Agricoltura della Cee struttura da rivedere di Renato Proni

Agricoltura della Cee struttura da rivedere Un'industria nascente da difendere Agricoltura della Cee struttura da rivedere La Commissione favorirà una politica dei prezzi più aderente ai diversi mercati - L'Italia si trova sfavorita, rispetto ad altri Paesi, nelle sovvenzioni comunitarie Bruxelles, 26 febbraio. Domani, la Commissione della Cee presenterà ufficialmente l'inventario della politica agricola comune, un tentativo di revisione di una struttura arcaica sulla quale si discuterà in Consiglio europeo e in altra sede. Nel documento, la commissione si esprimerà a favore di una politica dei prezzi più orientata in funzione dei mercati, anche con il sistema del complemento dei redditi degli agricoltori. Inoltre, si vorrebbe istituire una politica di contralti e di approvvigionamenti a lungo termine con alcuni Paesi extra comunitari. Non ci si propone tuttavia di fissare un limile alle spese della politica agricola. Per i prodotti lattiero-caseari è in discussione la possibilità di avere prezzi estivi e prezzi invernali differenziati. Ci sai anno anche critiche al sistema degli importi compensativi, che mantengono l'unicità dei prezzi agricoli nei nove Paesi della Comunità nonostante le oscillazioni delle monete. Per anni, il «clan anti-italiano» di Bruxelles ha addossato alle autorità di Roma la responsabilità di non aver usufruito dei vantaggi della politica agricola comune. Le vicende romanzesche del grano duro, dello zucchero, dell'olio d'oliva sono servite a indebolire la nostra posizione in seno alla Cee. Sono stali così trascurati alcuni elementi di base, come il fatto che la politica agricola comune favorisce i prodotti dell'Europa continentale (carni, latte, prodotti cascati, cereali) mentre non sostiene nella stessa misura l'agricoltura di tipo mediterraneo (vino e ortofrutticoli). 11 sistema agricolo in vigore favorisce, inoltre, le strutture più efficienti, a danno inevitabile di quelle in via di sviluppo: un altro fattore che gioca a nostro svantaggio. Per usufruire dei vantaggi finanziari del Feoga, il Fondo agricolo comune suddiviso in settore garanzia (sostegno dei prezzi alla produzione) e settore orientamento (rinnovamento delle strutture) un criterio essenziale è il buon funzionamento della burocrazia nazionale. Dato che l'Italia non dispone di una burocrazia efficiente, noi non cogliamo tutte le occasioni di finanziamento comunitario nel campo agricolo. La burocrazia italiana non migliorerà se non molto lentamente, perciò la Cee potrebbe prevedere un «meccanismo correttore» che compensi la nostra agricoltura dagli svantaggi burocratici. Scriveva Franco Ivaldo sul Messaggero che la retorica e il romanticismo sull'Europa sono costati molti quattrini agli italiani. Gli inglesi, più pratici, fanno i conti e vogliono che in un modo o nell'aìtro le entrate della Cee quadrino con i contributi. L'Italia, in cui vivono tre dei 9 milioni di agricoltori europei, finisce invece di pagare al Feoga più di quanto percepisce. Resta vero che il nostro Parlarento ha approvato solo di recenl • — con un ritardo di un pai. d ai ni sul previsto — le diretti e comunitarie che fissano le c.nd'zioni per ottenere gli aiuti comunitari all'agricoltura. Queste dh .itive prevedono aiuti per la Modernizzazione delle aziende agricole, il pensionamento degli agricoltori anziani e la diffusione delle informazioni relative a questa riforma. Se però siamo quasi al passo — sul piano legale — con l'Europa, i nostri problemi rimangono. La Cee ci è già venuta incontro accettando ripetute svalutazioni della «lira verde» il cui rapporto con l'unità di conto, la moneta convenzionale della Cee, e passalo da 650 a 850 lire circa in un paio d'anni. La Comunità economica europea ha sempre a nostra disposizione qualche centinaio di miliardi di lire per aiutare l'agricoltura italiana e si augura che il governo di Roma faccia miglior uso dei fondi della sezione orientamento del Feoga. di cui ci spelta circa un terzo. Non può essere però sufficiente giustificare gli squilibri della nostra agricoltura con l'inefficienza della burocrazia di Roma. Infatti. la Cee spende circa duemila miliardi di lire all'anno — la cifra riguarda il 1972 — per sostenere i prezzi alla produzione, che è la fetta più grossa del bilancio agricolo il quale a sua volta rappresenta quasi l'intero bilancio della Comunità economica europea. Questo denaro del fondo garanzia affluisce in massima parte in Francia e in Olanda, grazie ai criteri discutibili con cui viene erogalo. Così, il contribuentc italiano sovvenziona l'agricoltore francese, che sta spesso meglio di lui. [■ o addirittura il governo sovictico, che ogni tanto compera j montagne di burro o carne a prezzo di svendita nei frigoriferi j ricolmi della Cee. un fenomeno ; dovuto al meccanismo di sostegno dei prezzi alla produzione. L'Italia, salvo i premi di integra- : zione per il grano duro e l'olio d'oliva, e anche questi non dure-1 ranno per sempre, riceve pochi ] favori da Bruxelles. Grazie an-1 che alle voci di gigantesche truf- i fe che sarebbero state compiute ai danni del Feoga da parte dei nostri agricoltori (olio d'oliva, zucchero, grano duro, eccetera). Renato Proni cmlsadmmrpslgmmczGm

Persone citate: Franco Ivaldo