Il ghiaccio si scioglie e Klammer trionfa di Giorgio Viglino

Il ghiaccio si scioglie e Klammer trionfa Nella discesa libera di Garmisch una nuova vittoria dell'austriaco in Coppa Il ghiaccio si scioglie e Klammer trionfa Davanti ai connazionali Grissman e Walcher - Il vento del Sud ha mollificato nella notte la pista - Gli azzurri sono scesi già convinti di perdere - Per Plank (quinto) sfiducia ed errori (Dal nostro inviato speciale) Garmisch, 5 gennaio. La storia della sconfitta di Herbert Plank è cominciata ieri notte con una cavalcata di nubi che ha spento anche le stelle nel cielo nero. Mezz'ora di tempo c'è voluto por coprire il tetto della grande conca, ma è stata cosa facile sull'onda di un vento caldo che adesso si è solo attenuato. La pista dura e velocissima che aveva sempre dato all'azzurro il miglior tempo di ogni serie di allenamenti, diventava a poco a poco un tracciato da austriaci con neve molle quasi dappertutto, ghiaccio tenero nei tratti dove fino a ieri ci si poteva specchiare, e soprattutto neve umida che si incollava agli sci. In altre parole, pur con tutto l'ottimismo che erano riusciti a infondergli le parole di Cotelli, i finti sorrisi di Panatti, i sommesssl discorsi di Messner, Plank è salito alla partenza convinto di non potercela mal fare. Era depresso, lui che ha fama di « duro ». I più sensibili, come Besson e Anzi, avevano addirittura voglia di tornare indietro In funivia e Corradi, che è un peso piuma, faceva scommesse se sarebbe riuscito o meno a superare il lungo diagonale di centro gara. Nello sci non si inventa nulla, e puntuale all'arrivo si è avuta la conferma di tutte le previsioni, pur temperate nel caso di Plank da due errori e dalla sfortuna trasformata in centesimi. Gli errori si pagano e non c'è quindi da recriminarci troppo sopra, piuttosto servono a far constatare che anche in con- dizioni avverse Klammer non è irraggiungibile, sempre ovviamente a patto di partire convinti di poter vincere. Herbert ha sbagliato in cima, alla fine della prima grande * esse » che si butta a capofitto, duecento metri dopo II via, verso il diagonale pianeggiante: ha tagliato troppo sul palo e per imboccare l'uscita ha finito per dover tirare una mezza frenata. Settantun centesimi ha accusato nella prima parte, probabilmente tutti accumulati in quel punto. Poi, dopo un passaggio non troppo bello all'inizio del muro, una clamorosa acrobazia all'uscita del salto ha fatto perdere la linea all'azzurro e, con essa, forse più del margine negativo accusato in questa seconda parte, 91 centesimi. La scalogna la si vede leggendo la classifica che vede Plank quinto, distanziato di due centesimi di secondo da Walcher e di uno da Russi, frazioni di secondo che non sono assolutamente traducibili in spazio poiché è ridicolo pensare al termine di una discesa di tre chilometri, con ampia scelta di terreno su cui passare, di finire distanziato di una trentina di centimetri. Rovesciando la medaglia e vedendo il tutto sotto l'ottica austriaca, il cambiamento di neve rappresenta una vera manna, e Toni Sailer assume sempre riù la sua veste naturale di stregone. Klammer è indiscutibilmente un campione, e così come Thoeni ha ottenuto qualche beneficio in gigante dagli allenamenti in libera, così l'austriaco ha imparato un modo di curvare più rotondo proprio dalla preparazione specifica per la gara tecnica. Che vinca lui va bene, è comprensibile, ma che Grissmann e Walcher possano precedere sciatori ben più validi come Russi e Plank diventa semplicemente assurdo. Nei giorni scorsi, su cinque discese di prova, Walcher era volato via due volte e nella migliore conclusa aveva ottenuto il ventiseiesimo tempo. Grissmann era caduto due volte, in una si era fermato, nell'ultima, tirando al massimo, era finito sesto. La gara di oggi porta alla ribalta la sciolina degli svizzeri, eccellente tanto da dare un vantaggio a tutti nella prima parte — Russi però ha commesso un errore nel finale ed è nuovamente in odore di vittoria — e la condizione eccellente degli americani che hanno piazzato quattro atleti fra i primi quindici, nell'ordine Mill [8"), Jones (11"), Currier (14"), e Anderson (15"). Anche se dispongono di atleti piuttosto minuti che si trovano senz'altro più a loro agio sul ghiaccio che sulla neve molle, gli azzurri al confronto hanno fatto decisamente peggio. Besson è il primo dopo Plank ed è ventesimo, un rango che non è per lui. Più indietro c'è Anzi e poi via via tutti gli altri. Oualcuno ha come spiegazione errori clamorosi, come Marconi e Bieler, altri un certo timore più che giustificato come Rolly Thoeni, ma è veramente difficile capire come abbia fatto Besson a buscarsi più di due secondi nella parte iniziale dove ha fatto registrare un tempo superiore a quello di un paio di giapponesi e di parecchi francesi. Giorgio Viglino Garmisch. Spettacolare " volo " di Klammer (Telefoto}