Altra sfida di Marziano Bernardi
Altra sfida Altra sfida A dieci giorni giusli dal l'urto di Urbino per il quale già si son dette e scritte milioni di paiole c, sotto la pressione dello scandalo, fatte promesse di provvedimenti immediati in attesa di riformare l'intero apparato di tutela dei beni culturali nazionali, quest'altro compiuto non più in una piccola citlà appartala ma nel cuore della più vitale e ricca metropoli italiana, prendendo addirittura aspetto d'una beffarda sfida della delinquenza alle difese del civile convivere, anche maggiormente costerna, indigna e sbalordisce. Che possa di nuovo costernare e indignare, ognuno lo ammette. Ma che sbalordisca, ormai no. Perché i ladri non dovrebbero continuare tranquillamente il loro lavoro, indifferenti al baccano che scalena, anzi forse di esso compiaciuti perché ne mette in luce l'abilità (infatti per Urbino ancora si brancica nel buio)? Che cosa si è fatto in questi dieci giorni se non discorsi, dichiarazioni, interviste alla radio, alla televisione, sui quotidiani, sui settimanali? Nessuno se n'ò sottratto: dall'autorità suprema, il titolare del nuovo dicastero dei Beni culturali, al direttore generale delle belle arti, al solerle e disilluso addetto alle operazioni recuperi, ai soprintendenti, ai professori universitari, ai critici d'arte. E ciascuno ha deplorato indicando rimedi: dato che l'Italia, olire che dei sanli e degli eroi, dei navigatori e degli artisti, è diventata, per ogni occasione, massima o minima, il Paese della chiacchiera; facendone arrivare l'eco fino a Strasburgo, nei dibattiti sulle illecite esportazioni d'opere d'arte. Intanto i ladri programmavano l'impresa. Basta con l'arte antica, coi Piero della Francesca e i Raffaello: volgiamoci all'Ottocento, che cresce sul mercato. La Galleria d'arte moderna di Milano, con la stupenda donazione (1958) di Carlo Grassi in memoria del figlio Gino eadulo ad El Alamein, composta di 135 opere di pittura italiana ed europea, offriva una eccellente riserva di caccia. Ed è proprio su ottocentisti prestigiosi, Corot, Boudin, Jongkind, Renoir, Sisley, Cézannc, Morisol, Gauguin, Van Gogh, Bonnard, Vuillard, Ensor, Fattori, Signorini, De Nittis, Segantini, e per la buona misura Balla e Boccioni, che quegli avveduti cacciatori hanno puntato, fino a raggiungere complessivamente 28 capi di selvaggina. Evidentemente sapevano che i 5 custodi facevano turni di sorveglianza inadeguati e che il segnale d'allarme (che pare non abbia funzionalo) era guasto. E sapevano che impunemente potevano far sostare in strada un furgoncino, perché 28 quadri non si portano via in tasca. Così ora ricominceranno le recriminazioni, le indagini, i discorsi. E quand'anche, lo volesse il cielo, la refurtiva fosse tutta o in parte recuperala, rimarrebbe l'onta ad indicare ch'è stato varcalo il limite dell'impotenza nella tutela del patrimonio nazionale. Subito dopo il furto d'Urbino il ministro Spadolini parlò d'una eventuale richiesta di aiuto all'esercito per la sorveglianza dei più preziosi musei. Un'ottima e coraggiosa idea, ma non sembra che sia attuabile, almeno con la necessaria rapidità. Non sappiamo perché. Occorre, per accordi coi ministeri della Difesa e dell'Interno, una legge? Non basta un decreto legge di immediata applicazione? Persuadiamoci una buona volta che oggi l'Italia è un Paese in guerra coi ladri, i rapinatori, gli autori di sequestri, quando non con assassini mafiosi. E tutti costoro se ne infischiano delle conferenze stampa che li riguardano: continuano a rubare, anche se parlano i ministri. Marziano Bernardi
Luoghi citati: El Alamein, Italia, Milano, Strasburgo, Urbino
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