"Il procuratore ordinò di trasferirlo a Casale,,
"Il procuratore ordinò di trasferirlo a Casale,, "Il procuratore ordinò di trasferirlo a Casale,, , e . a ? , n Roma, 21 febbraio, (a, b.) «Non è il caso di fare polemiche. Sarebbero dannose per tutti». La parola d'ordine al ministero di Grazia e Giustizia è questa; le disposizioni di Oronzo Reale sono tassative: «Penserò io a rispondere in Parlamento alle -1 domande che l'opinione pub-1 Ulca s* P°ne e che mi s°"° -1 stote esplicitamente rivolte e I eon una serie di interrogazio-1 ni di quasi tutti i gruppi polio- j tici». e : Anche questa mattina il mio ! nistro si è incontrato con il a-j suo capo di Gabinetto, Anto- " nic Brancaccio, con il diretto¬ i uei sae ia ia uaù nzl e oi lna. iaonnà si ti si ea ILffi1.6:13-1! ?ts}L isÌÌtuti dij prevenzione e pena, Giuseppe Altavista, e con Girolamo Minervini, il magistrato al quale arrivò la prima telefonata con la notizia della fuga di Curcio, martedì pomeriggio, mezz'ora dopo l'azione del «commando» delle Brigate rosse nel carcere di Casale Monferrato. E' forse la prima volta che un ministro svolge in prima persona l'inchiesta j su un'evasione. jPolemiche no, ma la verità bisogna ristabilirla, dicono al ministero. Innanzitutto c'è la legge. E' vecchia (18 giugno 1&31) ma sempre valida. All'articolo 178, intitolato «Esecuzione dei trasferimenti», dice: «La facoltà di ordinare, per ragioni di giustizia, il trasferimento degli imputati da uno ad altro stabilimento di custodia preventiva spetta al procuratore generale della Repubblica». Fu Carlo Reviglio della Veneria, procuratore generale di Torino, a chiedere quasi tre n.esi fa il trasferimento di Renato Curcio. Reale ha chie- sto conferma ai funzionari del ministero: «Ecco qua i do cumenti — gli hanno risposto — Per sicurezza avevamo di viso gli imputati delle Brigate rosse, mandandoli in otto o nove carceri. Curcio lo avevamo messo a Novara, un carcere dal quale non sarebbe certe riuscito a fuggire». Pare (e le notizie che arrivano da Tonno_ sembrano confermarlo) ~chiTCurcio non riuscisse ad ambientarsi con gli altri detenuti. Così Reviglio della Veneria, su sollecitazione del giudice istruttore che indaga sulle Brigate ros- se, si rivolse ai funzionari del ''ispettorato distrettuale, ai quali non restò che accogliere la richiesta. Forse a nessuno venne in mente che quello di Casale Monferrato era un «carcere aperto». E il direttore del carcere non poteva ri¬ servare a Curcio, dicono al ministero, un trattamento diverso da quello degli altri detenuti, tutti liberi di uscire daile celle e di Centrarvi sol tanto a sera
Persone citate: Brancaccio, Carlo Reviglio, Curcio, Girolamo Minervini, Giuseppe Altavista, Oronzo Reale, Renato Curcio, Reviglio
Luoghi citati: Casale, Casale Monferrato, Novara, Roma, Torino
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