Edilizia grande ammalata Il governo è troppo lento

Edilizia grande ammalata Il governo è troppo lento Per costruttori, sindacati e cooperative Edilizia grande ammalata Il governo è troppo lento La crisi rischia di arrivare a un punto di "non ritorno chieste sindacali Le ri- Posizioni contrastanti sul "risparmio casa" Roma, 20 febbraio. Per l'edilizia, una tra le grandi «ammalate» della nostra economia, il Centro di documentazione economica per giornalisti ha chiamato stamane a consulto i costruttori, i sindacati e le cooperative. La diagnosi è stata concorde: il settore versa in uno stato preagonico (nel 1974, secondo i primi dati, le costruzioni iniziate sono risultate inferiori del 23-25 per cento a quelle, già modeste, del 1973; le progettazioni del 17-18 per cento) e si rende quindi necessaria una terapia d'urto, quella del reperimento immediato di tutti i finanziamenti disponibili per mandare avanti almeno le opere pubbliche e di edilizia economica e popolare. A questo proposito, è stato ricordato che ben 400 miliardi di lire giacciono inutilizzati alla Cassa depositi e prestiti. Sono, in pratica, i contributi versati dai lavoratori alla Gescal prima della recente liquidazione dell'ente. I partecipanti al dibattito (per l'Associazione dei co- struttori, Ance, il presidente Perri, il vicepresidente Provera ed il direttore generale Gambarota; per la Federazione lavoratori della costruzione i segretari generali Truffi, Ravizza e Mucciarelli; per le Cooperative il presidente dell'Ancpl, Prandini) hanno rilevato che se non si agirà subito la crisi del settore rischia di arrivare ad un punto di «non ritorno», con un'inevitabile caduta verticale dell'occupazione e dei livelli produttivi. Non sono quindi mancate le critiche al governo. Il presidente dell'Ance, Perri, ha lamentato in particolare che i tempi di maturazione della strategia governativa per l'edilizia (specie il piano triennale 1976'78 di 3000 miliardi per le abitazioni) sono «immotivatamente defatiganti rispetto alla gravità della crisi produttiva e alle tensioni sociali che ad essa si riconnettono». Finora, ha aggiunto Perri, si è riusciti a far andare avanti i cantieri, ma dopo oltre dieci mesi di inerzia «la liquidità aziendale si è del tutto esaurita, mentre permangono inadempienze nei pagamenti alle imprese che si vedranno costrette a chiudere». Ancora più dure le posizioni della Federazione dei lavoratori della costruzione («il governo guarda al futuro e ignora il presente»), che per il rilancio del settore chiede: il rifinanziamento immediato delle opere pubbliche in corso di esecuzione o di appalto (sono necessari 1500 miliardi); il finanziamento del parco progetti delle Regioni pronto per essere appaltato; la garanzia del finanziamento dei progetti di edilizia sovvenzionata appaltati nei mesi scorsi dagli Istituti autonomi case popolari e dalle cooperative (1000 miliardi); il rifi- I nanziamento della legge sulla 1 casa; il varo di un piano de I cennale che porti alla costitu- zione di una «finanziaria pubblica» che amministri le risorse destinate al settore. Comunque, hanno aggiunto i sindacati, una prosecuzione dei contributi dei lavoratori (estesa a tutte le categorie produttive e non solo all'in-dustria) e dei datori di lavoro può essere accettata soltanto se da parte del governo verrà assicurato un intervento almeno pari all'entità dei contributi. Le differenti prese di posizione dei partecipanti al dibattito hanno riguardato soprattutto il piano «risparmio casa» elaborato dai tecnici della Banca d'Italia. Favorevole in linea di massima l'Associazione dei costruttori, a condizione che si determini un fondo di rotazione per il prefinanziamento dell'edilizia anche su aree della «167»; molto scettici i sindacati e i dirigenti delle cooperative, e. p.

Persone citate: Gambarota, Mucciarelli, Perri, Prandini, Provera, Ravizza

Luoghi citati: Roma