Il giovane ucciso conosceva i traffici del suo assassino ?
Il giovane ucciso conosceva i traffici del suo assassino ? Una svolta nelle indagini sul delitto della "Roma-bene,, Il giovane ucciso conosceva i traffici del suo assassino ? Oggi un quarto mandato di cattura - Il mandante, arrestato, rivale in amore della vittima (Dalla redazione romana) Roma, 19 febbraio. Il «giallo Papaldo» sta rapidamente arrivando alla conclusione. Oggi un quarto mandato di cattura è stato firmato dal magistrato che conduce l'inchiesta. Si tratterebbe di uno svizzero, proprietario dell'auto dove il ventitreenne Francesco Papaldo, maitre del « Francis », il ristorantenight dei Parioli, fu ucciso. E' stato chiarito il movente del delitto: l'amore folle di Luigi Sarasini, «giovane-bene», per Carla Viglini, la bellissima ragazza contesa all'amico-nemico. «Killer» dell'operazione sarebbe — per gli investigatori — Ermanno Sgobba, un duro della «mala» romana. Il presunto mandante è Sarasini che si era valso della complicità di Ivo Liberati, 43 anni, per un alibi che non aveva mai convinto. Un piano freddamente studiato e attuato per una vendetta amorosa? Stando alle indagini, Luigi Sarasini aveva due buoni motivi per uccidere il suo «amico». Il primo era Carla Viglini e il secondo — dicono i carabinieri — era la scoperta di un colossale traffico di auto rubate e rivendute per «pulite» che Francesco Papaldo aveva scoperto e che faceva capo a Sarasini. Questi personaggi (più lo svizzero) attesero in auto Francesco Papaldo, alle 21,30 del 10 marzo '73. E' il primo atto del mistero. Poco prima, il giovane aveva ricevuto una telefonata; era apparso agitato. Fu visto più tardi, sempre in compagnia di tre persone, davanti all'« Hippopotamus », un locale notturno. Poi più nulla. Davanti al magistrato di Nardo, sfilarono « play-boy », attricette, abituali frequentatori dei locali romani. Chi era Papaldo? Secondo alcuni un ragazzo per bene, irreprensibile e onesto. Per altri, non del tutto pulito, Magistrato e carabinieri, all'improvviso, annunciarono: delitto. Il caso divenne quello del « giallo senza cadavere ». Il 23 marzo, a due settimane dalla scomparsa, viene arrestato per favoreggiamento Luigi Sarasini, amico di Papaldo, figlio di un costruttore romano. Di Nardo spedì carabinieri e cani poliziotto a battere, palmo a •palmo, il litorale tra Ostia 3 Ardea, fin dentro alla tenuta dei Sarasini. Si è capito, ora, che la « pista » che Di Nardo cercava era, in realtà, il cadavere del giovane. Ma non si trovò nulla. Come era arrivato il magistrato a Luigi Sarasini? Interrogando Carla Viglini, 24 anni, hostess e fidanzata di Papaldo. Prima di andare a vivere con Francesco, era stata la « fiamma » di Luigi. E a Sarasini, non era mai andata giù che' Papaldo gli avesse « soffiato » la ragazza. Più volte si erano scambiati minacce e Sarasini picchiò a sangue Carla, quando lei disse che sarebbe andata a vivere con Francesco. Il 19 settembre del '73, il giudice istruttore Ferdinando Imposimato decide per l'incriminazione di Sarasini. Il 5 febbraio del '74, finisce in galera Ivo Liberati, pittore edile, incensurato. L'alibi che ha fornito a Sarasini fa acqua da tutte le parti: questa volta, l'accusa è complicità nell'assassinio. Ma il cadavere non si trova e passa un anno. Due giorni fa il colpo di scena; Liberati chiede di parlare coi magistrati romani e fa il nome del « killer »: Ermanno Sgobba. Scatta l'operazione d'arresto. Inchiodato alle sue responsabilità, lo portano a Castel Fusano. Nella pineta, Sgobba indica l'albero segnato: sotto un metro di sabbia, ci sono i resti di Francesco Papaldo. Roma. Carla Viglini col padre (Foto Team)
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