Il confronto tra due epoche dell'America Latina di Livio Zanotti

Il confronto tra due epoche dell'America Latina Il confronto tra due epoche dell'America Latina Perù: i due protagonisti (Dal nostro corrispondente) Buenos Aires, febbraio. Due uomini e due epoche appaiono in questi giorni di fronte nel Perù profondamente turbato dagli ultimi avvenimenti, in cui il governo militare ha represso nel sangue una violenta manifestazione di piazza. Sono il capo dello Staio, generale Juan Velazco Alvarado, e il leader più noto, forse anche il più potente dell'opposizione, Victor Raul Haya de la Torre. Entrambi di estrazione piccolo borghese, ma profondamente diversi per carattere, sono giunti alla politica percorrendo vie diametralmente opposte che ciascuno dei due ha in un certo senso finito per contraddire, ritrovandosi cosi sempre su sponde contrarie. Il primo, figlio di un commerciante povero, è entrato nella carriera militare come innumerevoli altri giovani della sua stessa condizione: per una vocazione dettata almeno in parte dalla necessità, cominciando non dalle prestigiose accademie bensì tra i ranghi dei sottufficiali. Intelligente, tenace, severo, Velazco ha risalito fino ai vertici la gerarchia militare, viaggiando di guarnigione in guarnigione l'intero Paese. Dalle rivendicazioni degli indios e di profonde riforme sociali, intese come base nazionale Per una rivoluzione continentale, Haya de la Torre era partito quarant'anni prima, ancora studente, per affermare il proprio ruolo politico. Nato in una famiglia di modesti proprietari terrieri del Nord, nel febbraio del 1895, vanta ascendenze incaiche sulle quali hanno spesso e a r n o i à ironizzato i suoi avversari. Non ha trent'anni quando, già costretto all'esilio dalla sua attività di capo degli studenti rivoluzionari, fonda a Città del Messico la Aliarla popular revolucionaria americana (Apra), inspirata al Kuomingtang di Chang Kay-schek. Nel 1927 prende parte alla conferenza antimperialista di Bruxelles, vi si scontra con i delegati comunisti, negando che nel Terzo Mondo «l'imperialismo sia l'ultimo stadio del capitalismo». Dopo una breve collaborazione, rompe anche con il gruppo peruviano che fa capo all'ideologo marxista Mariategui. Diventa il massimo e indiscusso rappresentante del populismo nel suo Paese e l'Apra il più forte partito riformista. Da quel momento, la marcia di Haya verso il potere si scontra regolarmente, arrestandosi, contro l'opposizione dei militari, che lo considerano il loro nemico principale. Velazco Alvarado è uno sconosciuto ufficiale quando Haya ritorna in Perù, riprende la guida dell'Apra e alcuni anni più tardi — nel 1946 — fa conduce al governo per sostenere il presidente Bustamante. Ma sebbene non si sappia con certezza, ragioni cronologiche inducono a ritenere che Velazco abbia partecipato alla repressione dell'insurrezione scatenata dagli apristi nel 1948, contro il colpo di Stato del generale Odria, che ha rovesciato Bustamante. Haya è costretto a riprendere la via dell'esilio. Haya torna sulla scena politica peruviana nel 1962 e vince le elezioni presidenziali. Ma, ancora una volta, le forze armate lo accusano di broglio e invalidano l'elezione, assumendo temporaneamente il potere. Al suo posto, più tardi, viene eletto l'architetto Fernando Belaunde Terry, candidato della Accion Popular, cattolico e riformista. Soltanto sullo spirare del suo mandato. Haya e Velazco s'incontreranno per una volta nella stessa trincea, entrambi avversari dichiarati del presidente. Ma a cacciare Belaunde è Velazco, ormai divenuto comandante in capo dell'esercito e con ciò l'ujficiale più potente delle forze armate. Il leader aprista, adesso alleato cmvrsp con la destra del vecchio nemico generale Odria, è di nuovo fuori del gioco per il potere, indebolito inoltre dalle scissioni subite a sinistra dal partito. «Chiediamo libere elezioni e il governo dovrà prima o poi concederle», proclama Haya de la Torre, negando che gli apristi abbiano guidato la jacquerie che ha sconvolto Lima la scorsa settimana. Ma Velazco e i suoi non gli danno ascolto. Negano la democrazia delle urne, «sempre manipolata dagli interessi dei grandi latifondisti». Il presidente, a 62 anni, con una gamba amputata come conseguenza di un'infezione, appare l'uomo energico e deciso di sempre. «Non siamo marxisti, ma stiamo facendo una rivoluzione ed è questo che importa», risponde Velazco agli oppositori. Livio Zanotti

Persone citate: Bustamante, Chang Kay-schek, Juan Velazco Alvarado, Victor Raul Haya

Luoghi citati: America, Bruxelles, Buenos Aires, Città Del Messico, Haya, Latina Perù, Perù