Incriminato l'ex presidente della Regione Lazio di Guido Guidi

Incriminato l'ex presidente della Regione Lazio Le indagini giudiziarie sulle infiltrazioni della mafia siciliana negli uffici a Roma Incriminato l'ex presidente della Regione Lazio E' il de Girolamo Mechelli, attuale assessore al Bilancio - Avrebbe favorito, per interesse privato, l'assunzione del figlio di un "boss" siciliano - Due arresti Roma, 20 febbraio. Per «la marcia su Roma» della mafia è cominciata un'indagine a Firenze. Si tratta di un inizio clamoroso che si articola su due arresti (quello di Italo Jalongo, già consulente fiscale di Frank Coppola, e quello di Natale Rimi, figlio e fratello di due boss mafiosi di Alcamo) e su tre incriminazioni (semplice mandato di cattura) di altrettanti personaggi politicamente qualificati: l'ex presidente della Regione Lazio (ora assessore al Bilancio), Girolamo Mechelli, democristiano, il presidente di tribunale, Severino Santiapichi e il dottor Michele Vitellaro, già rispettivamente consulente giuridico e capo di gabinetto della giunta regionale. L'accusa è uguale per i cinque imputati (interesse privato in atti di ufficio, che il codice punisce con la reclusione da 6 mesi a 5 anni), ma il magistrato fiorentino ha riservato a Jalongo e a Rimi un trattamento particolarmente se¬ vero per due motivi: evitare una eventuale fuga e la possibilità che, liberi, «inquinassero» le prove. La scoperta che la mafia dalla Sicilia tendeva a spostarsi nella penisola e soprattutto a Roma risale all'epoca delle indagini sulla scomparsa di Liggio dalla clinica romana dove era ricoverato: primi mesi del 1970. Il questore Angelo Mangano chiese ed ottenne che il telefono di Frank Coppola venisse posto sotto controllo e si accertò che il ragionier Italo Jalongo, parlando con l'anziano boss mafioso, gli aveva comunicato che stava interessandosi per fare assumere Natale Rimi alla Regione Lazio. Dopo quasi un anno, scoppiò lo scandalo: la Regione dispose un'inchiesta, accertò che Natale Rimi lavorava in un ufficio importante e trasmise le conclusioni alla Commissione antimafia. Natale Rimi ha poco più di 30 anni, è ragioniere e lavorava negli uffici comunali di Al¬ camo. Fu arrestato nel luglio 1971 nel processo alla mafia che si è concluso nell'agosto scorso a Palermo: ma è stato assolto per non avere commesso il fatto. Suo padre, Vincenzo, e suo fratello, Filippo, sono rimasti coinvolti nell'uccisione del figlio di Serafina Battaglia: ma condannati all'ergastolo hanno ottenuto che la Cassazione annullasse la sentenza e disponesse un nuovo processo che, dopo circa due anni, ancora deve essere celebrato: ovviamente sono liberi per decorrenza di termini. Quale motivo ha spinto Italo Jalongo a interessarsi per ottenere il trasferimento di Natale Rimi dall'ufficio comunale di Alcamo alla Regione Lazio? La risposta che la Commissione antimafia ha ottenuto a questo interrogativo è generica: il giovane aveva voluto togliersi dall'ambiente paesano ed aveva chiesto al consulente fiscale di Coppola se era possibile trasferirsi a Roma. Ma come Jalongo era en¬ trato in rapporti con Natale Rimi? Spiegazione: il ragioniere era andato per affari ad Alcamo, aveva conosciuto il giovane che era stato molto gentile con lui ed aveva voluto ricambiare questa sua gentilezza. Su Italo Jalongo l'Antimafia dà queste informazioni: qualche precedente penale (estorsione ed assegni a vuoto), interessi in «affari poco chiari», qualche viaggio negli Stati Uniti e molti in Sicilia. Quando scoppiò lo scandalo Rimi il questore di Roma propose al tribunale che venisse inviato al soggiorno obbligato per 5 anni (massimo della sanzione), ma il tribunale lo prosciolse. Il procuratore della Repubblica impugnò la decisione, ma la corte d'appello confermò la sentenza del tribunale: in quell'occasione fece un notevole scalpore il fatto che l'allora procuratore generale, Carmelo Spagnuolo, avesse voluto esaminare personalmente il caso decidendo che l'accusa non avrebbe insistito sull'appello contro l'assoluzione. L'interessamento di Italo Jalongo al trasferimento di Natale Rimi a Roma da Alcamo fu determinante: il consu- lente tributario di Frank Cop-pola ne parlò personalmente con l'allora presidente della Regione, Girolamo Mechelli,ai quale fu presentato dal consulente giuridico della Re-gione, giudice Severino San-tiapichi. La richiesta di Jalongo fu accolta dal dottor Me-chelli che, in contrasto conquanto era avvenuto per una precedente domanda di Rimi, dispose subito l'assunzione a Roma del giovane ragioniere di Alcamo. La procedura per il trasferimento a Roma fu senz'altro rapidissima e questo insospettì la Commissione antimafia che, pur non ravvisando nell'episodio nulla di illecito sotto il profilo penale, trasmise le sue conclusioni al procuratore della Repubblica di Roma. L'Antimafia si limitò ad osservare che la vicenda ; poteva avere «il significato di un disegno diretto a realizzare un efficace insediamento della mafia nella capitale». La tesi difensiva è abbastanza nota: Rimi sostiene 1 che si è limitato a farsi racco l mandare per lasciare il paese natio e trasferirsi a Roma; Ja1 longo aggiunge che ha corn piuto soltanto un gesto gene1 roso verso un giovane che 1 con lui era stato sempre mol¬ to gentile; Santiapichi afferma 1 di avere soltanto presentato 'Jalongo al presidente della Regione; Mechelli si giustifica dicendo che quella di Rimi è stata una pratica come tante; Vitellaro fa presente che ha obbedito agli ordini. L'accusa non è evidentemente convinta che quella per facilitare l'assunzione di Natale Rimi sia stata soltanto una normale raccomandazione. Ritiene che vi sia stato un altro interesse a trasferire da Alcamo a Roma il figlio di un grosso mafioso, un interesse che non può essere lecito. Guido Guidi