"Mafia alla Regione? No raccomandai un amico,, di Guido Guidi

"Mafia alla Regione? No raccomandai un amico,, Ialongo parla delle assunzioni in Lazio "Mafia alla Regione? No raccomandai un amico,, "Natale Rimi non doveva occupare un centro di potere", ha detto al giudice il consulente tributario di Frank Coppola - E' la tesi sostenuta di fronte all'Antimafia (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 22 febbraio. Italo Jalongo insiste in quella che, in verità, è stata sempre la sua versione: avere sollecitato, cioè, l'assunzione di Natale Rimi alla Regione per favorire un amico e non per inserire un mafioso in un particolare centro di potere. Anche oggi, al pubblico ministero, Pier Luigi Vigna, che lo ha interrogato per accertare se, realmente, la mafia cercò, quattro anni or sono, di procedere ad una specie di «marcia su Roma», il consulente tributario di Frank Coppola è tornato a ripetere quello che ha sempre detto: prima alla commissione d'inchiesta della Regione Lazio, poi alla Commissione antimafia ed infine al tribunale di Roma che, nel gennaio 1972, prese in esame e respinse la proposta di inviarlo al soggiorno obbligato. «In quel mio intervento — è la sua tesi che oggi ha confermato in un interrogatorio prolungatosi sino a tarda sera nel carcere delle Murate alla presenza dell'avvocato Ferruccio Ferrari Bravo, che lo difende con l'avvocato Giuseppe Mirabile — non esiste nulla di illecito. La mafia non c'entra: la mia è stata soltanto una semplice raccomandazione». Italo Jalongo ha 55 anni, è nato ad Itri alle spalle di Formia, nel Sud del Lazio, è sposato, non ha figli, ha sempre condotto una vita modesta, non possiede nulla, ha qualche precedente penale (una tentata estorsione, una truffa, un paio di assegni a vuoto), ha molte amicizie, una notevole intraprendenza negli affari, una grande abilità nel muoversi tra i personaggi del sottobosco politico. Il suo nome richiamò per la prima volta l'attenzione del magistrato quando nell'inverno 1970 fu messo sotto controllo il telefono di Frank Coppola. Si accertò che era amico del sostituto procuratore generale della corte d'appello, Romolo Fietroni, allora consulente giuridico dell'Antimafia, che aveva continui contatti con alti funzionari del ministero dei Lavori Pubblici, che si interessava delle gare d'appalto disposte dall'Anas, che forse poteva sapere qualcosa dello scandalo dell'Anas. Quando comincia a funzionare la Regione Lazio, il consulente commerciale intuisce che quello può essere un ottimo pascolo per i suoi affari e, attraverso il suo amico, Severino Santiapichi, magistrato della corte d'appello di Roma, ne conosce il presidente della giunta. La conoscenza gli consente di raggiungere subito un risultato positivo: Girolamo Mechelli, democristiano, gli offre una collaborazione. «La Regione — gli scrive Mechelli — è fermamente intenzionata ad una politica promozionale dell'alto Lazio in modo che lo stesso possa essere inserito, attraverso il riequilibrio dell'intero territorio in un organico disegno di crescita civile ed economica...». In pratica. Italo Jalongo doveva, per conto della Regione, studiare dove e come sistemare nell'alto Lazio eventuali stabilimenti industriali: un affare di miliardi. La scoperta che negli uffici della Regione era stato assunto Natale Rimi, ragioniere, già impiegato al Comune di Alcamo, figlio e fratello di due noti esponenti mafiosi, avvenne quando Italo Jalongo era negli Stati Uniti per un viaggio di lavoro: scoppiò lo scandalo. Il magistrato fiorentino mostra di essere convinto che l'arrivo di Rimi nella capitale rientra in un programma molto vasto della mafia di inserire qualcuno dei suoi uomini al posto giusto: alla Regione, infatti, viene demandato dalla legge il compito di dare una destinazione ai terreni trasformando quelli a pascolo in edificabili, tanto per citare un esempio. E' soltanto una coincidenza ed un sospetto: Frank Coppola, del quale Jalongo è il consulente, ha da circa venti anni numerosi terreni nella zona di Pomezia che, se lottizzati, diventano una miniera d'oro. «E' un sospetto che non ha fondamento — si difende Jalongo — io ho conosciuto Natale Rimi per caso. Ero consulente della Standa che voleva creare nuovi punti di vendita in Sicilia. Andai ad Alcamo e anche lì mi regolai come facevo dovunque: mi rivolsi agli impiegati del comune e fu così che mi venne presentalo Rimi. Il giovanotto fu molto cortese, mi accompagnò a vedere i terreni, si impegnò a darmi i documenti: era il 17 ottobre 1970. Nel gennaio 1971, Rimi venne a Roma e mi portò personalmente la piantina planimetrica e la documentazione catastale. Fu in quell'occasione che mi chiese se gli sarebbe stato possibile trasferirsi a Roma o a Firenze: pensava alla scuola dei figli e voleva, nello stesso tempo, uscire dall'ambiente paesano dove l'opprimeva il peso di avere un padre ed un fratello coinvolti in questioni mafiose. Nel febbraio, parlando con Mechelli, venni a sapere che la Regione i stava cercando personale qua- \ lificato ed allora mi ricordai \ di Natale Rimi che, tra Val- \ tro, aveva già ottenuto dal Comune di Alcamo l'autoriz- zazione a lasciare l'impiego \ per trasferirsi in un ufficio \ regionale. Mechelli ritenne che questa fosse una circostanza molto favorevole perché normalmente le amministrazioni comunali non davano il nulla-osta ai loro eie- menti migliori e decise di chiamare subito Rimi. Io partii poi per gli Stati Uniti e tornai quando Rimi già aveva preso servizio». Il discorso di Jalongo ha una sua logica (e non ha de stato alcun sospetto nel tribù- naie di Roma che respinse la proposta di inviare il consulente di Coppola al soggiorno obbligato), ma per il pm Pier Luigi Vigna vi sono due circostanze che autorizzano qual- che perplessità: come mai Natale Rimi acquistò a Roma l'appartamento dove poi andò ad abitare nello stesso mese (ottobre 1970) in cui s'è incontrato con Jalongo e perché la pratica di Rimi ebbe un iter rapidissimo? L'indagine è ancora all'inizio. Lunedì è il turno di Natale Rimi, martedì dell'ex presidente della Regione e dei suoi collaboratori. Guido Guidi Roma. Italo Jalongo in tribunale (Telefoto Team)