Tuti: le ricerche bloccate ci sono mine in spiaggia di Clemente Granata

Tuti: le ricerche bloccate ci sono mine in spiaggia Gli attentati fascisti nella strategia della tensione Tuti: le ricerche bloccate ci sono mine in spiaggia Gli ordigni posti dai tedeschi a Viareggio nell'ultima guerra Intervengono gli artificieri - Fuggito un amico dell'omicida (Dal nostro inviato speciale) Viareggio, 17 febbraio. Si stavano per iniziare, questa mattina, gli scavi lungo il litorale di Viareggio, tra il «moletto» e Torre del Lago, per la verifica della prima delle ipotesi legate al rinvenimento dei fascicoli d'ufficio del fascista assassino Mario Tuti, (eliminazione del geometra e suo seppellimento sotto la sabbia), quando dalla Capitaneria di porto è giunto l'ordine di sospendere le operazioni. La spiaggia, è stato detto, nel 1944 fu seminata di mine dai tedeschi, che temevano uno sbarco alleato, e alcuni ordigni vi si trovano ancora sepolti. I bagnanti non corrono rischi, ma le ruspe possono provocare scoppi. Quindi, alt agli scavi. Se ne riparlerà domani, quando artificieri del Genio militare perlustreranno il terreno con appositi rivelatori e apriranno così la strada ai bulldozer. Oggi ci si è limitati a setacciare la battigia con l'aiuto dei cani, e uno di essi (Floris, un esemplare texano), dopo aver annusato indumenti dell'assassino, non ha avuto esitazioni: è corso verso il luogo dove nel tardo pomeriggio di venerdì furono trovati i documenti. Poi, dopo una breve sosta, il cane ha puntato verso la riva, e lì si è fermato. Da quest'ultima mossa del simpatico Floris potremmo arguire che Mario Tuti ha preso il largo su una imbarcazione, meta la Corsica, o Marsiglia, o la Spagna. Ma è meglio non addentrarsi nel labirinto delle supposizioni, che finiscono spesso con il rivelarsi illogiche e contraddittorie. I fatti certi sono questi: primo, domani, salvo nuovi imprevisti, si scaverà lungo la spiaggia, e ciò significa che gli inquirenti non scartano l'ipotesi che vuole Tuti eliminato e sepolto; secondo, i commissari dell'Antiterrorismo che coordinano l'inchiesta (Esposito e Joele) stanno compiendo perquisizioni in appartamenti e ville di Viareggio: cercano le tracce del passaggio dell'assassino, o addirittura, secondo una voce che circola con insistenza questa sera, il suo attuale rifugio. Le novità più rilevanti giungono da Arezzo, dove il sostituto procuratore Marsili conduce l'inchiesta sul «Fronte nazionale rivoluzionario», il gruppo eversivo fascista al quale era collegato il geometra di Empoli. In carcere, con varie e gravissime accuse — dalla strage all'associazione per delinquere — sono Franci e Malentacchi, la cui cattura ha permesso, nel gennaio scorso, di risalire a Tuti. Oggi il magistrato ha fatto arrestare una terza persona. Si chiama Luca Donati, detto «Tortuga», 22 anni, aretino. E' uno sbandato che ha fatto saltuariamente il falegname e risulta legato con l'estrema destra. L'imputazione non è nota, pare si tratti di falsa testimonianza o di favoreggiamento, ma quello che interessa è la modalità dell'arresto. Il giovane è stato fermato al valico di frontiera di Ventimiglia, in arrivo dalla Francia. In un primo tempo ha detto di essere rimasto senza soldi e di vo¬ ler rimpatriare, successivamente ha ammesso di aver accompagnato fino a Perpignano un altro fascista, Augusto Cauchi, 24 anni, studente universitario, che poi ha preso la via della Spagna. Il Cauchi non è una figura di secondo piano nel panorama aretino dell'eversione. Dopo essersi ampiamente nutrito, anch'egli, in seno al msi, si è legato a Malentacchi, Pranci e Tuti. E' ricercato per strage e associazione a delinquere. Ora, dal racconto di Donati abbiamo appreso dove si è rifugiato. Donati sa qualcosa anche di Tuti? Non è noto, anche se è comprensibile che ogni individuo proveniente dallo stesso retroterra possa fornire indicazioni utili per chiarire il mistero del fascicolo abbandonato sulla spiaggia versiliese. Qui, a Viareggio, quest'ultima vicenda ha aperto un nuovo capitolo di inquietudine e di paura, che si è aggiunto all'altro scritto dalle bombe fatte esplodere dai dinamitardi neri durante le ultime due settimane. Le indagini per scoprire gli attentatori si svolgono a ritmo intenso, la città è ben protetta. Ma non sono elementi sufficienti a eliminare il profondo senso di angoscia; una angoscia, oltre tutto, che ha radici antiche, legata com'è a troppo enigmatici e foschi episodi accaduti negli ultimi anni. Quel¬ lo che ci si attende ora è una parola chiarificatrice, la scoperta dei responsabili dell'ennesima manovra eversiva. Clemente Granata