Fiat: gli autobus ci sono mancano gli acquirenti

Fiat: gli autobus ci sono mancano gli acquirenti Le Regioni hanno i fondi, ma non li usano Fiat: gli autobus ci sono mancano gli acquirenti La capacità produttiva è di 7500 veicoli Tanno - Anche il presidente della Federtrasporti condanna "l'inerzia degli enti pubblici" - I prezzi non aumenteranno Sulla «questione autobus» la Fiat ha deciso di «uscire allo scoperto», cioè di mettere alla prova dei fatti quanti da mesi accusano l'azienda di non occuparsi a sufficienza della produzione di autobus e di ritardare la costruzione del nuovo stabilimento per autobus che avrebbe dovuto sorgere a Grottaminarda (Avellino). La Fiat ed i 14 maggiori carrozzieri italiani di autobus (dopo una riunione promossa dalla Fiat stessa) hanno avanzato un'offerta pubblica alle Regioni, formulata nei seguenti termini: «Fiat e carrozzieri possono produrre 7500 autobus all'anno: 3500 la Fiat e altrettanti i carrozzieri, che non devono essere soffocati dall'azienda maggiore. La Fiat ha ottenuto dai carrozzieri l'impegno ad adottare standard uniformi (cioè costruire modelli uguali). I carrozzieri si sono anche impegnati a praticare prezzi prestabiliti e fissati al livello più basso, che è quello della Fiat. Inoltre, la Fiat ed i carrozzieri hanno assunto l'impegno di bloccare i prezzi degli autobus per tutto il 1975 ai livelli del gennaio scorso, affrontando quindi il grosso rischio della svalutazione». Tramite l'Anfia (l'Associazione che rappresenta tutte le industrie automobilistiche italiane) l'offerta è stata presentata alle Regioni il 4 febbraio scorso in una riunione a Roma. In quella seduta le aziende costruttrici hanno fatto di più: «Abbiamo anche presentato uno studio dal quale risultava che gli enti pubblici avevano ancora bisogno nel 1975 di almeno 1700 pullman e che le Regioni disponevano già dei fondi per l'acquisto di 1500 veicoli». In pratica le Regioni hanno lasciato cadere l'offerta perché, nella riunione del 17 gennaio si sono limitate a osservazioni ed a richieste di chiarimenti. «Allora che cosa facciamo? Si continuerà a gridare che la Fiat e l'industria italiana non sono in grado o non vogliono produrre autobus per soddisfare le esigenze del trasporto pubblico?». Questi interrogativi polemici li ha formulati ieri il direttore di «strategia e sviluppo» del Gruppo veicoli industriali della Fiat, Lamberto Savini, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche il direttore delle «vendite autobus», Guglielmo Mondini, e il direttore della «produzione e marketing», Benatti. I tre dirigenti hanno illustrato la situazione che abbiamo esposto sopra. Sono stati preceduti dal presidente della Federtrasporti, onorevole Antonio Marzotto, che nel primo pomeriggio a Roma, in un'intervista, aveva condannato «l'inerzia delle Regioni che da ottobre stanno esaminando diverse possibilità di ordinazioni senza decidere nulla». Ma la cosa più assurda, a parere di Marzotto, è che le Regioni nel corso della riunione svoltasi al ministero del Bilancio il 17 febbraio, abbiano anche evitato di assumere un impegno preciso per l'acquisto dei 1700 autobus offerti dall'Anfia. «Non capisco questa linea di condotta — ha detto Marzotto — e potreri spiegarmela solo con l'obiettivo, da parte delle Regioni, di ottenere dallo Stato un aumento del fondo sviluppo, adeguato al finanziamento di tutto il piano». Si tratta del «famoso piano autobus» ohe prevede la generica necessit adi 30 mila autobus e del quale Marzotto dice: «Il piano autobus non esiste e non potrà essere sollecitamente definito». Il ritardo delle Regioni (solo 12 su 20 hanno fatto conoscere i rispettivi progetti per il potenziamento del trasporto pubblico) ha ancora osservato Marzotto è gravissimo «perché il 30 marzo scade il termine per la prenotazione degli autobus offerti dall'Anfia (ciò al fine di predisporre i programmi produttivi per effettuare le consegne entro l'anno) e perché intorno alla metà di aprile le Regioni sospenderanno l'attività amministrativa in previsione delle elezioni regionali». Intanto, a Cameri (Novara), i 1600 operai dello stabilimento Fiat di autobus sono minacciati dalla Cassa integrazione. «Nelle scorse settimane — ha detto Lamberto Savini — il provvedimento sembrava inevitabile: avevamo centinaia di pullman fermi sui piazzali e 35 miliardi di lire da riscuotere per consegne già effettuate. Adesso la situazione è meno pesante ma sempre grave. A Cameri, comunque, si lavora a ritmo ridotto producendo 10 autobus al giorno invece di 15-16». In queste condizioni «sarebbe delittuoso» ha proseguito Savini, pensare alla costruzione del nuovo stabilimento di autobus di Grottaminarda (Avellino): «A Grottaminarda — ha aggiunto — cercheremo di avviare altre produzioni». Con una capacità produttiva di 7000 autobus all'anno, secondo i tecnici della Fiat, l'industria italiana è tra le maggiori d'Europa, alla pari con i tedeschi. Si potrebbe anche produrre di più «ma oggi non sono gli autobus che mancano, bensì i clienti pubblici che sono scarsi». Il parco pubblico oggi è di circa 30 mila autobus dei quali 10 mila urbani e 20 mila interurbani. I 10 mila autobus urbani comportano, per la gestione, un deficit di oltre 550 miliardi all'anno. Raddoppiando il parco degli autobus si raddoppierebbe il disavanzo. «Comunque l'industria — ha concluso Savini — è pronta; tocca agli altri dire quanti automezzi desiderano e come li pagano». Sergio Devecchi

Persone citate: Antonio Marzotto, Benatti, Guglielmo Mondini, Lamberto Savini, Marzotto, Savini, Sergio Devecchi