Graziani amaro: Non siamo da scudetto

Graziani amaro: Non siamo da scudetto La sconfitta subita dal Napoli ha lasciato il segno nel morale dei giocatori granata Graziani amaro: Non siamo da scudetto Sul treno, al ritorno da Roma, l'attaccante ha spiegato i motivi per i quali è difficile credere in questa squadra - Salvadori parla dei problemi che si creano a centrocampo - Dirigenti e giocatori polemici con i tifosi - Per San Siro quasi certe le assenze di Santin, squalificato, e Pulici, infortunato Torino, addio allo scudetto? Uomini come Graziani sono rassegnati. Sabato sera nel lungo viaggio di ritorno, in treno, da Roma l'ala destra granata ci diceva: « Se la Juventus domani vince per noi è finita ». Così è stato, cosi sarà? Su quello stesso treno un anno la i granata avevano latto baldoria a taro/lucci e vino dopo aver battuto la Lazio. Una testa indimenticabile, molti erano ubriachi non soltanto di telicità. La festa non si è ripetuta. E' stato un ritorno mesto, triste. L'emblema era Agroppi ai limiti del pianto, I capelli arruffati, le mani sudate per il nervosismo. Poi lo stesso Agroppi ha cercato di scuotere la compagnia, con le sue tipiche battute, Traversa molto signorilmente ha offerto champagne come un anno prima ma era un incoraggiamento forzato, recitato c non vero. Santin stava In un angolo del suo scompartimento a fare parole crociate, cosciente che la sua espulsione aveva favorito il successo del Napoli. « Con Santin — diceva Graziani — avremmo continuato a giocare per lo 0-0, non attribuiamogli molte colpe ». Di chi la colpa allora? In sette ore di viaggio abbiamo parlato con questo e quel giocatore, perché non è più il caso di chiamare in causa la società per responsabilità non sue e neppure, ci pare, Fabbri che forse non sarà un temerario in fatto di tattica ma il calcio lo capisce e se la musica che vuole lui non suona vuol dire che mancano certi strumenti. Graziani e Salvadori In particolare hanno detto cose sulle quali meditare. Sono due giovani pieni di rabbia per uno scudetto che sfuma all'orizzonte, dietro gli spalti dell'Olimpico. « Che pubblico quello napoletano — diceva Graziani — mi ha impressionato, lo tra gli spalti non ho visto neanche una bandiera granata. C'erano dei tifosi?». Erano duecento. Un aereo di fedelissimi sul quale viaggiava anche la famiglia Navone, un gruppo del Torino Club di Roma e una famiglia di Ouattordio che non perde una trasferta. Traversa ha fatto un'amara considerazione. «Questi tifosi che ci contestano dove sono quando è il momento? Cinquanta milioni per Torino-Lazio venti per Torino-Varese. In sessantamila sono venuti da Napoli per incoraggiare, a Roma, la squadra di Vinicio. E poi i nostri pretendono che si vinca lo scudetto. Abbiamo richieste per Castellini, Pulici e Graziani. Il Torino è nostro, dobbiamo amministrarle e lo amiamo, ma se non ci danno una mano finisce che ci stanchiamo di rifiutare miliardi per questo o quel giocatore ». Abbiamo chiesto a Graziani: « Per voi quella con il Napoli era la partita della verità. Dovevate dimostrare di essere maturi per ambire allo scudetto. L'avete fallita, come gioco e come risultato. Perché? ». Graziani ha replicato: « Intanto non l'abbiamo giocata, lo dico che si poteva anche perdere una simile partita, ma bisognava giocarla, combatterla, controbattere il Napoli, non impostarla sullo 0-0 come abbiamo fatto noi ». • Colpa di Fabbri? ». » No, Giagnoni o Fabbri o qua siasi altro, contano fino ad un certo punto. E' la stessa cosa. Siamo noi in campo, nessun altro. E se perdiamo la colpa è nostra come contro il Napoli. Arriviamo puntualmente fino ad un certo punto e poi andiamo indietro, mi riferisco alla classifica. Non siamo squadra da scudetto, inutile continuare ad illudersi. Il discorso sarebbe lungo e non ho neanche voglia di farlo, ma ci manca la base per vincere lo scudetto, ci mancano gli uomini senza voler accusare specificatamente nessuno, lo non pretendo di essere considerato migliore dei miei compagni ma ognuno deve assolvere | il suo compito ed a centrocampo, per esempio, intanto occorre gente che marchi. Sennò è zona dove tutti passano senza essere disturbati. Il Napoli ha fatto quello che ha voluto, arrivava da ogni parte. Nel secondo tempo non abbiamo portato una minaccia a Carmignani che faceva ginnastica per non prendere troppo freddo. Per me è stata un'umiliazione, lo poi allo scudetto forse non ho mai creduto. Siete voi giornalisti che ne avete parlato ». « / primi a parlarne sono stati Pianelli e Fabbri, questa estate ». « Sì, è vero, ma alla resa dei conti ci manca sempre qualcosa. Mai una volta, tranne che a Bologna, che si vada in trasferta e si dica: allora, giochiamo per vincere. Macché, sempre a subire. Queste mie considerazioni sono dettate anche dall'amarezza per la sconfitta di Napoli, ma se non faranno piacere a tanta gente cor- rispondono alla verità. E se andiamo avanti così il Torino lo scudetto il Torino non lo vincerà mai, tranne che ad agosto quando a senterle parlare lo vincono tutte le squadre. Eppure darei l'anima per vincere un campionato, però come si fa? ». « Lei ha sbagliato un gol nel primo tempo ». « Ero pressato da un avversario e avevo la palla sul destro. Ho cercato di battere Carmignani colpendola d'esterno. L'avessi avuta sul sinistro non l'avrei sbagliata ». « E adesso? ». « Adesso, se perdiamo a San Siro siamo a metà classifica, altro che scudetto ». Abbiamo chiesto a Salvadori: ' Il punto debole del Torino rimane il centrocampo. Lei avverte questo disagio nel giocare in questa zona? ». Ha risposto: «Sì, l'avverto. Non siamo bene organizzati, non ci troviamo ». «Lui ha dovuto correre per due» è intervenuto Graziani rilerendosi al compagno. Ancora Salvadori: « Il Napoli che ha già un centrocampo forte ci ha reso la vita molto difficile, perché quando Pigino effettuava la rimessa con le mani gli attaccanti ci aggredivano e se riuscivi a superarli più in là c'era la diga composta da Juliano, Esposito, Orlandino Rampanti ». « Ecco — ha detto ancora Gra¬ ziani — Juliano ci ha insegnato a giocare. E' il perno, come lo è De Sisti per la Roma, Merlo per la Fiorentina, Frustalupi per la Lazio, Capello per la Juventus, uomini d'ordine insomma che fanno giocare una squadra. Noi invece siamo gli uomini del disordine ». Critiche aperte, coma vedete. Sono il frutto della disperazione e del coraggio di dire finalmente qualcosa. E' chiaro che se è scontata la bravura della dilesa e dell'attacco granata è scontata anche la debolezza del centrocampo nel quale l'uomo più contestato, Agroppi, all'Olimpico ha recitato la parte più dignitosa. Ci sembra che a qualche granata taccia sempre meno comodo il gioco di Sala pur riconoscendogli la classe e l'impegno strenuo. « Non c'è nessuno che lanci le punte » ha detto un giocatore che non è una « punta ». Ecco perché si rinfaccia a Sala di portare troppo la palla. Sala obbietta che si è sbagliato schema contro il Napoli: « Per la storia del fuorigioco abbiamo cambiato modulo. Invece di lanciare le punte, com'è nostra prerogativa in trasferta, abbiamo pensato di aggirare la difesa del Napoli e il risultato si è visto. Due soli lanci ed hanno portato in zona gol Graziani e Zaccarelli che è stato fermato in extremis da Burgnich ». C'è confusione nel Torino. Fabbri in settimana dovrà chiarire molte cose e imporre la sua volontà ammesso che non l'abbia già imposta all'Olimpico. Il pessimismo per quanto riguarda lo scudetto è giustificato, ma quattro punti di distacco non sono ancora decisivi e domenica a San Siro, contro l'Inter, passerà l'ultimo tram della speranza. Santin confida di non essere squalificato, ma è una speranza tenue. Domani si saprà per Pulici ma le probabilità di un suo recupero per domenica sono minime. Altri guai per Fabbri, al quale manca nuovamente la tranquillità oltre che due giocatori. Franco Costa | Roma. Il colpo di testa di Mascotti che poteva dare il pareggio al Torino contro il Napoli