Non fabbrica di angeli ma clinica di volontari

Non fabbrica di angeli ma clinica di volontari Impegno politico sull'aborto di un gruppo di medici torinesi che opereranno gratis Non fabbrica di angeli ma clinica di volontari E' la risposta ad una classe medica "scarsamente sensibilizzata" che da un lato dice: "Dateci la legge, eseguiremo gli aborti" e dall'altro: "Vogliamo essere pagati per il rischio" Prima conferenza interregionale (Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta) dei radicali a Torino. Sabato pomeriggio e ieri sono stati discussi, nel salone Bruno Buozzi di piazza Statuto, i temi centrali della problematica avviata dal partito: obbiezione di coscienza, liberazione sessuale, diritto di famiglia e, — in generale — diritti civili. Ma soprattutto aborto. Un tema scottante, che i recenti « fatti di Firenze » hanno posto in paricolare rilievo. L'ultima notizia, in fatto di aborto, viene da Firenze: i carabinieri hanno fatto irruzione, venerdì scorso, in una villa di via Dante da Castiglione in cui da settembre funzionava un ambulatorio per l'interruzione della maternità. Sono stati arrestati un medico, un sociologo, 5 infermieri e un assistente. Circa 60 persone (donne che erano state o dovevano essere sottoposte a intervento, uomini che le accompagnavano, femministe che svolgevano attività di consulenza psicologica) sono state fermate e rilasciate dopo qualche ora. Anche per loro la vicenda potrà avere conseguenze penali. L'ambulatorio di Firenze era organizzalo dal Centro Informazione Sterilizzazione Aborto, sorto circa un anno e mezzo fa a Milano. L'attività del Cisa era, da tempo, tutt'altro che segreta: ampia pubblicizzazione era slata data anche attraverso periodici femministi. Anzi, negli ultimi mesi (visto che la discussione sulla proposta di legge Fortuna per la liberalizzazione dell'aborto sembrava prossima) il Centro aveva organizzato corsi gratuiti per medici italiani in cliniche di Londra sui metodi d'interruzione della gravidanza: dal Karman a quello con prostaglandine. Finora la magistratura non aveva, evidentemente, giudicato opportuno intervenire. Ed erano molti a credere che non si sarebbe voluto creare un « caso » colpendo un centro dove l'aborto viene praticato in condizioni igieniche adeguate, non a scopo di lucro ma per motivazioni d'esclusivo ordine sociale. Soprattutto oggi, quando la « depenalizzazione » diventa istanza sempre più sentita. Quando il processo di Trento (265 donne denunciate) rischia di diventare scottante terreno di scontro politico. E quando esistono centinaia di autodenunce per « interruzione (ti maternità » puntualmente ignorate dall'autorità giudiziaria. L'iniziativa è venuta invece dalla voce fascista del « Candido » che — con un articolo a firma Pisano — ha «denunciato » l'attività della « fabbrica degli angeli ». Per il Cisa l'interruzione dell'attività fiorentina è stato un colpo inaspettato. « Ci troviamo — dicono i responsabili — con centinaia di donne in attesa di abortire e due soli medici ». Ma non necessariamente si trasformerà in colpo morale. Anzi: all'ambulatorio -< clandestino » milanese si affiancherà presto un Centro romano. E a Torino un gruppo di medici ha. offerto la proria opera gratuita per la formazione di un nuovo ambulatorio. L'episodio fiorentino è stato duramente stigmatizzato dal partito radicale, che appoggia il Cisa fin dal suo sorgere. « Le stesse autorità clic hanno colpito il Centro — ha detto Adelaide Rocca, ieri, durante i lavori del primo congresso interregionale del partito tenutosi a Torino — trascurane di agire contro le cliniche di lusso, in cui si procura ai soliti baroni un giro d'affari di oltre 100 miliardi l'anno. E' chiaro che l'attacco al centro di Firenze tende a impedire un obbiettivo e sereno svolgersi dei lavori parlamentari sid progetto di legge Fortuna ». L'attività del Cisa gravita attorno alla persona di Adele Faccio. Cinquantaquattro anni, anarchica, laureata in filologia romanza, ex insegnante dell'Università di Genova, ora nota traduttrice di letteratura sud-americana (è stata lei a «portare» gli scritti del «Che» in Italia, atraverso Feltrinelli), sabato ha tenuto nella sede radicale torinese una lunga relazione sull'attività del Centro. « Il Cisa è nato ufficialmente il 20 settembre del '75: la data della presa di Roma è stata scelta per sottolineare che la nostra è una lotta a! costume, alla Chiesa, al codice Rocco. Fino ad allora ci eravamo occupati di ragazze esuli e spesso ci trovavamo di fronte a casi di maternità indesiderate; anzi, impossibili. Si trattava di aiutare queste donne. Lo facevamo in modo clandestino, cercando qua e là l'aiuto di medici tutt'altro che disinteressati. Alla fine, ecco l'idea del Cisa. che è associazione con regolare statuto. Abbiamo cominciato a far riunioni per vedere di risolvere meglio il problema. A Milano siamo riusciti ad ottenere l'aiuto di 5 medici. Uno è stato poi allontanato perché non aveva inteso 10 spirito dell'iniziativa. Ne restano due. Da settembre ci servivamo anche dell'ambulatorio del dott. Concioni. Portavamo 50-60 donne 2 volte la settimana. Dalla sua fondazione, il Cisa ha visto praticare 6 mila aborti. Una grossa cifra, in apparenza. Un nulla in confronto al milione e mezzo che si calcola avvenga in Italia ogni anno ». « Per il 75 per cento le donne che vogliono abortire sono regolarmente, e anche serenamente, sposate, che tuttavia hanno grosse motivazioni: sanitarie (l'aborto terapeutico in Italia esiste, ma i tempi dì attuazione sono tali da renderlo pratica assai pericolosa), psicologiche o economiche. Una piccola percentuale è di ragazze madri ». « L'attività del Cisa è soprattutto un latto politico. Noi non siamo per l'aborto: sappiamo che la soluzione ideale è nella contraccezione. Ma l'aborto esiste, è una realtà che perpetua la diseguaglianza sociale: risolta dalle classi privilegiate in cliniche di lusso, dalle subalterne con metodi pericolosi. Contro questa realtà dobbiamo batterci, affiancando alla nostra l'opera dei consultori. Per il Cisa l'aborto non ha mai costituito lucro, lo abito in una casa a 25 mila lire di pigione, lavoro per vìvere. Alle donne vengono chieste sempre 100 mila lire: una parte è destinata al medico, l'altra a quelle che non possono pagare. C'è poi il caso di chi si presenta avendo già superato i 5 mesi di gravidanza: è gente che deve essere mandata in Inghilterra, con spese che superano le 500 mila lire a caso. Finora siamo riusciti a racimolare il danaro per affittare una sede, ma il sogno è di realizzare ulta clinica vera, sull'esempio di quelle americane ». « Il problema più grave è la scarsa sensibilizzazione della classe medica. Da un lato c'è chi dice " Fateci avere la legge e vi eseguiremo gli aborti " e dall'altro c'è chi vuole essere " pagato per il rischio ". A Torino, per la prima volta, un gruppo di medici ha affrontato il tema sotto 11 profilo politico offrendo la propria opera gratuitamente. E' un grande passo avanti. Vedremo quel che succederà ». Eleonora Bertolotto

Persone citate: Adelaide Rocca, Adele Faccio, Bruno Buozzi, Castiglione, Eleonora Bertolotto