Dal fascista dilaniato sulla moto la verità sulla strage di Brescia? di Gino Mazzoldi

Dal fascista dilaniato sulla moto la verità sulla strage di Brescia? I magistrati stringono i tempi su Ermanno Buzzi Dal fascista dilaniato sulla moto la verità sulla strage di Brescia? (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 20 febbraio. Pare stia finalmente venendo a galla la verità sulla morte dell'estremista di destra Silvio Ferrari di 22 anni, saltato in aria la notte del 19 maggio dello scorso anno in piazza Mercato a Brescia mentre, a bordo della sua Vespa, stava trasportando una bomba ad orologeria. Non è da escludere che le indagini possano imboccare la giusta strada anche per quanto riguarda la strage avvenuta dieci giorni dopo in piazza della Loggia: secondo gli inquirenti i due tragici e drammatici episodi potrebbero avere la stessa matrice e protagonisti comuni. Per l'intero pomeriggio il giudice istruttore dottor Domenico Vino, nella caserma dei carabinieri di via Alberto Mario, sede del nucleo investigativo, ha interrogato i membri della famiglia Papa, coinvolti con Ermanno Buzzi, il «nazista», nei furti di opere d'arte compiuti probabilmente per finanziare le imprese terroristiche di cui il Buzzi è sospettato. Si tratta di Luigi Papa, di 56 anni, e dei suoi figli Raffaele, di 26, Domenico, di 23, Angelino, di 19. Luigi e Domenico debbono risponde¬ re di reticenza, gli altri due di falsa testimonianza e di furto di opere d'arte. I quattro sono stati prima interrogati separatamente e poi messi a confronto tra loro per accertare i retroscena della morte di Silvio Ferrari. Nel corso dei due precedenti interrogatori Angelino Papa aveva riferito di avere saputo da Ermanno Buzzi che Silvio Ferrari, uno dei gregari del loro gruppo, dopo aver accettato di compiere un attentato, si era «tirato indietro» provocando la reazione del «capo». Questo aveva fatto sorgere il sospetto che fosse stato ucciso per vendetta. Ma il Buzzi, nel corso degli interrogatori cui è stato sottoposto nel carcere di Belluno dove si trova rinchiuso, non soltanto ha respinto questo addebito, ma si è atteggiato a salvatore di vite umane, sostenendo che, non appena saputa la cosa, aveva dato incarico a Raffaele Papa di telefonare al 113 per avvertire gli agenti che verso le 3 di notte ci sarebbe stato un attentato nello stabile di via Milano angolo con viale Italia, dove si trova il locale notturno «Blue not» frequentato da estremisti di destra. Subito dopo questa allarmante telefonata la polizia si era precipitata sul posto e, per misura precauzionale, aveva fatto evacuare gli inquilini del palazzo e i clienti del night-club: tra questi c'era anche il Ferrari, subito fuggito portando con sé la bomba ad orologeria che poi è esplosa mentre stava attraversando piazza Mercato. Ermanno Buzzi dunque, a suo dire, facendo dare l'allarme dal Papa, avrebbe salvato molte vite umane. Gli inquirenti si sono sempre dimostrati scettici su questa versione e ritengono invece la telefonata sia stata un trucco proprio per eliminare il Ferrari Secondo quanto avrebbero potuto accertare i carabinieri del nucleo investigativo, il giovane aveva passato la serata con alcuni amici in un locale notturno sul lago d'Iseo tornando a Brescia verso le due piuttosto alticcio. Anziché andare a dormire, però, ha fatto altre cose e un'ora dopo è saltato in aria in piazza Mercato. Con chi si è incontrato? Pare sia stato visto coi fratelli Papa all'Ariston di viale Venezia, altro ritrovo abituale dei neofascisti. Da qui si sarebbe mosso per andare a colloca¬ re l'ordigno. Quale fosse l'obiettivo nessuno finora ha voluto dire. Pare comunque che la bomba dovesse scoppiare verso le 3,30: chi ha anticipato il timer? E' quanto gli inquirenti chiedono. L'interrogatorio di Luigi Papa e dei suoi figli a tarda notte era ancora in corso e forse riprenderà domani. La soluzione di questo giallo è legata anche ad un altro misterioso episodio: la morte di Carlo Valtorta, altro estremista di destra, di 41 anni, da Cassano d'Adda, avvenuta quella stessa notte in seguito ad un incidente stradale verificatosi in via Milano: qualcuno avrebbe visto la macchina seguire la « Vespa » del Ferrari poco prima dell'esplosione. In tutte queste vicende compare sempre Ermanno Buzzi, il cui ambiguo comportamento ha fatto nascere su di lui sospetti anche per la strage di piazza della Loggia. Infatti cinque minuti dopo l'attentato, inspiega bilmente, Ermanno Buzzi si è recato a Palazzo di Giustizia con Ugo Bonatti, evidentemente per crearsi un alibi. E' questo uno degli altri punti fondamentali dell'inchiesta. Gino Mazzoldi

Luoghi citati: Belluno, Brescia