l'entusiasmo dei tifosi, l'incondizionato amore che solo i sostenitori rossoblu sanno dare alla loro squadra. Ci sono solo quattro bandiere, sugli spalti, e uno striscione, che quasi non si vede fra lo sventolio di mille colori bianco-azzurri. Rifiutata l'organizzazione del treno speciale, i tifosi genoani a Brescia ci sono venuti in veste di turi¬ sti, con soli tre pullman, catturati forse più dalla splendida giornata di sole che non dalla passione che a volte li rende ciechi ma pur sempre magnifici. E pensare che il Genoa mai come oggi avrebbe bisogno di sentirsi vicino il calore di un tifo amico: perché la squadra, malgrado la sconfitta, malgrado le frenesie senza ordine, malgrado i nervi scoperti dei suoi atleti in campo, malgrado tutto, un punto, come minimo, lo meriterebbe. Gioca senza quattro titolari, il Genoa, che all'assenza ormai antica di Corso (ma domenica, allegri, rientra quasi di certo) ha dovuto aggiungere quella di Campidonico e Rizzo per infortunio, più Bittolo fuori per squalifica; e in campo ci vanno i ragazzini, Chiappara, Mendoza, e, nel finale, anche Chiarotto, diciott'anni scarsi, la cui unica gioia, oggi, consiste nell'esordio in serie B. Vincenzi, quindi, è costretto a rivedere l'assetto tattico della squadra, e mette Rosato libero e Mutti stopper, con Arcoleo a fare da centromediano metodista, con Chiappara e Mendoza nel ruolo di centrocampisti. Per il resto, tutto normale: Rossetti controlla (e bene) il biondo Bertuzzo. Mosti sta dietro a Salvi, Mutti appiccicato a Michesi; Bergamaschi e Corradi, per lo meno in partenza, si muovono dieci metri dietro a Pruzzo, che, nel bene e nel male, rimane l'unica punta che il Genoa possa con diritto vantare. Sull'altro fronte, il Brescia, forte del suo triangolo a centro campo, parte con la testa alta e fa gioco. Il motivo è sempre lo stesso: Franzon, opposto a distanza ad Arcoleo, riceve, controlla, e fa viaggiare Salvi o Jacolino. Il lancio lungo o l'appoggio nel vivo è per Bertuzzo o Michesi, sempre in pericoloso agguato. Il centrocampo genoano non ce la fa a reggere, perché l'azione bresciana parte da lontano, nella zona dove Bergamaschi e Corradi non contrastano e non tengono la palla, costringendo Chiappara e Mendoza a lunghe corse e sfiancanti recuperi. In avanti, Pruzzo, tutto solo, a furia di giocare palloni ingiocabili, diventa testardo, e abbassa la testa, alla ricerca della soluzione personale. Lo splendido gol di Michesi, paradossalmente, cambia però volto alla gara. Il Genoa ora è costretto ad attaccare, e 10 fa con estremo orgoglio. Tutto l'asse del centrocampo si sposta in avanti, Arcoleo fa la mezz'ala vera, Chiappara e Mendoza, a turno, vanno sulle ali per il cross, mettendo anche Corradi in condizioni di fare la punta in area. Per Bergamaschi, invece, non cambia nulla, semmai la situazione peggiora, visto che lo spazio più ristretto in cui è costretto ad operare serve solo a togliergli qualsiasi restante barlume di agonismo. In difesa le cose funzionano meglio. Mosti, malgrado gravi limiti sul piano della lentezza, ricaccia indietro Salvi e da terzino diventa ala: senza i servizi del piccolo tornante bresciano, anche Bertuzzo e Michesi sono tagliati fuori dal vivo dell'azione e costretti ad agire come in precedenza Pruzzo sull'altro fronte. Il Genoa, dunque, corre e costruisce, forse con scarsa intelligenza, d'accordo, ma sempre con ammirevole e certosina pazienza. E cresce, controlla la fonte del gioco, anche se nel corso di tutto 11 primo tempo il Brescia tiene il passo degli avversari. Poi, nella ripresa i padroni di casa perdono ritmo e velocità, e si ritirano, sempre più indietro, nella loro area di rigore. L'azione del Genoa diventa quasi un assalto, ma a questo punto viene a mancare il gol. « Perdere in questa mainerà non è possibile », dice al termine, scuro in volto, l'allenatore Vincenzi. E allude alla sfortuna, alla traversa colpita da Corradi allo scadere del primo tempo, alle occasioni mancate per poco, alla pressione massiccia nella ripresa, al gol annullato a Corradi per una spinta a dir suo veniale. Ma il Genoa, privo di un cervello, di un uomo che dia ordine e razionalità, non riesce a segnare, anche se il Brescia è ormai tutto in area. Il pubblico applaude blandamente. In fondo, per lui, l'unico brivido, oltre il gol, viene dalle radioline, che annunciano la sconfitta del Nova- ra. Questo vuol dire che il Brescia è terzo in classifica, anche se di gioco ne ha fatto ben poco. Carlo Coscia Brescia: Borghese; Casati, Cagni; Sabatini, Colzato, Dotti; Salvi, Franzon, Michesi, Jacolino, Bertuzzo. Gennai Girardi; Rossetti, Mosti; Arcoleo, Mutti, Rosato; Bergamaschi (dal 69' Chiarotto), Mendcza, Pruzzo, Chiappara, Corradi. Arbitro: Trono. Marcatore: Michesi, al 19'. Corso, ultima speranza del rossoblu. Rientra domenica?

Luoghi citati: Brescia, Michesi