Il vero problema di Giovanni Trovati

Il vero problema Il vero problema (Dal nostro corrispondente) Roma, 27 febbraio. Bisogna riconoscere che La Malfa ha saputo interessare il mondo politico al congresso del pri ponendo in primo piano, come naturale conclusione di un esame delle situazioni internazionale e interna, l'ipotesi del compromesso storico, negando che si possa ora respingerla in modo perentorio, quindi ritenendola implicitamente anche possibile e in tempo non lontano. Questa, che II Manifesto definisce argutamente una « strategia dell'attenzione », serve a La Malfa per fare riconoscere al suo partito una autonomia o, meglio, una originalità di vedute oggi, e per procurargli in un domani, che già potrebbe essere dopo le elezioni di giugno, uno spazio politico, sempre più difficile per i partiti minori, che rischiano di essere subalterni ai partiti di massa. Intanto il segretario repubblicano ha respinto il fronte laico, con i liberali e i socialdemocratici, perché convinto che in questo caso l'unione non farebbe la forza, ma creerebbe confusione, e poi perché giudica questi due partiti, il psdi e soprattutto il pli, incapaci di comprendere le esigenze del momento. Alcuni liberali e alcuni socialdemocratici, ci aveva detto venerdì scorso, sanno solo « abbaiare », poi si era corretto per non essere troppo offensivo. Rivendicando al pri di essere portatore della tradizione laica del Risorgimento, La Malfa si preoccupa di evitare di essere stritolato dai tre magigori partiti, de, pei e psi. Ci è riuscito rompendo il fronte del « no » contro i comunisti, fronte che comprende anche i socialisti, che di fatto il compromesso non vogliono o perché non ci credono (come De Martino) o perché gli preferiscono una alternativa delle sinistre, non meglio identificate (Lombardi). I comunisti si sono affrettati a riconoscergli il merito di uno sforzo «per aprire la strada e una alternativa ai rìschi di decadimento e di involuzione ». Per La Malfa la situazione si avvia ad una svolta decisiva, anche se è difficile prevedere quale sarà la direzione. Uno dei motivi è che il pei conquisterà altri voti alle regionali e che, forse, i socialisti, sulla scia del referendum, potrebbero ottenere un successo elettorale. I socialisti allora si considererebbero in condizione di porre gravi e determinanti problemi alla de, « che gode nei loro confronti di una tregua, non di una pace che dovrebbe prodursi dopo le elezioni». Ma più che dei socialisti il vero problema, «il più grosso e grave che oggi impegni la vita nazionale», viene dal pei, il quale incalza la democrazia cristiana con il compromesso storico «che ha un contenuto concreto»: un partito comunista moderno, che ha presente gli elementi caratterizzanti di una politica di riforma del sistema economico e sociale. Ma il compromesso storico non è un problema «familiare», cioè soltanto interno al nostro Paese: esso va vista nelle sue implicanze e dipendenze internazionali. Tutto il lavoro di revisione che il pei ha compiuto in questi anni ha presupposto due condizioni che ora sembrano venir meno: l'espansione che la società industrializzata acquistava attraverso la collaborazione della Cee e l'equilibrio di forze tra Occidente e Unione Sovietica. Ora la Cee, in seguito alla, crisi del petrolio, non ha più la capacità propulsiva di un tempo; mentre, sempre per effetto della crisi del petrolio, il vantaggio che l'Urss va acquistando sull'Occidente potrebbe compromettere la revisione critica del pei e le sue determinazioni autonome. La Malfa non si dichiara mai favorevole al compromesso storico, anzi sembra temerlo, in specie per le complicanze internazionali, però lo vede come un problema reale che non va respinto ma meditato perché prossimo. Giovanni Trovati

Persone citate: De Martino, La Malfa, Lombardi

Luoghi citati: Roma, Unione Sovietica, Urss