"Kamikaze" ma veniale

"Kamikaze" ma veniale ■■■■■■■ "Kamikaze" ma veniale Una volta il peccato veniale, ossia meritevole di « venia », cioè di I indulgenza, era | quello che diminuiva solo la grazia e la carità e predisponeva a commettere il peccato mortale. Adesso « // peccato veniale ' è anche un locale notturno del •Kamikaze", cioè di Giorgio Ghezzi, l'ex portiere dell'Inter e della Nazionale, cosi chiamato per certi suoi interventi spericolati al limite del suicidio. Per farla breve, ai vecchi tempi il • Kamikaze » era famoso per le uscite, adesso invece è famoso per le entrate, che Infatti sono cospicue e premiano meritatamente le sue qualità di operatore alberghiero. Così « // peccato veniale » prospera promettendo improbabili peccati mortali In quel di Cesenatico, a due passi da quel Mare Adriatico oggi ecologicamente definito « L'amarissimo che fa malissimo ». Impostata così la scena, vi dirò che essendo diminuite in me sia la grazia che la carità, ed avendo una certa riprovevole predisposizione al peccato mortale tipo ira da tifo calcistico, ero nello stato di disgrazia ideale per approdare al « Peccato veniale ». Qui ho visto subito che il portiere era un altro, mentre Giorgio Ghezzi, sempre pimpante e piacione, faceva il « master of cerimonies • con certa sua clientela di riguardo. Dentro, il « back-ground » musicale esplodeva mostruoso alle orecchie, rivelando quel posto come una specie di Cap Chltaveral, con lanci poppistici che esprimevano decibel decisamente decibrut. Cosi, gridando, il * Kamikaze • ed io abbiamo parlato. Fa: « Sarai venuto a chiedermi di Zoff e delle mie critiche nei suoi riguardi. Ma se ho fatto quelle critiche, è perché ho dalla mia un sacco di argomenti ». In quel momento una bionda da suicidio passionale snaticava leggera sulla pista, cosi, subito preso da quella visione, sovrappensiero ho ammesso: « Effettivamente hai qui un mucchio di argomenti ». « Quella non fa il portiere, gioca da terzino e anche piuttosto male: non fluidifica. E poi il calcio femminile non è serio », ha detto il Giorgio scuotendo il capo. Poi, a fatica, con due mani mi ha girato la testa per costringermi a guardarlo ed ha prosegui¬ to: « Oggi non ci sono più portieri; i nostri estremi difensori sono dei liberi un po' più liberi perché possono giocare la palla anche con le mani. Figurati che riescono persino a scrivere poesie e a farsele pubblicare da un giornale come il vostro ». « Beh, quei versi di Boranga non erano poi così male. Ci sono poeti famosi che ne scrivono di peggiori », ho conciliato io. « Già, ma non giocano in porta — ha ribattuto lui, secco — l'unico poeta vero è Pasolini, ma gioca all'ala. E poi, se vuoi saperlo, anch'io scrivo poesie, ma non le vado certo a dire in giro come il signor Boranga ». Poi ha chiuso gli occhi e si è messo a declamare: « La primavera in fior mena [tedeschi pur come d'uso. Fanno Pasqua [i lurchi nelle lor tane e poi calano a [valle ». « Bella — ho detto io — proprio bella. Sembra un dépliant della vostra Azienda di Soggiorno. Peccato che te l'abbia rubata Giosuè Carducci ». « Lo conosco — fa il Giorgio furioso — è un portiere di serie C che fa lo scagnozzo di Bernardini. A quello non va giù il fatto che io vedo meglio Rocco come commissario unico ». In quel momento è arrivata la bionda elastica e piena di argomenti e si è messa a parlare con Ghezzi, fitto, in tedesco. Cosi lui mi fa: « Scusa se ti lascio, ma devo riaccompagnarla in albergo. Sai, i lurchi sono il nostro pane quotidiano ». « Già — ho detto io mentre i due se ne andavano — e le turche sono il companatico ». Ho detto proprio cosi e, di colpo, mi sono messo a sognare di Giosuè Carducci che giocava in porta nella Solbiatese e rubava le poesie a Ghezzi per evidenziare Boranga agli occhi sornioni del Gerocù Bernardini. C'era di mezzo anche la tedesca bionda, che scappava dall'albergo e mi correva incontro sulla spiaggia, inseguita da Rocco che le gridava dietro: « Fermite, torna indrio, vien qua da to Nereo che come Commissario xe unico! ». Ma lei non gli dava retta e correva, correva, correva fluidificando verso di me, la bionda terzina. Poi, come succede sempre, ho riaperto gli occhi e non è più successo niente, nemmeno un peccato veniale, lurca miseria! Leo Chiosso

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