Un notaio ha sostituito i cancellieri in sciopero di Maria Luisa Migliari
Un notaio ha sostituito i cancellieri in sciopero In pretura l'astensione è stata totale Un notaio ha sostituito i cancellieri in sciopero Rinviato il processo a Maria Luisa Migliari - Assolti dall'accusa di invito alla disobbedienza civile - Quattro anni per rapina Appuntamento mancato per Maria Luisa Migliari, l'esperta di gastronomia divenuta famosa al Rischiatutto. Doveva presentarsi ieri mattina davanti al pretore Guariniello, per rispondere di un furto alla Standa che avrebbe commesso cinque anni fa, il 18 dicembre 1970. Sorpresa all'uscita con alcuni oggetti del valore complessivo di 3750 lire, non avrebbe esibito agli impiegati che glielo chiedevano lo scontrino attestante l'avvenuto pagamento. L'assenza dell'imputata, difesa dall'avvocato Ledda, ha coinciso con lo sciopero dei cancellieri. Per non rinviare a nuovo ruolo tutti i processi, il pretore ha precettato un notaio, il dottor Savio, che ha fatto da cancelliere (p. m. l'avvocato Vigno). A differenza di quanto è avvenuto al palazzo di giustizia, dove le udienze si sono svolte regolarmente, alla pretura penale lo sciopero dei cancellieri è stato totale. Anche con la presenza del notaio il processo a Maria Luisa Migliari, come tutti gli altri, non poteva essere celebrato e il magistrato ha rissato la prosecuzione dell'udienza per 1*11 marzo. Per i due impiegati del magazzino Standa di piazza Santa Rita, che cinque anni fa contestarono il furto, quello di ieri era il quarto appuntamento con la giustizia. Dovranno tornare, come è stato loro comunicato dallo stesso pretore Guariniello, una quinta volta alla data fissata. * Sono stati assolti per insufficienza di prove i tre giovani di Pineroio accusati di essere gli autori di alcune scritte inneggianti alla rivoluzione con un chiaro invito alla disobbedienza civile, apparse sui muri della caserma u Berardi » di Pineroio, nella notte del 13 agosto del 1968. La corte d'assise d'appello (presidente Germano) non ha confermato la sentenza di condanna a dieci mesi e 20 giorni inflitta dalla corte d'assise a Paolo Barai, 25 anni, di Pineroio, via Caprini 7, il giovane che era stato accusato di complicità nella stesura materiale delle scritte da altri due giovani, Giuseppe Gastaldi, 22 anni e Michelangelo Negro, 23 anni, che al momento dei fatti erano minorenni. Cerne ha sostenuto l'avvocato difensore Costanzo nei motivi d'appello « tutta l'accusa si basava su un elemento — fa confessione dei due avvenuta nel corso di un estenuante interrogatorio — che non ha retto alle indagini istruttorie, peraltro carenti ». * Il tribunale (pres. Franco, p. m. Bernardi, cane. Caliendo) ha condannato a 4 anni di reclusione per rapina, tentata rapina, oltraggio, resistenza e lesioni, Do- 1 mtnico Ganci, 28 anni, di Paler- I mo, già abitante in via Pio V 10. ! Ganci, riconosciuto seminfermo di mente, dovrà anche trascorrere ! 6 mesi in casa di cura. La sera del 7 settembre 1973, in via Nizza, l'impiegato Ernesto | Lecci sorprende un ladro che gli i ha aperto la « 1100 » e sta tentan- : do di svitare la radio, « Cosa fa? », gli dice. Per tutta risposta riceve un violento pugno in faceia. Il malvivente approfitta dello stordimento di Lecci, gli strappa ; di mano una valigetta contenente ! una macchina fotografica ed in- | dumenti personali (valore circa ! 100 mila lire) e fugge. Due giorni dopo Lecci, in via Nizza, scorge per caso il suo ra- I pinatore e lo fa arrestare. E' ap- | punto Domenico Ganci che, al commissariato, comincia a smaniare, a dibattersi violentemente, a insultare e a minacciare i poliziotti. In particolare ce l'ha con il maresciallo Stocco, che, colto di sorpresa, viene scaraventato contro una parete. Cinque giorni di guarigione. Anche in carcere Ganci è al centro di clamorosi episodi. Un paio di volte si arrampica su una gru, nel cortile della prigione, e minacciando di uccidersi fa accorrere un magistrato. Quando arriva il giudice lo insulta, e in tal modo si procura un'altra denuncia d'ufficio, da parte della direzione del carcere, per la quale è ancora in corso l'istruttoria. Ganci, anche ieri, ha negato, ha detto di essere vittima di una persecuzione da parte della pattuglia del commissariato, ma — come abbiamo detto — non è stato creduto.
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