Si indaga su Rimi e Jalongo e sui rapporti mafia-politica di Guido Guidi

Si indaga su Rimi e Jalongo e sui rapporti mafia-politica Dopo l'incriminazione d'un esponente de Si indaga su Rimi e Jalongo e sui rapporti mafia-politica Roma, 21 febbraio. Italo Jalongo domani, Natale Rimi lunedì, l'ex presidente della Regione Lazio Girolamo Mechelli ed i suoi collaboratori Severino Santapiachi e Michele Vitellaro (consigliere giuridico e capo di gabinetto) martedì: il programma iniziale delle indagini per la «marcia su Roma» della mafia è completo. Ma sono già note le reazioni dei personaggi coinvolti in questa storia che, alla fine, potrebbe avere più valore politicamente che penalmente. Quello della assunzione di Natale Rimi, figlio e fratello di due importanti esponenti mafiosi di Alcamo, negli uffici della Regione Lazio potrebbe essere soltanto un normale caso di favoritismo: ma al magistrato fiorentino che s'è assunto il compito di indagare sembra che vi sia qualcosa di sospetto dietro la facciata. L'accusa in sintesi: per Natale Rimi perché ha fatto di tutto per essere trasferito da Alcamo ed essere assunto a Roma; per Italo Jalongo perché ha caldeggiato questa assunzione; per Girolamo Mechelli perché, quale presidente, ha deciso l'assunzione; per Severino Santapiachi perché, consulente giuridico, ha presentato Jalongo a Mechelli; Michele Vitellaro perché non ha segnalato i precedenti di Natale Rimi di cui era a conoscenza. Qual è stato, però, l'interesse che tutti questi personaggi avevano alla presenza di Natale Rimi negli uffici romani della Regione? La risposta a questo interrogativo fornita sinora dal magistrato fiorentino attraverso la motivazione del mandato di cattura è abbastanza generica. In sostanza, l'accusa ruota intorno a questi cardini: 1) Natale Rimi è stato assunto con una procedura eccezionalmente rapida e abbastanza fuori della norma; 2) non potevano essere ignoti i legami di Rimi con la mafia; 3) Mechelli favorì Jalongo, soddisfacendo la sua richiesta di assumere Rimi, pur sapendo che il commercialista aveva precedenti penali: tra l'altro Mechelli aveva incaricato Jalongo di «iniziative economiche nell'ambito della Regione»; 4) è inattendibile la spiegazione fornita da Jalongo per giustificare la sua conoscenza con Rimi. Italo Jalongo, assistito dall'avvocato Giuseppe Mirabile, conta di ripetere domani al magistrato fiorentino la stessa versione sull'episodio già data alla commissione d'inchiesta della Regione Lazio, alla commissione antimafia e al tribunale di Roma che non accolse la richiesta del questore di inviarlo al soggiorno obbligato per cinque anni. Il sospetto che a Rimi sia stato riservato un trattamento di particolare favore viene al magistrato fiorentino (in verità i precedenti controlli della commissione d'inchiesta regionale e dell'Antimafia non hanno fatto mai pensare ad illeciti penali) dal controllo di alcune date: Rimi presenta la domanda il 30 gennaio 1971, ma viene protocollata soltanto il 24 marzo 1971; la giunta regionale romana decise di chiedere il trasferimento a Roma di Natale Rimi: ma la data di questa decisione risale al 4 marzo. Come dire, cioè, che prima fu decisa la richiesta e poi fu protocollata la domanda di Rimi: una circostanza strana. Comunque: il 26 marzo partì la richiesta per Alcamo e il 27 marzo il comune di Alcamo rispose affermativamente. Natale Rimi assunse il servizio la mattina del primo aprile. Per quale motivo — si chiede il magistrato fiorentino — tanta rapidità quando la burocrazia è sempre terribilmente lenta? Guido Guidi