Un fantasma al telefono

Un fantasma al telefono Rivive l'aristocratica Edith Wharton Un fantasma al telefono Edith Wharton: « Storie di fantasmi», Ed. Sonzogno, pag. 306, lire 3000. Almeno incauto è chi condanna la letteratura « gotica», le storie di fantasmi e le avventure dell'orrore, allo stanzino del « minore »: non solo questo genere di letteratura può dare risultati eccellenti — ai quali sono spesso legati nomi di grandi scrittori — ma può essere addirittura un banco di prova per l'abilità noi rendere la dinamica di una rappresentazione altamente drammatica, per le capacità analitiche spesso rivolte all'assurdo, per il gusto visivo di accostamenti d'immagini — specialmente se si tratta di ricordi o di tormentose visioni' — per la collocazione esatta dell'elemento spaventoso e soprannaturale. Una delle maggiori scrittrici americane, Edith Wharton, può essere portata come eccellente esempio: per le sue Storie di fantasmi, oggi in libreria. I fantasmi della Wharton non agiscono in teatrali manieri, non vestono ingombranti e caduchi costumi: convivono coi telefoni, il cinema e la radio di una New York primo Novecento alta di grattacieli e veloce di taxi, origliando magari ad una riunione dove si parla di tracolli a Wall Street. O s'affacciano in qualche normale villa del Connecticut, o in case di campagna inglesi bizzarramente scomode. Le case dei fantasmi della Wharton hanno tutte un particolare in comune: respirano, pensano, imprigionano e buttano fuori. Sono case che reagiscono mostrando 1 loro vizi psicologici: case isteriche, complessate dai « capelli » di abeti o dissanguate dalla protervia del Neoclassico, aggressive o paurose o meticolose. In queste case, abitano persone che hanno qualcosa in comune fra loro: alta borghesia ansiosa, stressata dalla vita di città, che si rintana nel luogo fuori mano credendo di potersi dedicare alle eleganti curiosità dello spirito e alle preoccupazioni che ne derivano: va ad aspettare, invece, « il fato che bussa alla porta ». Tra queste squisite persone — signore un po' delicate, adolescenti illanguiditi da un tocco di imprigionata sodomia — ordinate ed inclini alla lettura, fomite di un manipolo di ambigui domestici, s'annidano forme spettrali di una compunzione appena sacrificata da un tronfio guizzo di rivincita, fantasmi, insomma, assai poco spiacevoli: anche se, si sa, legati. ad avvenimenti per lo più funesti. Nelle case viventi che somigliano ai signori alla loro servitù e ai loro fantasmi, si coltiva un ozio del quale sarebbe insensato vergognarsi. Si insinua fra stanze colme di libri illuminati da calde lampade, scorre tra colazioni e cene servite in deco¬ roso silenzio, nella rispettosa sollecitudine di tutti: agevolato da luoghi nevosi dove tempo e distanze si misurano dalle luci e dai suoni. ■ In « Dopo » — una delle storie più attraenti — c'è quella malinconia per le situazioni che restano impene- trate lasciando nel rimpianto chi ne ha avvertito gli annunci, che è uno dei sapori, struggenti e costanti, della narrativa della Wharton e che più di una volta è stato accostato ai motivi di molta poesia di Eliot: il fantasma del suicida che si porta via l'ingegnere è perfettamente accettabile come reperto labile di un avvenimento impenetrato. Un altro « segno » della narrativa della scrittrice americana, anche qui ben rintracciabile, sono i personaggi che (sono parole di Carlo Izzo) « quello che guadagnano in un senso sempre fatalmente perdono nell'altro». Edith Wharton, newyorkese (1862-1937), era una signora dell'aristocrazia del dollaro: discepola di H. James, scrisse, fra l'altro, un capolavoro come Etfian Frome non indegno di figurare accanto alle opere del maestro. I ricchi le rimproveravano biliosi il suo talento e i letterati, non meno biliosi, i suoi soldi. In questa racco! ta — campione, eccentrico ma non di livello inferiore, della sua ampia produzione in prosa — prende in giro i critici letterari misericordiosi per infantili interessi personali e i ricchi per la loro modesta fantasia. I fantasmi, vivaci presenze - messaggio, hanno un ruolo bonificatore: intaccano le consuetudini della vita « bene » affinché le più strane inclinazioni rivelino i loro adescamenti. Rossana Ombres

Luoghi citati: Connecticut, New York