Con un pilota nel bel cielo blu di Remo Lugli

Con un pilota nel bel cielo blu "Ho passato 24 ore assieme a un comandante di jet„ Con un pilota nel bel cielo blu Roma-Tunisi-Roma-Milano in poche ore di volo - L'aereo era guidato da Giovanni Nurchi, 32 anni, uno dei più giovani comandanti di DC-9 ■ Il nostro inviato s'è seduto in cabina ed ha seguito tutte le manovre (Dal nostro inviato speciale) Milano, 20 febbraio. Passano con un sibilo; si alza la testa e il più delle volte non si vedono, sono già oltre i tetti, vicini alla pista d'atterraggio se in arrivo o infilati in una nube se in partenza. Per i passeggeri novizi che sono lassù è un'avventura, per altri un viaggio normale, poco più di un percorso sul tram. E per i piloti che vivono di questo lavoro? Trascorriamo una giornata con un comandante dell'Alitalia. E' Giovanni Nurchi, cagliaritano, 32 anni, uno dei più giovani comandanti di DC 9. Sposato con una conterranea, padre di due bambine, abita in un paese vicino a Roma, Vitinia. Davanti alle finestre della sua casa si stende una campagna in leggero declivio, macchiata dal verde scuro dei pini a ombrello e dai punti bianchi delle pecore. Un'immagine bucolica, ecologicamente pura. «Peccato che spesso è via, lontano» dice la signora Maria Rosa, la moglie. E' l'unico rimpianto che entrambi provano per questa professione di lui. Non ha paura, non preoccupazioni: statisticamente quello del pilota è un lavoro più sicuro di molti altri. La giornata che vivo con il comandante Nurchi è un sabato. Il suo primo volo parte alle 16,40 da Fiumicino. Facciamo colazione tranquilli, in casa, tra i sorrisi allegri delle bambine, grosse nuvole nere rotolano al fondo del cielo, sulla cortina dei pini. «Può darsi che sia un viaggio un po' movimentato» dice. Non tocca vino. «Se partissi stasera, un bicchiere adesso lo berrei, ma parto nel pomeriggio». Alle 15, come da programma, arriva sotto casa l'auto dell'Alitalia. Si parte per l'aeroporto. La prima tappa è al Briefing, una sala dove affluiscono tutti gli equipaggi e dove il comandante prende visione del cartello di rotta, che comprende le carte meteorologiche, i bollettini e ogni altra istruzione sul volo. Il secondo pilota sarà Danilo Giannetti, 31 anni, da tre sui DC 9. Gli equipaggi si formano di volta in volta, per ogni volo o serie di voli. Per ognuno dei 33 DC 9 della società di bandiera ci sono sei equipaggi, circa duecento comandanti, duecento secondi piloti e molte centinaia di assistenti. Gli equipaggi devono riposare, gli aerei invece devono volare il maggior numero possibile di ore nell'arco della giornata. Nurchi e Giannetti non hanno mai viaggiato insieme prima d'ora, sebbene da parecchi anni pilotino i DC 9 e chissà quando torneranno a far coppia. LT-Diku - Isola d'Ischia è al parcheggio B 7. Alla guida di Nurchi e Giannetti oggi dovrà volare a Tunisi e tornare a Roma. Il servizio dei due piloti continuerà poi con meta Milano, ma con un altro aereo. L'apparecchio è circondato da veicoli e operai; a poppa c'è anche un camion con torretta mobile e dentro alla torretta c'è un uomo che sta lavorando attorno ai timoni. «Ci sarà Qualcosa che non va» dice Nurchi. Appena entra in cabina apre il «quaderno tecnico di bordo» e legge l'annotazione lasciata dal comandante che poco fa è arrivato con lo stesso velivolo da Amsterdam: «Fulmine parte destra aeromobile, controllare gli scaricatori statici». Sale il capo degli operai: «Effettivamente è bruciato uno scaricatore — dice —, lo stiamo sostituendo, non faremo ritardo». Mi spiegano che gli aerei possono anche essere colpiti dal fulmine senza che succeda nulla di grave, solo un gran rombo e la possibile fusione di questi piccoli aggeggi che sono in coda e servono a scaricare l'energia. Arrivano il secondo pilota e gli assistenti, tre stewads e una hostess. Nurchi e Giannetti iniziano le operazioni di controllo agli strumenti e apparati, una prima serie che sarà seguita da altre, in volo. Il comandante fissa il quantitativo di carburante che deve essere immesso, 9400 litri, il quale consente un margine di sicurezza tale da poter tornare a Roma e fare anche mezz'ora d'attesa sull'aeroporto. Rapido imbarco dei passeggeri e poi decollo. Sono anch'io in cabina, seduto su un seggiolino tra i due piloti, davanti a una distesa di strumenti che sale fin sopra le teste. Oltre il parabrezza il cielo è cupo e infatti il radar di bordo, un piccolo video rotondo che scruta continuamente l'area antistante la prua fino a 180 miglia, indica due grosse formazioni di cumuli nembi. Nurchi chiede via radio alla torre di controllo di poter virare a sinistra per infilare un varco meno minaccioso. Gli consentono una mezza virata. Forse è sufficiente. Le vie aeree sono come binari, bisogna seguirli scrupolosamente, ogni deviazione deve essere autorizzata da coloro che a terra seguono e dirigono il traffico aereo. Ora è Nurchi che pilota, Giannetti tiene i contatti radio ed effettua i controlli; al ritorno i piloti invertiranno le parti. Superiamo il primo grosso temporale, ma vicino a Tunisi ce n'è un altro. Comunque si passa, si arriva in perfetto orario, 56 minuti anziché 58. Un'ora di attesa all'aeroporto tunisino, densa, per i piloti, di altri controlli, anche esterni, all'apparecchio. Nuovo rifornimento con ampio margine di cherosene in più per atterrare, all'occorrenza, in uno degli aeroporti alternati, Pisa o Napoli o Palermo, se Fiumicino fosse chiuso. Alle 20 siamo di nuovo a Roma e alle 21 ne ripartiamo per Milano Linate, ultima tappa, con un altro DC 9, l'I-Dikr-Iisola di Torcello. Si continua a viaggiare fra i temporali. Uno, dieci minuti dopo il decollo, è veramente minaccioso. Si cerca una deviazione, ma ci si trova ugualmente tra i fulmini; li vediamo oltre il parabrezza stamparsi bianchi sul buio della notte come enormi rami d'albero capovolti. Si balla un pochino, ma all'Elba è tutto finito, c'è sereno e anche Linate s'annuncia con buonissima visibilità, fatto eccezionale per questa stagione. Alle 22 anche questo volo finisce; fra un'ora Nurchi e Giannetti saranno in albergo, la loro giornata sarà conclusa. Nurchi ripartirà domani pomeriggio per Francoforte, tornerà subi¬ to dopo a Milano e infine an-drà a Roma. Certi giorni deve affrontare quattro tratte diverse. In un mese Nurchi ha dieci giorni di riposo comprensivi di tutte le festività; stipendio, come comandante, intorno alle ottocentomila lire; trenta giorni di ferie all'anno. E' entusiasta del suo lavoro, come del resto Giannetti. «Solo con la grande passione si può continuare ad affrontare ogni giorno gli stessi stress. Decollo ed atterraggio sono momenti cruciali che richiedono una tensione intensa». Giannetti aggiunge: «Partire con un "Jumbo" e andare in America è certo meno faticoso che fare la spola nell'area mediterranea». Non sempre si viaggia con la massima sicurezza. Ci sono apparati a terra predisposti 1 per l'assistenza degli apparec- chi in volo, che a volte qua e là non funzionano anche per lunghi periodi, come a Venezia l'estate scorsa o a Linate un mese fa. «E in questi casi 0 non si può atterrare o si viaggia con la speranza di vedere, sotto la nostra responsabilità — dice Nurchi —. L'assistenza a terra è opera dei militari, bravissimi, ma che non possono fare miracoli quando gli impianti si guastano per insufficiente manutenzione. All'estero i controllori dei voli sono pagati come 1 piloti, da noi hanno invece le paghe militari, sensìbilmente inferiori». Senza parlare poi dei soliti aeroporti come Palermo, Bari, Catania, Brindisi, Alghero, Cagliari che mancano o di questo o di quel tipo di apparecchiatura assistenziale. Gli aerei oggi sono macchine estremamente raffinate e sicure, veri gioielli. Alcuni aeroporti sono, al contrario, lacunosi e alle loro manchevolezze debbono porre rimedio i piloti con zelo e perizia superiori. Due volte all'anno i piloti sono sottoposti a visite mediche per il controllo del loro grado di efficienza fisica. Si prova anche, periodicamente, la loro capacità professionale con voli simulati e veri, anche fingendo avarie a un motore. «Un mestiere che non cambierei con alcun altro — dice il comandante Nurchi —. Però a volte mi chiedo: se un giorno un controllo medico mi giudica inabile, cosa mi metto a fare a questa età? Non è piacevole vivere con una spada di Damocle sul capo». Remo Lugli Aeroporto di Fiumicino. Quattro chiacchiere con le colleghe in attesa della partenza (Telcfoto Team)