RITRATTI AMERICANI di Furio Colombo

RITRATTI AMERICANI RITRATTI AMERICANI Una colazione col candidato (Dal nostro inviato speciale) Washington, febbraio. La scena è il ristorante della Camera, a Washington. La rapida colazione (meno di un'ora, fra un voto e l'altro) è stata organizzata per farmi conoscete Morris Udall, un uomo, dicono, che potrebbe diventare presidente degli Stati Uniti. I protagonisti, intorno a Udall, sono Peter Rodino, il congressman diventato celebre per l'inchiesta su Nixon, Andrew Young, il parlamentare negro più potente di Washington e Jeff Greenfield, che ha scritto i discorsi per Robert Kennedy e adesso consiglia il nuovo governatore di New York Hugh Carey. Peter Rodino è più piccolo e più felice della sua immagine pubblica. La sua natura di avellinese (esuberante e cauto, allegro e controllatissimo) a tavola viene fuori. Andrew Young ha una bella faccia, un bel vestito, una bella casa, una bella moglie. Era il predicatore che accompagnava Martin Luther King dappertutto, cantando e battendo le mani. Nessuno, allora, si era accorto del suo talento politico. Greenfield è uno di quegli uomini che riempiono di intelligenza e di idee il retrobottega della vita politica americana. Come altri, è un intellettuale ambulante. Ragiona come uno scienziato ma funziona come un poeta. Gli serve un po' di carta e una penna (se l'è portata anche a tavola) e parla tracciando segni che poi indica e spiega. Greenfield non ha né corpo né immagine, nel senso che non se ne occupa. Vive dentro pullover slabbrati e «desert boots» molto usati, comodo c ignoto. Sono altri che devono presentarsi in pubblico a dire quello che lui ha progettato. Morris Udall bisogna aspettare che parli. Per un candidato, per un politico, è l'uomo più riservato del mondo. E' l'americano altissimo e buono di cui si conoscono due modelli, Galbraith e Gregory Peck, specialmente il Gregory Peck che alla fine fa il missionario. Questa è la cronaca della conversazione. Rodino: « Siamo stati noi, 10 e Jaworsky e Sirica e Barbara Jordan, ad abbattere un "wasp" come Nixon. I nuovi venuti, italiani, " ethnics ", ebrei e negri, contro il mito intoccabile del protestante bianco. Ci pensi e mi dica se questa non è una svolta ». Young: « Un negro sarà presente nelle prossime elezioni primarie, questo è sicuro. Ma voglio dire qual è il progetto. Non la conquista del posto, che è prematura. Ma raccogliere la forza dei voti intorno a un nome-simbolo capace di dire: ecco ciò che vogliono i negri. Per imporre o influenzare un programma, non questo o quel nome, Kennedy? Un vicepresidente perfetto. Humphrey? Immaginiamo che la paura spinga verso la nostalgia rooseveltiana (parlo di un peggioramento della crisi economica). Si forma una corrente populista che può portare... ». Rodino: « Può anche portare a Wallace ». Young: « Wallace non va più giudicato alla vecchia maniera, se sia o no razzista. Nessuno si sogna di presentarsi come candidato razzista. Wallace rappresenta uno spacco fra Nord e Sud, fra avanguardia e retroguardia, fra liberali e conservative. Un'ondata populista cerca unità, cerca conciliazione, e questa conciliazione potrebbe portarla Humphrey, se guardiamo all'indietro ». Greenfield: « C'è una linea sommersa che separa il Paese. Ecco, guardate il disegno. Da una parte ci sono coloro che finiscono la scuola media e vanno al college, dall'altra quelli che non hanno mai finito decentemente una scuola. Le radici sono sociali ma non sempre. Si pensi al gran numero di ragazzi che piantano gli studi a metà e in un modo o nell'altro scompaiono. La parte educata del Paese tende ad avere una visione del mondo e una idea del futuro. In relazione a questa immagino jnc più ampia è pronta a fare dei compromessi. E' una massa. Ma un'altra massa resta al di sotto. E' esposta a tutte le tentazioni. Il problema di Wallace, le ostilità tra operai e studenti, sono tutte cose che si spiegano cosi. Ogni volta che si crea una tensione le due parti tendono a mettersi l'una contro l'altra. 11 problema, per il partito democratico, è che queste due parti tendono a votare per lo stesso partito. Ma hanno due immagini del mondo che tendono a separarsi. Si produce così uno strabismo di massa ». Rodino: « I negri non li ve¬ de più nessuno come un pericolo. La disoccupazione é il pericolo ». Young: « Prendiamo Boston. In questo periodo tutti parlano di Boston. Perché a Boston ci sono stati tumulti nelle scuole contro lo sforzo di mettere insieme gli studenti bianchi e gli studenti negri. Eppure Boston una città razzista non lo è mai stata ». Greenfield: « Vediamo. Hanno chiuso i cantieri navali. C'è una disoccupazione più pesante che altrove. Italiani, polacchi e altri immigrati che hanno ancora il ricordo della povertà sono più numerosi che altrove. Ecco il nostro punto. Una parte del Paese si sente abbandonata, sganciata sia dalle informazioni che dalla cultura. E' una massa che sbanda. Però è necessario allargare il quadro. Abbiamo problemi gravi a breve scadenza (l'economia). E prospettive interessanti per il futuro. La leadership è debole perché un'intera generazione è stata frantumata, perché è duro preparare il ricambio. In una colonna mettiamo i delitti, Kennedy, Kennedy e King. Nell'altra la caduta dei re, Johnson, Agnew e Nixon. E' un trauma enorme. Ma le elezioni di novembre mostrano che c'è un cambiamento ». Young: « Ma la stessa radice è alla base del meglio e del peggio: il dubbio. E' il dubbio che porta al crollo di Watergate. Ma anche al grande astensionismo nelle ultime elezioni. Si è insinuato prima il dubbio della potenza, poi il dubbio della moralità e infine il dubbio di identità, che è la crisi che stiamo vivendo. Voglio dire la parte di crisi che non si misura in dollari ». Greenfield: « Io vedo questa frattura. I "creativi" contro i "sindacalisti". Mi spiego: i sindacalisti si sono assunti un ruolo conservativo, non creativo. E bisognerà vedere come accettano chi vuol muovere le acque. Fino a Johnson la grande coalizione democratica erano gli intellettuali, gli ebrei, i liberali, i radicali, i sindacati. Johnson, senza volerlo, ha spaccato questa base. E i suoi pezzi non si sono ancora ricomposti. O almeno nessuno è ancora stato capace di farlo ». Rodino: « A Kansas City, nella cosiddetta "mini-convention" con cui il partito democratico ha cercato di curare le sue ferite, si è trovato un accordo, secondo me. Adesso le sue parti essenziali sono i sindacati, i negri, le donne e i giovani. E' un quadrato da cui partono i nervi della "base" popolare in America. Adesso dobbiamo trovare la testa. La faccia nuova ». Young: « Vorrei introdurre questo dato: "eleggibilità". Di solito se ne parla come di un fatto tecnico, legale. Io intendo dire: chi è veramente "eleggibile" in senso psicologico, politico? Jackson per esempio, è "eleggibile"? Voglio dire: perché la gente dovrebbe sceglierlo? ». Morris Udall, detto « Mo » dai suoi amici, detto: « Il Kennedy dell'Arizona », nel suo Stato perché anche il fratello è in politica, e anzi è stato ministro dell'Interno con Kennedy e Johnson, ascolta carezzandosi la lunga faccia verticale senza parlare. E' noto per essere un uomo paziente. Veste all'inglese, porta cravatta con fermaglio c cintura di tartaruga perché la moglie, Ella, è famosa per le sue scene: « Mo, quante volte ti devo dire... ». E' noto per avere sempre lavorato come un mulo, nella vita privata e in quella politica. A cinquantanni ha un suo « Trattato di diritto penale » che i giudici prendono molto sul serio, e due libretti, « Come si fa il deputato » e « Educazione alla vita del Parlamento » che hanno anticipato di anni la campagna di moralizza zione del dopo - Watergate. Udall, per esempio, dalla sua prima elezione alla Camera, per pochi voti (il suo Stato è conservatore ma lui non ha mai nascosto il suo liberalismo «progressive»), ha sempre pubblicato la sua situazione finanziaria di privato cittadino e di deputato. Dicono che sia stato il primo membro del Congresso a parlare contro il Vietnam, quando il fratello era ministro dell'Interno con Johnson. Ha anche un'altra fama, quella di essere poco noto e poco « glamorous », un uomo nella folla, come una volta ha definito se stesso. Ma ha anche aggiunto: « Mi vedono comunque, perché sono alto due metri ». Adesso il Secondo Distretto dell'Arizona lo rimanda a Washington con una valanga di voti. Non è stato Udall a cambiare politica, sono stati i suoi elettori. Lui, dicono in Arizona, è un testone e bisogna prenderlo com'è. Nella sua piccola città piace alla gente, quando attraversa in due passi la strada principale per stringere mani. E al resto dell'America? Udall è uno che mangia masticando con cura, e inghiotte lentamente, il sogno di tutte le madri. Sa di essere il candidato di sinistra di un partito che perde il venti per cento dei voti se ripudia Wallace, e ne perde il trenta se lo sostiene. Quando ha annunciato di considerarsi candidato presidenziale non ha fatto nessun discorso. Si è limitato ad apparire di fronte alle telecamere con i gesti impacciati dell'ex giocatore di pallacanestro e ha detto: « Guardate che io non sono Me Carthy. Io sono qui per vincere ». « Ma perché dovrebbero eleggerti? » provoca Peter Rodino che non è riuscito a farlo parlare. « Dicono che ci vuole una faccia nuova » risponde Udall, serio. E si condisce l'hamburger. Furio Colombo