Affidata a sessanta testimoni la verità del "caso Lavorini,, di Filiberto Dani

Affidata a sessanta testimoni la verità del "caso Lavorini,,Pisa: domani incomincia la vera battaglia processuale Affidata a sessanta testimoni la verità del "caso Lavorini,, I tre imputati di omicidio hanno presentato tardivi alibi - Resisteranno in corte d'assise? (Dal nostro inviato speciale) Pisa, 19 gennaio. La tragica fine di Ermanno Lavorini continua a custodire, intatto, il proprio segreto. Le nove udienze del processo che si svolge davanti alla corte d'assise di Pisa non hanno portato un segno, un chiarimento. Il dibattimento, dopo due giorni di pausa, riprende martedì con il carattere indiziario che aveva all'inizio, la posizione dei principali imputati non è né peggiorata né migliorata. La battaglia processuale vera e propria, comunque, comincerà dopodomani con la sfilata dei testimoni: ne sono stati citati più di sessanta, dovranno confermare o smenti¬ pi re alibi, versioni, situazioni. Il presidente Giovanni Marcello, che dirige con estrema scrupolosità il dibattimento, ha già ant.„ipato un chiaro ammonimento: «La corte non è disposta a lasciarsi prendere in giro: chi deporrà il falso finirà in prigione». Questo dei testimoni, insomma, sarà il capitolo più importante del processo, deciderà la sorte di Marco Baldisseri, Rodolfo Della Latta e Pietro Vangioni, i «ragazzi terribili» di Viareggio, chiamati a rispondere di rapimento a scopo di estorsione, omicidio volontario e soppressione di cadavere, oltre che di calunnia continuata. Il capo d'imputazione, si sa, non sta- Il o, ua mè e inù ise i aniodi o a- e ngr e o e ri i eo o ti gae, al si rbaal adi in onn ni bilisce una gradazione delle colpe, ma accomuna tutt'e tre i giovani di fronte alle stesse, pesanti accuse. Sarà appunto con l'entrata in scena dei testimoni che l'indagine dibattimentale da orizzontale, qual è stata finora, si farà verticale, cioè minuta e concentrata. Quanta parte di verità c'è nella montagna di bugie dette dai tre imputati? Per seguire almeno un filo di Arianna in questo intricato labirinto di pochi fatti e di molte supposizioni, rifacciamoci agli unici elementi finora certi: a ciò che ha detto in udienza ciascuno dei tre giovani, o meglio all'ultima delle rispettive, molteplici versioni. Rodolfo Della Latta: «Non ho ucciso Ermanno Lavorini. Quel giorno, il 31 gennaio 1969, fui chiamato da Marco Baldisseri, andai con lui nella pineta viareggina e qui mi trovai davanti agli occhi il bambino morto. C'erano anche Adolfo Meciani e Andrea Benedetti. Mi dissero che dovevo fare sparire il cadavere, seppellirlo, fui minacciato. Ebbi paura e obbedii. Dalla pineta andammo fino alla spiaggia di Marina di Vecchiano, sotterrai il cadavere sotto pochi centimetri di sabbia ». Marco Baldisseri: «Non so chi ha ucciso Ermanno Lavorini, né so come né perché. So però che Rodolfo Della Latta si rivolse a me perché aveva bisogno del mio aiuto. Ricordo le sue parole: "Mi sono trovato coinvolto nel fatto e ho dovuto seppellire Ermanno che è morto in seguito ad una disgrazia. Tu sei minorenne e incensurato e se ti accusi di quanto è successo te la potrai cavare con due, tre anni di riformatorio. Sarai pagato bene". Questo mi capitò». Pietro Vangioni: «Sozzo innocente. Passai parte di quel pomeriggio del 31 gennaio 1969 con mio padre, poi andai a lavorare per un paio d'ore nel bar dì cui ero cameriere. Infine, sull'imbrunire, mi recai fuori città a prelevare un televisore. Il sacco a pelo che htpMmqdsLpabmmv"aQf ho trasportato con la mia auto era servito ad un amico per dormirci dentro. E' stato Marco Baldisseri a confidarmi, qualche tempo dopo, che quel sacco era stato utilizzato da Adolfo Meciani per nascondere il corpo di Ermanno Lavorini». Alibi? Ciascuno dei tre imputati ne ha riproposto uno ai giudici per le ore in cui il bambino scomparve da casa, ma sono tutti alibi dell'ultimo momento. Resisteranno al vaglio degli accertamenti? Filiberto Dani

Luoghi citati: Pisa, Vecchiano, Viareggio