Le pagelle di Arpino

Le pagelle di Arpino Le pagelle di Arpino Pulici-Zoff: Wilson-Scirea: Parano tutto o quasi, se vengono presi di mira dagli avversari. Ma il « taglio » involontario effettuato da Scirea sul tiro di Ghedin al 42' neanche San Dino poteva prevederlo. Certo il portiere laziale non ha dovuto temere molto, mentre quello bianconero ha sventato o arraffato almeno tre palloni-gol. Nel polverone d'una partita confusissima, i due « numeri uno » hanno ritagliato una dignitosa fetta di lavoro, Il che basta per distinguerli. Due « liberi » in discreta vena, soprattutto il laziale, che nelle entrate misuratissime a piedi giunti cerca ormai di oscurare la fama dell'antico Schnellinger. Non si può attribuire il « crucifige » al nasuto bianchi ero per la deviazione in autogol: è stato tra i pochi a non perdere la trebisonda in una giornata nerissima per il sistema nervoso juventino. Gentile-Garlaschelli: $c*{. surato del solito il bianconero, del tutto folle e prodigo il laziale, che come « punterò » si trova in ben tre azioni-gol e spreca malamente il tocco finale. Nel secondo tempo Gentile passa a <■ marcare » Chinagliene e non bada ai mezzi, mentre su Garlaschelli entra Longobucco, che lo tiene doverosamente fino a subire un fallacelo a gioco fermo. L'ala laziale raccoglie applausi anziché fischi all'uscita dal campo, dopo l'esibizione del cartellino rosso di Michelotti. Se la Juventus ha mollato due punti all'Olimpico nella sua « Befana biancoceleste », Garlaschelli ha fatto di tutto per ricambiare, sbagliando a più non posso. Gran freschezza fisica e inventiva da parte del «calciatore d'oro '74 », che è appunto l'ala laziale. Il Cuccù l'ha seguito e contrastato, ma non tenuto, permettendo agli slalom e ai recuperi di D'Amico il maggior tono in centrocampo della squadra scudettata. Ovviamente nella ripresa l'esile ragazzino romano si affloscia, ma rimane tra i pochi a dettar gioco con lucidità. Negli ultimi minuti lo sostituisce un non valutabile Polentes. Cuccureddu-D'Amico: Morini-Chinaglia: Lentissimi si sono spesso avvinghiati in mosse al rallentatore. Giorgione cerca di dominare i nervi, vi riesce ma a scapito di certa sua prepotenza agonistica naturale. Lavora più a suggerire che a sfondare, fa il capitano ma non sempre comanda il gioco ed i compagni. Nella ripresa viene «accolto» dalle braccia tutt'altro che morbide di Gentile, dopo il «forfait» di Morini, che era entrato in campo già febbricitante. Furino-Fmstalupi: f0%bu"vua distanza, oppure prendersi a mozzichi per impedirsi nel gioco. Invece «Frusta» ha lavorato di pennello, facendo sempre correre i compagni, mentre «Furia», come invasato (la partita in azzurro a Marassi è stata un autentico veleno per lui) si è speso forsennatamente, ora nella posizione di Altafini, ora in quella di Causio. Ha picchiato e si è lasciato picchiare, ha intasato tutti i corridoi, ha fatto la «punta» ma anche la zavorra dei suoi «punteros». Lo abbiamo visto minacciare col pugno, intorno al 70', sia Damiani sia José, cui aveva levato palla e spazi. Mentre, dall'altra parte, Frustalupi smistava diagonali di alleggerimento che risultavano le uniche cose «pensate» in un incontro via via più caotico. Altafini-Oddi Capello-Re Cecconi: S° dJ| moretto juventino. Il geometra Fabio è stato pressoché risucchiato, prima dall'inizio veemente della Lazio poi dall'affanno del forcing juventino. Qualche buon pallone, ma troppo raro per dar lumi ad un attacco ora frenetico ora ben imbavagliato dalle retrovie romane. Nel dispositivo torinese, la posizione di Capello, che è preziosa, fa da perno, mentre Re Cecconi, nella Lazio, è il «braccio» che avanza e batte su ordine di Frustalupi. Per questo la prova del biancoceleste è apparsa più nitida, seppure ancora lontana da quelle di anni fa. Capello ha «visto», come sempre, la partita, ma per carenza di forma ottimale e per il ritmo assunto dal centrocampo romano non è mai riuscito a guidarla a piacer suo. Chissà le rimostranze nei confronti di qualche gregario, stanotte. Davvero l'Olimpico è una bestia nera per la squadra subalpina: quando ci va perde uno o due colpi. CaUSiO-Badìani: h°uo avver\artó™on è tanto titolato ma al tuo cospetto sembra un marziano. Spinge, fa, tira, porta acqua e palloni ai suoi «punteros», mentre tu dormicchi o ti avventi palla al piede in zone minate, o non distribuisci come dovresti. Un solo servizio da gol, su battuta da punizione. Ciò che manca in Causio e quindi nella Juve si trova, soprattutto nel primo tempo, nella Lazio, e porta l'etichetta di Badiani, con D'Amico e Wilson tra i migliori (o gli unici) in campo. Il vecchiaccio José ne ha viste tante, in questa vita terrena e pedestre, che certo non ha patito i fischi dell'Olimpico, Oddi l'ha marcato a dovere, ma quando il centravanti juventino smistava palla, poteva dirsi certo di non riceverla più. Due o tre tocchi talentuosi, a vuoto per la prigione fattagli intorno da difensori e compagni, e qualche momento di accidia tipica. La Befana non fa miracoli per un Altafini che finisce col perdere la pazienza. Bettega-Ghedin: £S£ Ba°tyr cd°à mezzapunta, ala, centrocampista ed in un'occasione persino da stopper, in aiuto a Morini. Una partita confusa non può ricevere luce totale dall'ala bianconera, che sa cosa fare della palla, ma avendola. Ghedin lo tiene stretto e si avventa costringendolo a ritirate tanto strategiche e utili quanto gravi per la colpa che addossano al flebile centrocampo bianconero. E' lo stesso terzino a battere verso Zoff il pallone che Scirea, come grazioso omaggio da tre re magi, devia in porta. Damiani-Martini: Xllt bel: fa e dell'ingordigia reciproca. Il terzino biancoceleste ha spesso patito il dribbling del cosiddetto «flipper», che però, a sua volta, si è intestardito In azioni fini a se stesse, arrabbiandosi con Furino e fors'anche Causio. Insomma, sul piano del lavoro, gran dispendio per tutti e due, ma Martini ha contribuito alia vittoria laziale, e «flipper» è rimasto a bocca asciutta. Era un po' reduce — anche lui — da feste di fine d'anno. Fischiate alla brava, cartellini ammonitori che si sprecano, visione caotica del gioco. L'abbiamo visto assai meglio altre volte. Forse non ha obbedito ad una necessaria «austerity». Purché si rimetta: auguri. Arbitro Michelotti: Roma. Damiani atterrato in area da Wilson mentre Re Cecconi segue l'azione (Telefoto)

Luoghi citati: Arpino, Lazio, Roma