Mancano clienti alberghi chiusi
Mancano clienti alberghi chiusi Si riduce il personale Mancano clienti alberghi chiusi I più colpiti sono quelli di lusso - Il portiere trasformato in tuttofare - Iniziative della categoria per difendere i posti di lavoro e la dignità professionale (Segue dalla 1a pagina) giare cerca almeno di contenere le spese. Non potendo soppoi-tare le tariffe di prima categoria («diciassettemila lire una camera singola, ventotto una "doppia" ».J il cliente si accontenta dei locali meno lussuosi. « Gli albergatori che non vogliono ritoccare i prezzi sono costretti a sfoltire il personale », spiega Sergio Casellato, segretario piemontese della Fipa. « Ma il servizio al pubblico ne risente: il portiere o il segretario d'hotel diventano "uomini tuttofare" ». Un generale livellamento che si ripercuote sul turismo nazionale. Nella graduatoria delle preferenze in Europa l'Italia è stata relegata al quarto posto. Si calcola che nel 1974 l'affluenza degli stranieri sia scesa di circa il 20 per cento (con notevoli differenze tra zolla e zona). Bisogna però dire che altri elementi hanno concorso a rendere il nostro Paese meno "desiderabile": dallo scandalo della posta mandata al macero (che ha bloccato, tra l'altro, le prenotazioni), alle spiagge inquinate; dai musei chiusi durante il periodo estivo all'insufficienza di acquedotti in alcune regioni del Mezzogiorno. Senza contare le immancabili campagne di certa stampa estera che accusano gli italiani — nella più benevola delle ipotesi — di disorganizzazione. « I lavoratori alberghieri sono stati i primi a subire le conseguenze di questo clima di recessione », dice Franco Ciaschìni. Per correre ai ripari i portieri d'albergo hanno pensato di riunire in un'unica associazione tutte le categorie del settore. Oltre alla Fipa: l'Aira (associazione italiana segretari d'albergo), l'Amira (maitres), l'Aibes (barmen) e la Confederazione italiana cuochi. L'anno scorso è nata l'Ugoi (unione generale ospitalità italiana) con lo scopo di tutelare il decoro e l'attività degli alberghieri e divulgare i problemi del turismo nazionale. Non sono mancate le resistenze anche da parte degli stessi lavoratori (barmen, cuochi e parte dei portieri non hanno ancora aderito). « Ma in pochi mesi siamo riusciti ad allargare la sfera di interesse », spiega Sergio Casellato. « La nostra non è un'azione corporativa e neppure sindacale nel significato corrente del termine. Chiediamo un albo professionale e un intervento del governo a sostegno del turismo ». «Siamo inquadrati sindacalmente nella categoria "commercio", aggiunge Sergio Casellato, «ma coloro che lavorano in alberghi che hanno meno di 15 dipendenti non possono essere difesi. La direzione riesce a licenziare senza incontrare troppe resistenze e sostituisce il personale qualificato con avventizi. La paga base è bassa (162 mila lire mensili, ma sembra che con fuoribusta si arrivi alle 200 mila lire), l'orario è ancora di 44 ore settimanali ». « Protestare non è sempre possibile », conclude Casellato, «perché siamo in presenza di una flessione dei posti di lavoro nell'ordine del 15-20 per cento. Ad esempio il Jolly Hotel Ambasciatori di Torino, che alla fine del '73 aveva 160 dipendenti, ora occupa solo 85 persone. E ancora: nel 1961 un albergo di seconda categoria raggiungeva 12 mila presenze l'anno; oggi i clienti sono in media 20-22 mila, ma il personale è stato dimezzato. Non sono pochi gli albergatori che preferiscono chiudere e adattare lo stabile a condominio: vendere o affittare gli appartamenti (magari "a stagione", nei centri di villeggiatura) è più redditizio ». Roberto Beliate
Persone citate: Aira, Casellato, Franco Ciaschìni, Sergio Casellato
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