La letteratura selvaggia di Stefano Reggiani

La letteratura selvaggia La letteratura selvaggia Verona, febbraio. Dalle fabbriche arrivano i manoscritti, contesti di volantini e di ordini del giorno, con titoli che stanno tra l'impegno politico e la confessione autobiografica. Sono racconti, romanzi, spesso poesie. C'è chi scrive in stampatello (« Il compagno che doveva copiare a macchina s'è ammalato»), chi è già alla stesura ciclostilata. Arrivano manoscritti anche dalle campagne del Sud, e dall'estero. Carlo Lenzi propone una raccolta: Assolo di clessidra, versi per semplici; Giuseppe Galzerano da Casalvelìno Scalo alcuni testi sulla « filosofia contadina ». f« Lettore, non scandalizzarti del mio gergo, un po' sporco e fetente... Esprime il mio stato d'animo »/. Dalla Spagna un militante clandestino del Frap propone poesie operaie in lingua spagnola con la versione italiana a fronte. Molte lettere accompagnatorie sono schiette e conclusive: « Caro editore, cari compagni, finalmente ci si interessa della letteratura fatta dagli operai, della poesia nata in fabbrica. E' un modo nuovo di essere insieme e di fare politica. Unisco le mie poesie, il mio romanzo ». Il caso della letteratura operaia, chiamata anche all'inizio letteratura selvaggia, sta raccogliendo nuove polemiche e soprattutto nuovi materiali. L'editore veronese Giorgio Bertani ha deciso di inserire nella sua collana di testi politici i romanzi e le poesie arrivati dalla fabbrica. E' il primo a istituzionalizzare il fenomeno; i precedenti appartengono piuttosto al colore e alle inclinazioni populiste dei letterati di mestiere. Anche l'esempio più recente di Vincenzo Guerrazzi (che ha pubblicato due libri con Marsilio e con Savelli) sembra assorbito completamente dalla moda culturale e dal mercato. L'autore è un operaio che cerca di fare il salto, di passare dall'altra parte, nella corporazione degli scrittori. Tuttavia è bastato il suo piccolo successo, è bastato l'annuncio dell'iniziativa di Bertani per riaprire tra i letterati una discussione sui grandi principi (e sui propri privilegi). Il problema è questo: si può fare poesia se non si è padroni assoluti del linguaggio? Si può fare letteratura solo comunicando le proprie esperienze ai compagni? A che titolo gli operai pretendono di entrare nel regno della espressione, dove saranno sempre subalterni dei veri poeti? E' un misto di razzismo culturale e di buon senso, di ovvietà critiche e di preoccupazioni raffinate. E' vero che in Italia la « poesia » costituisce la più dolce e la peggiore delle consolazioni; è vero che la persona accademicamente non colta è sempre tentata di ripetere gli stilemi e le cadenze della poesia altrui, orecchiata e sofferta; è vero che non basta l'esperienza di fabbrica a riscattare i propri versi. Si risponde: e allora? La premessa estetica rischia di diventare una trincea nominale. Chiamiamola non-letteratura di fabbrica e vediamo che cosa vuole, a chi serve realmente, se chiarisce meglio del manifesto e del volantino i contenuti politici. Siamo andati nell'ufficio di Bertani a sfogliare i manoscritti. Tre libri sono già pronti per la tipografia. Vogliono cacciarci sotto di Ferruccio Brugnaro, operaio alla Montefibre di Porto Marghera, avrà una nota introduttiva di Andrea Zanzotto, il più sottile e difficile dei poeti italiani. Brugnaro scrive infatti come un poeta colto (« Non sottovalutate / il mio gesto di fuoco / le mie parole a coltello / il mio morso costante al mondo»; e si giustifica nella prefazione: « La poesia diventa per me e per i miei compagni un momento di riflessione, di arresto per poi ripartire subito, con più chiarezza, con più forza ». Franco Donaggio, operaio e sindacalista alla Chàtillon, pubblicherà In fabbrica. Ogni giorno, tutti i giorni. Spiega: « Sento la esigenza di comunicare con gli altri non per insegnare, ma per fare capire che cos'è la fabbrica, che cosa sono per noi le esperienze di lotta ». Ninetta Zandegiacomi di Treviso allarga la mira. Raccoglierà i testi migliori dei « giornali di fabbrica » della Montedison di Ferrara. E' un libro dedicato soprattutto ai sindacalisti, Bertani ritiene che sarà un successo. Stefano Reggiani

Luoghi citati: Ferrara, Italia, Savelli, Spagna, Treviso, Verona