Un Frisch fatto a pezzi di Giorgio Manacorda

Un Frisch fatto a pezzi Un Frisch fatto a pezzi Max Frisch: «Diario della coscienza 1966-1971 », Ed. Feltrinelli, pag. 317, lire 3800. Questo diario è poco diaristico. In realtà la struttura diaristica, o forse semplicemente il titolo Diario, è quasi uno stratagemma per contrabbandare pensieri e apologhi, racconti massime ed anche accadimenti, utilizzando le forme letterarie più variate: dalla polemica, alla falsa (o vera?) intervista, al questionario paradossale, alla narrazione tradizionale e a quella meno tradizionale. Max Frisch convoglia fonde e colleziona ciò che la quotidianità gli detta, ciò che l'estro stimolato dagli accadimenti della cronaca suscita negli umori dello scrittore, ma anoVie racconti che adombrano I un'attualità d'altro tipo. Attuale è per lo scrittore j ormai non più giovane il teI ma della vecchiaia, ed ecco I che Frisch si immagina fondatore di una « Associazione morte volontaria » che propone ai propri soci di sopprimersi qualora dimostrino una indiscutibile decadenza psicofisica, ma — inevitabilmente — l'associazione non raggiungerà mai il suo scopo dato che nessuno, per quanto sia decrepito, è disposto ad ammettere la propria fine. Al di là della struttura a lasse contrapposte di questo diario (o regesto, canestro, si direbbe, in cui Frisch raccoglie gli spezzoni meglio riusciti della sua attività di scrittore ormai, pare, condannato al frammento), una contrapposizione o cesura percorre tutto il libro: alcune lasse sono stampate in corsivo ed altre in tondo. Sembra, ma la cosa non è ferreamente coerente, che la stampa in caratteri diversi serva a separare il momento della cronaca dal momento della riflessione o del racconto di fantasia. Infatti la parte propriamente diaristica, quella cioè che reca date precise e riferimenti a fatti sto; rici (come il Putsch militare in Grecia o la. guerra tra israeliani e arabi del giugno 1967) è quasi sempre in corsivo, sempre in corsivo sono anche le notazioni diaristiche di tipo privato. In tondo è tutto il resto. La struttura del libro, la sua quadratura, è in questa contrapposizione di materiali diversi cui si deve dare un contenitore, ma che si vogliono mantenere diversi: quasi materiali casuali « di » o « per » una biografia. Chi abbia letto un romanzo conte II 777ÌO Tiome sia Ganter.bein o una piece come Biografia (appunto!) sa quanto il problema della biografia preoccupi e occupi Frisch. E' come se Frisch con il diario in proprio cerchi di- sfuggire alla casualità della biografia", accompagnando la propria vita con testimonianze, con documenti: attestati che la sua biografia è quella, non poteva essere un'altra. Un tentativo, forse, di sfuggire al caso cui non si sfugge, come accade al protagonista di Biografia. Per questo il titolo italiano di questo volume del Tagebuch non ci convince: Diario della coscienza sottolinea, con vezzo inequivocabilmente contenutistico, il momento enfatico dello scrittore che si pone come « commentatore autorizzato » di ciò che accade, sacerdote deputato ad estrarre la morale, perché, in quanto scrittore, in qualche modo rappresentante della Coscienza della nazione. Frisch, per fortuna, è abbastanza lontano da moralismi e dalla pedagogia. Il vero problema sotteso a questo libro (oltre a quello «biografico ») nasce dalla impossibilità di costruire figure a tutto fondo, opere conchiuse e corpose: questo libro sembra nascere da uno scacco. Giorgio Manacorda

Persone citate: Frisch, Ganter, Max Frisch

Luoghi citati: Grecia