La politica dell'Iran: presente nel petrolio e futuro nelle armi?

La politica dell'Iran: presente nel petrolio e futuro nelle armi? La politica dell'Iran: presente nel petrolio e futuro nelle armi? Fino a poco tempo fa il servizio segreto iraniano (Savak) collaborava con i servizi di informazione israeliani: ambedue consideravano gli arabi (in particolare gli irakeni e i guerriglieri palestinesi) come potenziali nemici. Oggi invece si parla di accordi crescenti tra il Savak e le organizzazioni palestinesi sulla base di un reciproco scambio di favori: l'appoggio iraniano a queste, e l'appoggio dei palestinesi allo Scià contro le sue opposizioni interne. D'altro canto l'imperatore dell'Iran ha moltiplicato i suoi contatti arabi, dall'Arabia Saudita all'Egitto, e cerca di presentarsi nel conflitto mediorientale con una veste meno partigiana. La sua offerta più importante è stata quella di fornire ad Israele, a prezzo politico, petrolio equivalente a quello che gli israeliani stessi ricavano dai pozzi di Abu Rodcis nel Sinai. Raggiungerebbe così molti obicttivi: renderebbe un favore a Sadat. permettendogli di riprendere possesso dei pozzi, agli americani, permettendo un altro « piccolo passo » a Kissingcr, nonché ad Israele e infine a se stesso, poiché Israele (che già ora importa il 40% del suo petrolio dall'Iran) verrebbe ad essere quasi completamente dipendente da quella fonte di energia. Tutto sembra mostrare che l'Iran sta entrando nella grande politica, e non ha più interesse per i piccoli vantaggi settoriali che potevano essergli offerti da Stati politicamente più isolati come Israele. Lo Scià cerca interlocutori: ma con quali obiettivi? Uno sguardo alle sue capacità può servire di traccia anche per gli obiettivi presumibili. L'Iran è passato in pochi anni da un bilancio della difesa dell'ordine di cir¬ ca un miliardo di dollari, ad uno. per il prossimo anno, circa 10 volte maggiore. Questi soldi sono serviti per costruire uno degli eserciti più moderni del mondo. Disporrà fra breve di circa 1500 carri armati (tra i britannici Chieftain e gli americani M. 60 e M. 47), integrati da più di 2000 mezzi cingolati e un migliaio di cannoni semoventi: sono cifre da Paese centroeuropeo. D'altro canto forse nessuna media potenza è in grado di aggiungere a forze simili l'enorme numero di elicotteri armati acquistati in questi anni dall'Iran (più di 600) ; ciò fa delle forze iraniane le prime con una vera capacità integrata aria-terra, anche nelle operazioni tattiche solitamente riservate ai carri armati. Un'ugual modernità tecnologica e riscontrabile nelle forze navali (che accanto a cacciatorpediniere e fregate allineano già ora 10 hovercraft armati, e ne attendono altri 2, nonché una quindicina di motovedette lanciamissili). L'Iran è già oggi impegnato in una sua piccola guerra, nell'Oman, contro i guerriglieri che dal Dhofar e dallo Yemen del Sud combattono contro quello sceicco arabo. Ciò gli permette sia di mantenere un piede sulla penisola araba, sia di sostituirsi progressivamente alla tradizionale presenza britannica in quella zona (la Gran Bretagna ancora mantiene una base a Masirah, nell'Oman). In prospettiva lo Scià si potrà presentare come il nuovo «protettore» del Golfo Persico, e il garante della sicurezza dei traffici petroliferi da quella zona. Egli inoltre ha un nemico potenziale nell'Irak, che con i suoi missili può minacciare sia le grandi raffinerie di Abadan, sia il ter¬ minale per superpetroliere delle isole Kharg: e non a caso l'Iran appoggia tradizionalmente la dissidenza curda contro il governo di Bagdad. 11 maggiore problema delle forze armate iraniane è nel materiale umano. Già ora risiedono ad Isfahan più di mille istruttori americani (ingaggiati direttamente tra i veterani del Vietnam) ed altri se ne vedono nei pressi della nuova base navale di Chabahar. Dalla ambasciata americana, a titolo di assistenza militare, dipendono più di 1000 militari e 2000 civili, e la comunità americana nell'Iran si avvia a crescere dalle attuali ventimila a più di cinquantamila persone. Malgrado i 12.000 ufficiali che negli ultimi vent'anni si sono addestrati nelle accademie militari americane, l'enorme quantità di materiale bellico comprato od ordinato e la sua alla sofisticazione tecnologica rendono necessario un difficilissimo salto qualitativo, che dovrà radicalmente mutare la cultura tradizionale della classe militare. E' possibile dunque che almeno per un certo periodo l'Iran si contenti di giocare soprattutto le sue carte politiche ed energetiche, senza ricorrere agli strumenti militari. Ma nel prossimo futuro (secondo il governo iraniano, già nel 1978) è possibile che la stessa bilancia dei pagamenti volga sul rosso, malgrado le enormi entrate petrolifere. A questo punto l'Iran dovrà già aver stabilito nuove basi per la sua presenza politica regionale nei confronti di una Arabia Saudita che continuerà ad avere larghissimi surplus finanziari e petroliferi: è possibile che pensi di giocare allora tutto il suo nuovo peso militare. Stefano Silvestri dell'Istillilo Affari Internazionali

Persone citate: Stefano Silvestri