Una timida partita dell' Inter troppo impaurita dal Varese di Maurizio Caravella

Una timida partita dell' Inter troppo impaurita dal Varese Una timida partita dell' Inter troppo impaurita dal Varese L'unica rete realizzata dall'esordiente diciottenne Cesati - Nel fumoso gioco nerazzurro si salvano soltanto Facchetti, Bini e Mazzola - Polemico Prisco (Dal nostro Inviato speciale) Milano, 2 febbraio. Meno male (per l'Inter) che l'avversario di turno era il Varese: davanti ad una squadra un po' più organizzata, ma neanche tanto, i nerazzurri avrebbero fatto, oggi, la figura dei pellegrini. A ben guardare, l'hanno fatta lo stesso, se è vero — come è vero — che nella ripresa l'Inter ha addirittura avuto paura: per lunghi tratti ha annaspato, con Mazzola all'altezza dei terzini, come se di fronte avesse uno squadrone, non una « provinciale » che lotta con l'acqua alla gola. Però ha vinto, e le vittorie gettano semore un po' di fumo negli occhi, specie se a realizzare il gol decisivo — l'unico — è un ragazzino che non ha ancora diciotto anni. Si chiama Cesati e rappresenta un po' il fiore all'occhiello di questa Inter formato « baby »: ma l'abito è sgualcito, e Suarez lo sa. Cesati fu prelevato quattro anni fa da una squadra di Sassuolo. Fece provini a Varese. Bologna, Firenze e Reggio Emilia, girovagava per l'Italia in cerca di sistemazione e l'Inter riuscì ad averlo ~er un tozzo di pane, 13 milioni, forse persino qualcosa di meno. Lo mise in un pensionato con altri ragazzi del vivaio, lo fece giocare nella Primavera: 100 mila lire al mese, più 5 mila a partita. Con quei soldi Cesati continua a pagarsi gli studi serali (frequenta il terzo anno di ragioneria). Oggi l'esordio in serie A e subito un gol che vale due punti: punizione dalla destra di Mazzola, passaigio (preciso) di Facchetti al centro, dove Cesati è ben appostato e gli basta appoggiare la testa al pallone per mandarlo in rete. Un gioco da ragazzi, dirà poi. E' troppo poco per stabilire se il ragazzo di Sassuolo (che compirà diciotto anni fra pochi giorni) diventerà un campione: chi lo conosce bene assicura che oggi ha giocato al cinquanta per cento del rendimento, e forse è vero. Ha iniziato aspettando palloni che non arrivavano, poi, visto che non gli andava di fare la bella statuina, è tornato indietro a cercar¬ seli. Corre, sa smarcarsi entra in area con decisione, non ha paura di nessuno. Una bella promessa per l'Inter di domani, visto che il ritorno di Boninsegna costringerà Suarez a rimetterlo in naftalina. L'Inter di oggi, d'altra parte, è ben poca cosa: è una squadra che non sa imporre il proprio gioco neppure contro formazioni che lottano per la salvezza. Per imporre un gioco, comunque bisognerebbe averlo: e invece i nerazzurri vanno avanti corno una qualsiasi « armata Brancaleone » in cui soltanto tre elementi (Facchetti e Bini in difesa, Mazzola a centrocampo) sembrano conservare una certa lucidità di idee. Il resto è fumo, è disordine: ogni tanto qualche bel disimpegno di Bertini o di Scala e basta. Per vedere in campo Nicoli occorre avere la vista buona, perché sembra che il suo maggior obiettivo sia quello di mimetiz- zarsi; Mariani invece lo si vede, eccome: ma lo si vede soprattutto sbagliare. Poi esiste un errore di fondo: questa Inter non ha una mentalità vincente; ha paura, non si fida neanche di se stessa. Dopo aver segnato, anziché insistere per assicurarsi definitivamente il risultato, si blocca, ed il timore di sbagliare diventa più forte della voglia di vincere. Una ex grande, insomma, che si comporta come una squadretta qualsiasi. E' lo stesso Suarez ad ammetterlo: «Dopo il gol — dice — ho pensato che era fatta, che l'Inter avrebbe dilagato. E invece, stranamente, si è fermata, preoccupata di chissà cosa. Eppure di fronte aveva II Varese. Il gol di Cesati, preceduto da una grossa occasione fallita prima da Mariani e poi dallo stesso Cesati, è giunto al 36': il Varese, che era sceso in campo con un solo uomo costantemente in avanti, Sperotto, sembrava spacciato. E invece, nei restanti minuti del primo tempo e per tutta la ripresa, l'Inter ha tolto inspiegabilmente il piede dall'acceleratore. Ha creato ancora un paio di occasinni. è vero (al 78' con Facchetti e due minuti dopo con Bertini), ma per lunghi tratti ha lasciato l'iniziativa al Varese. Così Sperotto, che pure non è un campione, ha fatto ammattire Giubertoni; e anche gli altri attaccanti varesini sono giunti più volte in zona di tiro. Se il Varese non è riuscito a pareggiare, è più per colpa sua che per merito dell'Inter. Una partita spigolosa, ricca di i falli cattivi. Proprio allo scadere, | ad esemplo, Lanzi ha commesso una vistosa scorrettezza su Mazzola, piantandogli i tacchetti sulla coscia sinistra. Sandrino ha avuto un gesto di reazione, per poco non nasceva una zuffa. Il signor Gialluisl ha espulso il varesino ed ha ammonito l'interista e l'episodio (unito a tanti altri avvenuti nel corso del match) ha avuto un'antipatica coda polemica negli spogliatoi. L'avv. Prisco ha detto: 'Contro Il Milan, I varesini si erano comportati come delle educande: giocavano una partita di campionato e sembrava che si allenassero. Contro di noi hanno picchiato dall'inizio alla fine. Perché? ». Sogliano, punto sul vivo, ha replicato subito: 'Ci sono dirigenti dell'Inter che vogliono attirare l'attenzione su di sè con delle insinuazioni scorrette e assolutamente infondate: noi non giochiamo per il Milan, ma per noi stessi ». E ha ragione: perché il Varese dovrebbe fare a tutti i costi la squadra « materasso »? Maurizio Caravella Sandrino Mazzola Inter 1 Varese 0 Bordon •• Fabris * Giubertoni * Valmassoi •• Seala •• Zignoli •• Bertini •• Borghi •• Facchetti •• Lanzi •• Bini • Prato • Mariani • Maggiora •• Mazzola •• Bonafe •• Cesati •• Sperotto • Moro •• Marini 83' Fedele • Fusaro * Nicoli •• Suarez •• Maroso Arbitro: Gialluisi Gol: 36' Cesati