Juve, troppa foga e poca geometria

Juve, troppa foga e poca geometria All'Olimpico i bianconeri non riescono a rimontare un autogol di Scirea Juve, troppa foga e poca geometria Primo tempo a favore della Lazio che spreca alcune palle-gol con Garlaschelli e passa solo al 42' su tiro di Ghedin deviato dal "libero" che beffa il bravissimo Zoff - I bianconeri recriminano la mancata concessione di un rigore su Damiani - Nella ripresa è sterile e caotica la pressione degli juventini - I campioni d'Italia hanno avuto i loro uomini migliori in D'Amico e nei centrocampisti che hanno vinto il duello con i rivali - Sostituiti Morini con Longobucco e D'Amico con Polentes - Espulso nel finale il laziale Garlaschelli (Dal nostro inviato speciale) Roma, 5 gennaio. Niente è perduto, se non la partita, per la Juventus. Ma è il modo che offende, perché i bianconeri dopo aver faticato per tutto il primo tempo a contenere il forcing generoso, continuo ed a tratti addirittura ossessionante della Lazio, nella ripresa di fronte ad un avversario chiaramente « in riserva » non sono stati capaci dì organizzarsi in modo decente, ed hanno attaccato con caparbietà pari alla confusione generale ed alla pochezza di idee dei singoli. Il gol su tiro di Ghedin deviato nettamente da Scirea sul finire del primo tempo ha così deciso una gara nervosa, ricca di falli, di scorrettezze, con un Michelotti sempre più in crisi. Forse una crisi di coscienza per un rigore che poteva — sullo zero a zero — concedere alla Juventus al 19' di gioco, per un intervento in scivolata di Wilson su Damiani, entrato in area dopo un bello slalom vincente su due avversari, saltati come birilli con la sua inveterata abitudine a tuffarsi sull'ostacolo, Damiani ha finito per danneggiare i la squadra. Timoroso di venire in- ! gannato dall'attaccante, Michelotti ha optato per il silenzio, e con I larghi gesti ha fatto continuare l'azione. Dopo, magari pentito, ha fatto pagare alla Lazio la supposta ■ cortesia », tanto che se la Juventus avesse mai pareggiato nel convulso finale, saremmo usciti dall'Olimpico a notte fonda. A dodici minuti dalla conclusione, l'arbitro di Parma ha lasciato la Lazio in dieci espellendo Garlaschelli per un fallo di reazione (manata sul viso) nei confronti di Longobucco su segnalazione del guardalinee, e non ci voleva altro per indispettire la folla biancazzurra. Per fortuna — riconosceranno di certo gli stessi juventini una volta smaltita la tensione per i 90 minuti dell'Olimpico e la rabbia per la sconfitta — il risultato rispecchia l'andamento del gioco: un primo tempo (efficace) della Lazio che avrebbe potuto segnare in altre occasioni solo che Garlaschelli non fosse stato in giornata nerissima (e se Zoff non avesse compiuto alcuni dei suoi | « miracoli »): una ripresa (caotica) per la Juventus, che con Altarini bloccato e strattonato come del resto è accaduto abbondantemente a Chinaglia sul fronte opposto, non è mai riuscita a cucire una manovra degna di tal nome, ma si è limitata ad un assalto privo di logica e di calma. Parola dovrà mettere tutti davanti ad una lavagna, e spiegare ai molti che ne hanno bisogno come si deve muovere una vera squadra in campo. Forse Furino e Causio sono stati pericolosamente contagiati dal marasma azzurro di Marassi: hanno lavorato molto e realizzato pochissimo, ed è il peggio che possa succedere ad un giocatore di calcio. Furino ha disputato la ripresa da uomo ovunque, ha fatto spesso anche il centravanti pestando i piedi e gliendo spazio ad Altafini e Da- mianl, mostrando i pugni a que- st'ultimo quando gli ha probabil- mente fatto notare che fra moto perpetuo e football c'è un po' di differenza. Nulla da eccepire, cer- to, sulla dedizione di Furia il quale su questo metro meritereb- : be la palma del migliore in cam-1 po, ma è incomprensibile la sua j frenesia agonistica. Forse, Furino ha voluto additare la strada dell'abnegazione ai compagni, ma nessuno l'ha seguito. Causio ha portato palla per tutta Dartita come nelle aiornate J : to?te Damiani ha JZTo oS" mi spunti a palesi incertezze, di ! Altafini si è detto. Capello ha cer-1 cato di ricucire qalcosa ma è finito nel marasma generale. Le cose a centrocampo si sono messe subito male per la Juventus, che ha sofferto la disposizione tattica degli avversari e la loro ordinata pressione. Gli azzurri di Maestriili coprivano bene tutte zone del terreno, con le ali D'Ami co e Garlaschelli pronte ad accen trarsi o ad arretrare per far po sto nei corridoi esterni alle punta te di Re Cecconi a destra e Mar tini a sinistra (fra gli instancabili della squadra, con lo stesso D'A- mico, il meraviglioso Wilson, il lucido Frustalupi che ha vinto la battaglia dei « registi », mentre Chinaglia ha lottato con molto impegno e poco costrutto). Parola pensava di mandare Furino a disturbare Frustalupi. per proteggere Capello e lasciargli li- berta" d'azione, ma non era pre-] visto che Badiani contrasse Cau- j sio e lo lasciasse su posto per ! venire avanti provocando guai, che Frustalupi con la Lazio in attacco andasse a cercare lui Capello per impedirgli di organizzare la con- troffensiva, che Cuccureddu sof-] frisse in modo notevole le scorribande di D'Amico e che Gentile ne avesse abbastanza di un Garlaschelli sia pure in tono minore. Mentre la Lazio iniziava premendo con forza, riducendo con insistenza le azioni frustrate dagli errori delle proprie punte, i bianconeri stentavano a trovare le contromisure. Furino zompava su tutti, preso fra Badiani e Frustalupi, j I Bettega faceva il mediano, quando non il terzino, per frenare Re Cecconi più che mai efficace; davanti restavano Altafini e Damiani, ma non azzeccava un affondo Causio, e Capello quando avanzava a sostegno degli avanti per sopperire allo scarso apporto dei terzini lo ] faceva con troppa lentezza, tanto j d..frenare il contropiede, (che se ! non e veloce, ovviamente, e acqua fresca) Questa la poco brillante situazione iniziale dei bianconeri, con Morini mezzo influenzato (alla fine ] del tempo ha accusato infatti dei capogiri, ed è stato sostituito da Longobucco) a battersi con Chinaglia, poco preciso ma caparbio. I campioni d'Italia partivano all'assalto e già al terzo minuto mettevano in difficoltà Zoff. Centrava Martini dalla sinistra, Chinaglia allungava alla meglio la j traiettoria del pallone, D'Amico controllava, si girava, calciaI va con forza obbligando il por- tiere alla prima prodezza del pomeriggio. Sul rimbalzo si avventava Garlaschelli, ma ostacolato, mandava alto sulla traversa. Ci provava ancora D'Amico subito dopo (staffilata a lato su centro di Frustalupi), poi al 10' i bianconeri organizzavano la prima risposta valida: usciva dalla mischia con autorità Scirea e porgeva a Capello che evitava Wilson e calciava rasoterra impegnando Pulici. Tornava sotto la Lazio, la palla viaggiava da Frustalupi a Re Cecconi, quindi a Badiani che piazzava la botta trasversale. Zoff respingeva da campione, Garlaschelli in mischia tentava il colpo di tacco ma mandava la palla, lenta, fra le braccia del portiere. Cercava di reagire la Juventus, al 19' Damiani partiva In dribbling, evitava Martini ed un altro difensore, ma finivo sulla strada di Wilson che partiva in spaccata. Damiani volava in aria, Michelotti respingeva ogni protesta bianconera; la prima possibile svolta della partita lasciava solo rabbia fra i torinesi. Sul contrattacco e lancio di Frustalupi, si scontravano Garlaschelli e Gentile: la palla finiva alle spalle di Zoff ma Michelotti aveva rilevato un attimo prima un fallo del biancazzurro, per cui il match ripartiva sullo zero a zero. Reclamavano un penalty i laziali al 2' per un intervento simultaneo in area di Scirea e Morini su Chinaglia che finiva a terra, quindi Garlaschelli proseguiva la serie degli errori sbagliando la deviazione su un centro magnifico dal fondo di D'Amico. La gara si incattiviva di minuto in minuto, Chinaglia protestava ed apriva la serie degli ammoniti, poi al 42' i biancazzurri passavano in vantaggio. Frustalupi cercava Chinaglia ma vistosi chiuso apriva con bella prontezza verso sinistra dove si era proiettato Ghedin, solo. Dal vertice dell'area, il difensore faceva partire il tiro al rimbalzo; la palla picchiava sulla coscia dell'accorrente Scirea, si impennava e scavalcava Zoff per rotolare in porta. La Juventus riprendeva il gioco dopo l'intervallo con migliori Intenzioni, che restavano tali malgrado l'evidente calo della Lazio. La gara scadeva di tono, spezzettata in episodi convulsi, soffocata dalla rabbia dei bianconeri e dalle ridotte forze degli avversari. Gentile andava su Chinaglia, Longobucco prendeva in consegna Garlaschelli, aumentavano gli scontri. Al quarto d'ora Damiani e Bettega sbagliavano comunque un facile aggancio davanti a Pulici, usciva a fil di montante una botta al volo di Frustalupi, Pulici rispondeva con una prodezza ad una deviazione di Damiani e ad un colpo di testa di Furino, mentre Zoff usciva due volte su Chinaglia (la seconda prendendogli il piede). Michelotti cacciava via Garlaschelli mentre Maestrelli sostituiva l'esausto D'Amico con Polente" Finiva con la Lazio in dieci e con altri scontri, botte e con un patetico forcing juventino. La palla del possibile pareggio capitava al 44' sul piede di Furino, entrato in area dalla destra; Pulici aveva una incertezza, restava come paralizzato fra i pali, mentre la botta del bianconero abbondantemente a lato dalla parte opposta seguita dal grido rauco di Boniperti, che ha sofferto più di tutti questa opaca giornata juventina. Bruno Perucca i ! I Roma. Zoff si mette le mani nei capelli battuto dalla deviazione di Scirea sul tiro di Ghedin