Atletica, i giovani ci credono

Atletica, i giovani ci credono Non esistono soltanto i problemi di Fiasconaro Atletica, i giovani ci credono Albertin guarda a Berruti - Diana soffrirà sui 400 metri (ma sempre meglio che fare il calciatore) - Carattere di Ponzili - Caravani, sprinter coraggioso - Si può contare su Tomasini? (Dal nostro inviato speciale) Genova, 20 febbraio. L'atletica leggera italiana non si lerma se Marcello Fiasconaro ha la sciatrica, o se Mennea (esistono fior di documenti ufficiali in proposito) sta rischiando di spaccarsi negli Stati Uniti, in una trasferta affrontata più per dispetto che per trarne reali vantaggi, in condizioni fisiche non certo ottime visto il sin troppo duro lavoro sostenuto con Vittori. Il velocista insegue i dollari, ma è difficile che gliene diano molti. Lui si è ribellato a chi gli ha fatto notare che la sua « America » era in Italia, ma la realtà è questa. Mezzo milione per gara gli hanno dato gli organizzatori di casa dopo la vittoria romana, e non è poco vista la durata dello spettacolo che può offrire. E' chiaro che uno sprinter va valutato per gli sforzi sostenuti anche in preparazione e non per I 10 o 20 secondi di gara, ma resta il fatto che altrove I velocisti non hanno queste quotazioni. All'estero vogliono piuttosto i mezzofondisti, Arese quasi è più noto In Scandinavia che da noi. I problemi degli « assi » fanno a volte passare in second'ordlne quelli degli altri, non meno Importanti per lo sviluppo dell'atletica leggera. I campionati indoor di Genova hanno fatto vedere pur fra le molte delezioni che il movimento di base non si arresta, e va seguito con cura perché è Ira i giovani che si debbono cercare I ricambi per le « punte » che prima o poi. inevitabilmente, avranno un declino. Ma ne esistono, dei giovani di talento? Qualcosa si vede, anche se molti necessitano di molte controprove per passare dal ruolo vago di speranze a quello più concreto di realtà. Alberto Diana, sangue paterno pugliese e materno di Bra fusi in un ragazzone solido e concreto, è uno di questi. Gareggia per l'Atle¬ tica Balangero. sodalizio creato a seguito tuttora dai Marletta (anche se Giacomo, maratoneta di valore, si è stancato), tenuto su dalla passione di Mario Valpreda, uno di quei tecnici che trovano soddisfazione nel loro lavoro anche se vedono raramente il loro nome sui giornali. Diana è del '56, ha diciannove anni, un fisico solido ed un volto che ricorda nei tratti scuri quello di Gentile, il non dimenticato triplista. Ha primati personali di 10"5 sui 100. 21"1 sui 200. 48"2 sui 400, distanza che predilige anche se Valpreda lo « vede » più forte sugli 800. A Genova è stato bloccato da un risentimento muscolare che deve ora convincerlo a non rischiare, ma che non intacca le sue notevoli doti potenziali. Diana arriva dal calcio, era un'ala di buon valore nelle squadre minori bianconere, Pedrale ancora lo ricorda come un giovane promettente. Perché se ne è andato dal football? Lo spiega lui stesso: « E' un mondo difficile, a volte falso, pieno di contraddizioni. Ad un certo punto la Juve mi dirottò al Borgosesia, è stata la mia fortuna. Giocai sì e no due partite, poi cambiai aria. La mia famiglia vive a Lanzo, papà lavora alla Ceat e tifava per il figlio calciatore, mia mamma preferiva l'atletica, lo avevo già conosciuto questo sport a Balangero, mi buttai con decisione ed ora sono felice. Gareggio per me stesso, per motivazioni intime, non sono legato ad una squadra, i miei sforzi non rischiano di andare in fumo perché un compagno batte la fiacca. E sono io, non corro rischi. Mi facevano pena quei ragazzi strappati alle loro famiglie, venete o pugliesi, e concentrati a Torino per giocare al calcio, anche se ben assistiti. Con loro non sono mai riuscito ad intendermi ». Eddy Albertin è coetaneo di Diana, a Genova è stato fra I finalisti dei 60 metri. Famiglia di origine padovana, nato a Borgaretto dove vive, gareggia per il Cus Torino. Capelli rossi, aria | sbarazzina, una gran voglia di far- sì valere ma senza superbia, un gusto della battuta che lo rende simpatico subito. Praticamente esce adesso dal primo Inverno di preparazione seria, sta già godendone i frutti. Primati personali di 6"7 sui 60, 10"S sui 100, 21 "6 sui 200, 48" sui 400 affrontati so- lo In staffetta, 15"6 sui 110 ostacoli. Studia (di sera) da geometra, la sua giornata comincia al mattino nel negozio di parrucchiere del padre, prosegue al pomeriggio con l'allenamento, si conclude con I libri. « Certo è dura — dice — ma non mi lamento. Mi dispiace solo quando, per le trasferte, non posso dare una mano al babbo, che ne ha bisogno ». Tutta la mattina la passa in piedi, in bottega, anche questo è un handicap. « Sempre il peso del corpo sulla gamba destra sulla quale ruoto facendo barbe e shampoo. Per questo a volte mi fa male. Ma non cambierel, è troppo bello correre ». // suo modello è Berruti. Spera un giorno di sostituirlo nella graduatoria sociale del Cus Torino, che vede Livio sempre leader nello sprint. L'atletica azzurra conta molto su lui e Diana, a patto che sappiano sacrificarsi a fondo. Con loro altri giovani. Il ventiduenne Caravani, il veneto che ha vinto lo sprint, il saltatore in alto Lorenzo Bianchi, l'altro veneto del Cus Torino (dove i tecnici stanno lavorando benissimo, da Astrua a Madaro, a Vallet che cura appunto velocisti dal 100 ai 400) Orfeo Ponzin, unico italiano presente a Genova nella finale dei 400 metri. Un ragazzo forte, coraggioso, deciso. Giovane, anche se di carriera già lunga ma non ancora « sfruttata » é Aldo Tomasini, che ha vinto i 3 mila metri dopo una dura lotta con Zarcone. Tomasini ha alle spalle molte stagioni di lavoro intenso ma non veloce, ha un • fondo • che dovrebbe consentirgli di esplodere adesso. Il suo traguardo, da sempre, sono state le Olimpiadi di Montreal. Qualcuno sorrideva, adesso è luì a rìdere di gusto. « Il lavoro paga » si dice in atletica, ed è già un modo di educare la gioventù. Bruno Perucca Di Albti Pi t i (N) Diana, Albertin e Ponzin, tre ragazzi per sperare (Nazzaro)