A St-Moritz con Reza Pahlavi, poi a Parigi per nuovi colloqui di Aldo Rizzo

A St-Moritz con Reza Pahlavi, poi a Parigi per nuovi colloqui Lo Scià non vuole ridurre il prezzo del suo petrolio (Dal nostro inviato speciale) Zurigo, 18 febbraio. Lo Scià di Persia si è detto disponibile, entro certi limiti, ad appoggiare la diplomazia mediorientale di Henry Kissinger e ha confermato che Israele potrà contare in futuro su sufficienti forniture di petrolio iraniano (con implicito riferimento all'eventuale cessione all'Egitto dei pozzi di Abu Rodeis). Inoltre si è dichiarato contrario ad ogni forma di « embargo » ai danni dell'Occidente, nel caso di un nuovo conflitto. Ma sulla questione di fondo del prezzo del greggio, del quale gli Stati Uniti chiedono insistentemente il ribasso, si è mostrato intransigente: ha anzi affermato che sarà possibile in futuro un nuovo aumento, se dovessero protrarsi e aggravarsi l'inflazione e la caduta di valore del dollaro. Questi sono, in sintesi, i risultati dell'incontro tra l'imperatore dell'Iran e il segretario di Slato americano, svoltosi in un grande albergo fuori Zurigo, stretto nella morsa di imponenti misure di sicurezza. Lo Scià, che faceva gli onori di casa, è arrivato per primo, verso mezzogiorno, abbronzatissimo, seguito da guardie del corpo altrettanto abbronzate, le stesse che lo seguono anche sui campi da sci di St-Moritz. Kissinger è giunto un'ora dopo, proveniente da Londra, ennesima tappa del suo frenetico « tour », che stasera volge al termine con lo scalo a Parigi, sulla via di Washington. I due protagonisti (un imperatore orientale, che unisce all'orgoglio antico la consapevolezza del moderno potere petrolifero, e un professore harvardiano diventato il « leader » diplomatico dell'Occidente industrializzato, messo in crisi dall'« oil power ») hanno riassunto insieme i termini del loro confronto, in una conferenza-stampa improvvisata, stretti d'assedio da decine di giornalisti e fotografi, in un'atmosfera resa progressivamente torrida dalle lampade delle « troupes » televisive. Ha parlato soprattutto lo Scià, per ragioni di rango, ma soprattutto perché è da lui che si aspettavano delle risposte. La più importante, quella sul prezzo del petrolio, è stata, come si è detto, deludente. Il prezzo del petrolio, ha detto in sostanza l'imperatore, è già secso di fatto, a causa dell'inflazione, dell'aumento di prezzo dei prodotti agricoli e industriali dell'Occidente (che egli valuta intorno al 35 per cento) e della perdita di valore del dollaro. « In termini di potere d'acquisto », ha aggiunto lo Scià, « il prezzo eli un barile di petrolio è non di undici, ma di sette od otto dollari » (setteotto dollari è il livello ottimale al quale Kissinger vorrebbe poter fare scendere il prezzo del greggio). E' stato chiesto allo Scià se un accordo a lungo termine su un prezzo garantito non rappresenti un vantaggio anche per i Paesi produttori, che potrebbero trovarsi in futuro a fronteggiare una caduta più grave del prezzo, per altre ragioni. « lo non sono jru quelli che ritengono che il prezzo del petrolio possa scendere autonomamente ». ha risposto l'imperatore: « è possibile piuttosto che salga ancora, se non si arresteranno l'inflazione e la svalutazione del dollaro ». La sua proposta è quella di « indicizzare » il prezzo del greggio, riferendolo a quello di venti-trenta prodotti di base che i Paesi in via di sviluppo acquistano dai Paesi industrializzati. Ha detto che si tratta di un procedimento complesso, ma realizzabile, e che lo stesso Kissinger c d'accordo, in linea di principio (tuttavia, a quel che è dato capire, Kissinger accetta l'indicizzazione di un prezzo ribassato, mentre lo Scià si riferisce al prezzo attuale). II segretario di Stato, intervenendo a sua volta, è stato più sfumato e conciliante. Ha detto che i rapporti tra Slati Uniti e Iran sono «estremamente stretti » e che il tema dell'energia è stato affrontato costruttivamente. Ha aggiunto, un po' mellifluamente, di avere informato lo Scià dei risultati della sua missione in Medio Oriente e di « aver potuto beneficiare elei consigli di Sua Maestà imperiale ». Ha poi detto che gli Stati Uniti sono già riusciti in una certa misura a stabilizzare il dollaro e che faranno il possibile per ottenere risultati migliori. In pratica la strategia petro¬ lifera di Kissinger, com'era del resto prevedibile, non ha ottenuto l'assenso dello Scià. Quale sia questa strategia, è ormai noto. Essa punta, da una parte, a creare un fronte unico dei consumatori, su una serie di punti come la riduzione dei consumi, la ripartizione delle riserve in caso d'emergenza e la ricerca di fonti alternative; dall'altra, ha come obiettivo quello di indurre i Paesi produttori ad accettare un prezzo garantito, più basso di quello attuale, giudicato intollerabile, ma non tanto basso da scoraggiare la ricerca di fonti alternative al petrolio. E' una strategia complessa, che darebbe ai produttori la certezza a lungo termine di un reddito considerevole, mettendoli al riparo da un crollo autonomo del prezzo. Lo Scià mostra di non apprezzarla, ma la partita resta aperta: la riduzione dei consumi e altri fattori già cominciano a logorare \'« oil power», che pur resta ovviamente assai saldo, mentre, nonostante molte residue incertezze, il fronte dei consumatori prende corpo c si allarga. Le prossime tappe di questa partita saranno il vertice di Algeri dei Paesi produttori e, se andrà in porto, la conferenza tripartita (produttori, consumatori e Paesi poveri) alla quale lavora Giscard. Il presidente francese è appunto l'ultimo interlocutore di Kissinger, prima del ritorno in America. Aldo Rizzo

Persone citate: Henry Kissinger, Kissinger