Guerriglia e dramma sulle Ande boliviane

Guerriglia e dramma sulle Ande boliviane PRIME VISIONI SULLO SCHERMO Guerriglia e dramma sulle Ande boliviane "Sangue di condor", di Jorge Sanjines: lotta politica, etnografia e lirismo - "L'ambizioso" di Squitieri: storia di un guappo Sangue di condor di Jorge Sajines. Boliviano. Segnalato dalla critica. Cinema Arco. Quando questo film boliviano fu presentato a Venezia nel '69, fece dire «è molto dubbio ch'esso abbia la forza di entrare nei circuiti normali». E invece, sia pure a passo di lumaca, ci è arrivato: segno che in questi sei anni qualcosa è mutato. Yawar Mallku («Sangue di condor»), realizzato tra le montagne della Bolivia e nella capitale La Paz da un gruppo di cineasti indipendenti, guidati dal regista Sajines, ha una storia molto semplice che volge la sua punta verso gli Stati Uniti. Le provvidenze dei nordamericani per il controllo delle nascite in Bolivia e relativa sterilizzazione delle primaiuole o donne di primo parto, ledono la dignità e la suscettibilità degli abitanti di un povero villaggio, tuttavia fedeli alla causa della fecondità e traenti oroscopi dalle foglie di cola. I più esemplari di essi, costatato che dopo l'arrivo dei «grinsos» non nascono più bambini, eletto a loro capo l'indio Ignacio, si sollevano contro tale politica antidemografica che ha molto del nazistico e che ha portato alla costituzione, nell'ambito della comunità, di un centro antifecondativo. Della cosa s'impaccia la polizia, molti dei sollevati vengono trucidati e Ignacio resta gravemente ferito. Trasportato dalla moglie Paulina a un ospedale di La Paz, quivi il responso è chiaro: solo una buona quantità di plasma sanguigno può salvargli la vita. A questo punto il film si trasporta sul fratello del ferito, l'operaio Sixto, che non avendo denaro per acquistare il plasma, si mette a cercarlo per amor di Dio, e dopo aver bussato a molte porte non lo trova; sicché il disgraziato Ignacio muore. Il film si conclude con l'immagine di Sixto, che, indossato il costume della sua comunità, torna dai suoi impugnando il fucile. Si potranno notare incongruenze stilistiche e avventatezze demagogiche, ma l'impressione che vince è quella di un'innegabile, se pure grezza, «autenticità». Sulle maschere gravi dei due interpreti principali (che come tutti gli altri non sono attori professionisti) il regista ha efflcamente condensato il dramma religioso e sociale di un popolo di lingua «quechua», che non intende l'etica della «pillola», soprattutto quando abbia ragione di ritenerla politicamente interessata. Se per certi caratteri estrinseci Sangue di condor può far pensare al neorealismo (levatone però l'abuso, alquanto inopportuno, dei «flashes back»), nell'intimo esso è un documento di cinema assai originale, dove l'etnografia si solleva al lirismo e la dottrina marxistica risulta felicemente commista dell'elemento irrazionale e magico, proprio dei popoli innocenti. Queste cose noi le diciamo; il film le fa «vedere» col vigoroso risalto delle immagini. ★ ★ L'ambizioso di Pasquale Squitieri, con Joe Dallesan dro, Raymond Pellegrin, Stefania Casini. Italiano, colore. Cinema Ambrosio. Dal precedente albo dei Guappi era avanzata una figura su cui lo stesso regista ha impiantato un altro film, ma ambientato ai nostri giorni. Si tratta di Aldo, un mariolo dedito al contrabbando di sigarette, che per avere sgraffignato sulla tangente dà nel naso a don Enrico, capo della malavita, che lo espelle da Napoli. Ma il giovinotto non si arrende e a Roma entra in un giro di droga che lo riporta a Partenope. Ma quanto cresciuto d'importanza! Circondato da una sua «gang», può ora tener testa all'avversario e dettargli condizioni. Con la ricchezza vengono an¬ che le donne, e Luciana, una brava ragazza che lo aveva aiutato nel bisogno, credendosi messa da banda (come le fa credere don Enrico), si toglie la vita. Questo fa si che Aldo spacci definitivamente l'avversario, ma per cadere poco dopo egli stesso, come ; vuole la legge della malavita, | in un tranello mortale. Il film è esemplato su mo delli gangsteristici americani con quel tanto di esagerazio ne che caratterizza i ricalchi., Nauseabondo di violenza, è | troppo finto, troppo vicino ai moduli del romanzo popolare, perché possa servire di scuola al malfare. Ma qui è anche il suo piccolo pregio, consistente in vivacità di azione, agilità di trapassi, e colorita rappresentazione degli ambienti della «mala» napole- ; tana, infarcita di motocross, | pugilato, sale-corsa, flippers, pelota e molto moltissimo night. E' interpretato, in giusta ch'ave malaticcia, dall'efebico protagonista di Trash, , affiancato dal provetto Pelle | grin e dalla gentile Casini,

Persone citate: Joe Dallesan, Jorge Sajines, Jorge Sanjines, Pasquale Squitieri, Raymond Pellegrin, Squitieri, Stefania Casini, Yawar

Luoghi citati: Bolivia, La Paz, Napoli, Roma, Stati Uniti, Venezia