Lisbona: anche dopo le elezioni i militari vogliono fare politica
Lisbona: anche dopo le elezioni i militari vogliono fare politica Lisbona: anche dopo le elezioni i militari vogliono fare politica Lisbona, 18 febbraio. Mantenimento del ruolo del « Movimento forze armate » sulla scena politica anche dopo le elezioni per la Costituente e il Parlamento e conferma della sconfitta dei radicali: questi i risultati dell'assemblea del «Mia», riunitasi per tutta la giornata di ieri a Lisbona. Nel frattempo, si sono conosciuti i risultati di un sondaggio d'opinione da cui risultano due elementi degni di nota: aumentato favore per il partito socialista tra i portoghesi politicamente impegnati, permanenza di una larga fascia di «maggioranza silenziosa », probabilmente decisiva per l'esito delle prossime consultazioni. Le decisioni dell'assemblea del « Movimento forze arma¬ te » sono importanti per le conseguenze che potranno avere, a breve e lungo termine, in una prospettiva di assetto politico e sociale. Importante, prima di tutto, è il fatto che il Movimento abbia in un certo senso riconsiderato l'impegno a sciogliersi dopo le elezioni parlamentari. Tale impegno era stato uno dei punti qualificanti del programma di democratizzazione pubblicato dalle forze armate, dopo la rivoluzione antisalazarista della scorsa primavera. Ugualmente importante è il fatto che l'assemblea abbia confermato la sconfitta dell'ala radicale del Movimento, già sancita dalla recente riunione del consiglio superiore del Mfa. I radicali marxisti, ossia i giovani ufficiali inclini a una drastica linea rivoluzionaria, avevano fatto circolare tra i membri del Movimento una proposta di risoluzione che, se approvata, avrebbe impegnato i militari ad assumere la guida di un movimento inteso a « distruggere il potere capitalista » e a « socializzare i mezzi di produzione ». L'orientamento della maggioranza dell'assemblea è risultato invece più moderato: dando via libera alle elezioni, le prime libere e a suffragio universale, i militari rendono possibile una situazione in cui il potere tornerà sostanzialmente nelle mani dei civili e per l'esercito sarà più difficile di adesso manovrare le leve del potere. (Ap)
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