Per Fanfani tutti i partiti responsabili della crisi
Per Fanfani tutti i partiti responsabili della crisi Il segretario della de a "Tribuna politica,, Per Fanfani tutti i partiti responsabili della crisi Roma, 27 febbraio. «Tutti i partiti italiani ne hanno latte più di Bertoldo per creare le attuali difficoltà ». E' soltanto un esempio delle battute pepate che Fanfani, toscanamente, ha sfoderato stasera a «Tribuna politica» rispondendo a tre giornalisti che lo bersagliavano su ordine pubblico, problemi dei giovani de, mini e maxicompromessi con il pei. L'attacco frontale parte da Giorgio Cingoli, direttore di Paese Sera, vicino al pei: «Lei parla di "strategia del discredito". Ma la responsabilità della grave situazione non è della de, che governa da 30 anni, e di lei in persona che da 20 anni ne è l'esponente più autorevole? ». Fanfani (in sintesi): «La crisi dipende dai grandi mutamenti sociali; quindi la causa non è la de. Quando fui ministro dell'Interno, nel '53, ogni venerdì ricevevo questori.'prefetti o agenti che-fosserp^per, ascoltarne critiche, e lagnanze. Purtroppo quel metodo non è stato continuato. Perciò ho detto alla direzione de che occorre — sindacato o non sindacato — inventare qualcosa di nuovo che consenta alle forze dell'ordine (adenti, carabinieri, guardia di finanza, agenti di custodia) di partecipare, attraverso i rispettivi ministeri, a orientare meglio l'amministrazione dello Stato per prevenire uno dei cancri più gravi dì ogni democrazia: la carenza di ordine». Cingoli: «Ma come chiedere alle forze che devono assicurare l'ordine, l'onestà e la pulizia di lavorare tranquillamente se ai massimi livelli dello Stato tutto ciò non accade?». Fanfani: «Nel recente discorso di Napoli sostenni che la de per prima doveva fare un po' d'autocrìtica e aggiunsi che io stesso, e i miei amici, dovevamo fare uno spassionato esame di coscienza per farci carico delle nostre responsabilità e correggerle. Se la società cresce, i politici devono essere sempre più savi». Alberto Sensini, del Corriere della Sera: « Su quali fatti basa la previsione che la de rischia di perdere voti a giugno? Sul referendum?». Fanfani: «Il referendum non va confuso con le consultazioni politiche. Deduco il rischio — voglio essere molto franco — da una diminuita presenza attiva di tutti gli esponenti, dei singoli iscritti e dirìgenti centrali e periferici del mio partilo nella vita italiana ». «Cioè s'impegnano meno ». «Si, non ho difficoltà ad ammetterlo e sarei un pessimo segretario di partito se non rilevassi i nostri difetti, i miei per primi. Credo che questo dipenda dall'occupazione del potere...». Cingoli: «Bene, oambi queste cose oppure occupi meno potere». Fanfani: «Io ne occupo così poco... L'uomo politico non deve avere la lingua lunga, ma le orecchie attente, deve ascoltare, poi riflettere, poi rendere conto delle sue manchevolezze, correggerle ed agire». Sensini: « E' un'autocritica netta per la de». Fanfani: «Direi per tutti i partiti italiani perché, tutti insieme, ne hanno fatte più di Bertoldo per creare le difficoltà nelle quali ci troviamo». Cingoli: «C'è una differenza tra governo e opposizione». Fanfani: « L'opposizione è stata vivace, ma non sempre costruttiva ». Vincenzo Erra, del Roma (sino a pochi giorni fa di estrema destra): «Come mai si è formato un ordinamento che favorisce la criminalità?». Fanfani: « Nel campo dell'ordine pubblico siamo stati troppo arrendevoli di fronte I a proposte talora scombinate dei nostri alleati o dell'opposizione... Quando denunziai gusmgcepcltdltrgp«cpnmldsI-F gli strappi alla legislazione, un mese fa, fui giudicato una specie di aspirante dittatore, mentre esponevo con coraggio la 'necessità di riformare con avvedutezza, con misura e non proponendo cose impossibili». Erra: «Ma il psi ha risposto che ci vogliono riforme sociali di fondo. Questa è aria fritta ih una situazione cosi drammatica». - Fanfani: «Mi fa pensare all'estrema unzione». Ha ripetuto che Moro fa bene a mediare fra le proposte della maggioranza in materia di ordine pubblico, ma con il limite «della incompatibilità tra la convergenza fra i partiti e i problemi del Paese» che devono avere la preminenza. Sulla questione del «Movimento giovanile de», sciolto l'altro ieri dalla maggioranza della direzione (contrarie le sinistre, astenuti i moro tei). I-Fanfani ha addotto- citazioni di Berlinguer, a sua volta preoccupato per la linea dei giovani comunisti: «Il pei non ha correnti, noi le abbiamo e quando debordano abbiamo il dovere di statuto di riportarle nell'alveo». «Il movimento giovanile de è una corrente?». Fanfani: «Si è comportato come una corrente. Già in agosto avevo proposto un "corpo di assistenti" formato da tre giovani e tre anziani per ridare aria fresca, non fritta, al movimento giovanile...». Sensini: « Lei li ha mandati all'aria aperta». Fanfani: «No, al contrario. La nuova commissione ha un giovane e una ragazza fra i componenti, dovrà sentire la base in una apposita conferenza e poi i 200-300 mila giovani sino a 21 anni voteranno la loro nuova dirigenza». Lamberto Fumo
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