L'occupazione nelle piccole e medie aziende

L'occupazione nelle piccole e medie aziende Mercoledì l'incontro a Torino per le "collegate all'auto" L'occupazione nelle piccole e medie aziende La crisi provoca in Piemonte le ripercussioni più gravi - In molti casi ci sono già stati licenziamenti Mercoledì i dirigenti dell'Unione Industriale di Torino e i rappresentanti delle segreterie piemontesi Cgil, Cisl, Uil si incontreranno per discutere il problema dell'occupazione nelle piccole e medie aziende che lavorano per l'auto. Si vuole evitare che il calo della produzione Fiat (centomila vetture in meno entro la fine di marzo) abbia ripercussioni troppo gravi nei settori collegati: materie plastiche, pneumatici, particolari meccanici, equipaggiamento elettrico, eccetera. L'intesa raggiunta a Roma per il salario garantito e la contingenza permette di guardare al futuro con meno preoccupazione (anche se il costo per i piccoli industriali è abbastanza pesante). «Ma non tulle le questioni di fondo sono state risolte », dicono i sindacati. « li discorso delle prospettive rimane aperto, soprattutto nell'area piemontese dove è concentrala la maggior parte delle quindicimila jabbriche cotlegate alla grande industria automobilistica (550 mila dipendenti). La riunione di mercoledì mantiene tutta la sua validità». L'Unione Industriale sembra però decisa a non andare oltre gli accordi romani. «Ci atterremo a quanto è stalo concordato in sede conjìndustrìale», precisa il vicedirettore, Aldo Baro. «Siamo disponibili ad incontri informali e informativi in sede locale, come abbiamo anticipato al presidente della Regione. Ma la materia è esclusivamente di competenza confederale». Il dissenso è di fondo. I sindacati, infatti sostengono che la situazione torinese è del tutto particolare. «La maggior parte delle piccole fabbriche è legata a filo doppio alla Fiat», ricorda il segretario provinciale della Uilm, Corrado Ferro. «Se le commesse esterne vengono ridotte bruscamente, centinaia di posti di lavoro rischiano di "saltare" ». La Fiat, nei limiti delle sue possibilità, ha assicuralo che è suo obiettivo non intaccare il tessuto dei fornitori. Le organizzazioni sindacali chiedono però garanzie più generali. «La trattativa che vogliamo aprire con l'Unione Industriale ha un significalo preciso: avere un quadro complessivo per non correre il rischio di dover affrontare, fabbrica per fabbrica, uno stillicidio dì richieste di licenziamento», dice il segretario torinese dolla Cisl, Cesare Deipiano. «Ma non possiamo accontentarci di una serie di dati informativi. Dobbiamo sapere quali misure si intende adottare per difendere l'occupazione e discuterle. 1 dipendenti Fiat hanno la sicurezza del posto per tutto l'anno. Anche gli altri lavoratori hanno diritto ad un ragionevole margine di garanzia ». Ma si può concordare una serie di misure preventive a difesa dell'occupazione, in presenza di una crisi dagli sviluppi ancora imprevedibili? «La piccola azienda oggi non è in grado di prendere impegni se non ha prospettive di ripresa», afferma l'ingegner Aldo Marengo, presidente dell'Api torinese (Associazione piccoli industriali). «Se non si recupera il mercato sarà assolutamente necessario lasciare a casa un certo numero di operai. Per la verità, negli ultimi mesi, ci sono già stati dei licenziamenti. Un numero limita¬ to, ma purtroppo sono convinto che non abbiamo ancora toccalo il fondo». I responsabili dell'Api — che finora non sono stati interpellali dai sindacati — si incontreranno nei prossimi giorni con i dirigenti Fiat. «Sarà un colloquio "tecnico" per sapere quali sono ì programmi della grossa azienda », spiega l'ingegner Marengo. «Pensiamo comunque che l'alilo continuerà ad avere il primo posto. Non è prevedibile una riconversione produttiva a medio termine. E. d'altro canto, non è detto che i "piccoli" sarebbero in grado di ristrutturarsi con la stessa facilità ». Roberto Beliate

Persone citate: Aldo Baro, Aldo Marengo, Corrado Ferro

Luoghi citati: Piemonte, Roma, Torino