Il generale Vito Miceli a Roma interrogato dai giudici sul golpe di Guido Guidi

Il generale Vito Miceli a Roma interrogato dai giudici sul golpe L'ex capo del Sid ha respinto tutte le accuse Il generale Vito Miceli a Roma interrogato dai giudici sul golpe E' stato sentito per molte ore - Ha sostenuto di non aver organizzato la "Rosa dei venti", e di aver avuto contatti con Valerio Borghese, ma soltanto per controllarlo Roma, 5 gennaio. Il generale Vito Miceli, ex capo del Sid, è tornato a Roma da Padova dove è rimasto due mesi (uno in carcere, uno in ospedale) ed è stato subito interrogato. I magistrati della capitale hanno voluto parlare con lui prima che, mercoledì, la Cassazione decida sulla validità del mandato di cattura emesso all'inizio di novembre aal giudice istruttore di Padova, Giovanni Tamburino. E' stato un interrogatorio che, iniziato nel primo pomeriggio, si è prolungato sino a tarda notte. Il giudice istruttore, Nicola Fiora, e il sostituto procura-1 lore della Repubblica, Clau- sono andati al-, dio Vitalone, l'ospedale militare del Celio dove, accompagnato dal co- lonnello Placidi e dal maggio re Varisco dei carabinieri, il generale Miceli era stato direttamente trasferito da Padova. L'ex capo del Sid — come era prevedibile — ha detto ai magistrati di non aver nulla da rimproverarsi ed ha respinto l'accusa contestatagli dal magistrato di Padova, di avere tentato un colpo di Stato. Il generale, però, ai suoi lunghi chiarimenti ha voluto porre una premessa. «Non ho mai tradito il giuramento di | fedeltà alle istituzioni della | Repubblica — ha sostenuto ho cercato di fare il mio dovere sino in fondo e mi spiace, quindi, di rendere conto della attività da me compiuta per difendere lo Stato come capo del servizio di sicurezza nelle condizioni di imputato e per di più in stato di detenzione». E' la seconda volta che il generale Miceli parla con i magistrati romani ai quali è affidata l'indagine sul colpo di Stato. La prima fu nel novembre scorso in qualità di testimone sia pure indiziato di reato. Fu un colloquio, ! quello, conclusosi bruscamente: nel corridoio del palazzo di giustizia lo attendevano due ufficiali dei carabinieri che gli consegnarono il mandato di cattura firmato dal dottor Tamburino e lo arrestarono. I due magistrati romani che oggi sono tornati ad interrogare l'ex capo del Sid come imputato ìion hanno una visione chiara della situazione perché ignorano ancora gli elementi che può avere raccolto il loro collega di Padova. La conseguenza è che hanno dovuto contestare al generale le accuse così come le ha formulate il dott. Tamburino, ma desumendole soltanto dalle argomentazioni sintetizzate nel mandato di cattura. Per quanto le informazioni questa sera siano vaghe ed insicure, trapelate pare che il gen. Miceli abbia impostato la propria difesa su due tési: 1) Miceli avrebbe respinto l'accusa di aver organizzato come capo del Sid la « Rosa dei venti » per fomentare disordini e compiere attentati. Il generale ha anche detto che risulta chiaramente che la « Rosa dei venti » fu soltanto una truffa escogitata per amministrare a scopi personali ì milioni che l'industriale Piaggio, sul finire del 1971, aveva messo a disposi- zione del Fronte nazionale di Borghese; ) Miceli avrebbe sostenuto di aver avuto rapporti con Borghese ed Orlandini, ma per controllarli: una operazione che il Sid portò a termine positivamente, al punto che fu proprio lui. Miceli, ad individuare il nascondiglio segreto '.el prìncipe Borghese in Spagna. « Per quanto riguarda, invece, il golpe del dicembre 1970 — ha aggiunto il generale Miceli — io fui informato la sera del 7 dicembre che era stato notato un certo movimento intorno al Viminale. Ordinai al colonnello che mi aveva telefonato di avvertire i carabinieri. U giorno dopo andai personalmente al Viminale dove mi venne comunicato che durante la notte non era avvenuto nulla di anormale ». Guido Guidi

Luoghi citati: Padova, Roma, Spagna