Le richieste dell'accusa per Della Latta: 21 anni per Baldisseri: 16 anni di Filiberto Dani

Le richieste dell'accusa per Della Latta: 21 anni per Baldisseri: 16 anni Requisitoria del pm al processo di Pisa Le richieste dell'accusa per Della Latta: 21 anni per Baldisseri: 16 anni (Dal nostro inviato speciale) Pisa, 15 febbraio. Il pubblico ministero Giovanni Sellaroli beve un sorso d'acqua, si schiarisce la voce, dice con gravità ai giudici della corte d'assise di Pisa: «Vi chiedo di condannare Rodolfo Della Latta a 21 anni e 4 mesi di reclusione e Marco Baldisseri a 16 anni, entrambi colpevoli di concorso in sequestro di persona, omicidio preterintenzionale, occultamento di cadavere oltreché il calunnia continuata e, per il solo Rodolfo Della Latta, di atti di libidine violenta nei confronti del minore Andrea B., di assolvere Pietro Vangioni dalle, stesse imputazioni per insufficienza di prove. Vi chiedo inoltre di condannare Giuseppe Pezzino ad un anno e quattro mesi di reclusione per favoreggiamento; Roberto Galli. Maurizio Ranucci, Emilio Noschese ad 8 mesi ciascuno per falsa testimonianza, Carmen Milani a 4 mesi per lo stesso reato e Alfonso Barsotti a 8 mesi per oltraggio ad un maresciallo dei carabinieri. Vi chiedo infine di assolvere Luciano Bigiechi dall'imputazione di falsa testimonianza per insufficienza di prove». Sono le 11,10. Con la venticinquesima udienza del processo per la morte di Ermanno Lavorini, si conclude la martellante requisitoria cominciata giovedì e proseguita ieri. L'aula è colma di pubblico, tutti gli sguardi sono tesi a cogliere le reazioni degli unici tre imputati presenti. Pietro Vangioni, 26 anni, il solo che sta seduto in mezzo a due carabinieri, manifesta la sua soddisfazione con un largo sorriso; Rodolfo Della Latta e Marco Baldisseri sono immobili, raggelati in un'espressione cupa, ma è questione di un momento perché subito dopo recuperano l'aria di perenne incosciente indifferenza. Due autentici enigmi questi giovanotti (26 anni il primo, 22 il secondo) che per tre giorni hanno seguito la requisitoria, con il suo pesante carico di accuse, senza tradire la minima emozione. Ma non sono gli unici enigmi di questo processo. Ve ne sono altri, assai più rilevanti, che neppure la sentenza riuscirà a sciogliere. A sei anni di distanza, infatti, il mistero della morte del piccolo Ermanno non è stato svelato, le venticinque udienze spese ad esplorare il «giallo» di Viareg- gio in tutte le sue dimensioni hanno deluso le aspettative, gli interrogativi di fondo hanno avuto soltanto risposte condizionate dall'ormai logoro gioco delle ipotesi. Lo stesso pubblico ministero ha avvertito questo stato d'animo corale e più volte ha ripetuto che «il processo resta con le sue inquietanti ombre», che «la dura, lunga, faticosa inchiesta giudiziaria ha raccolto pochi frutti», che la ricostruzione dei fatti da lui offerta alla meditazione dei giudici «non è né nuova né completa perché la verità processuale ha manifestato tutti i suoi limiti». Il magistrato ha dunque ritenuto Rodolfo Della Latta e Marco Baldisseri responsabili di omicidio preterintenzionale, cioè non intenzionalmente voluto, innestando il tragico evento in un probabile episodio torbido. Tutto l'opposto, insomma, di quanto aveva sostenuto il giudice istruttore nelle trecento pagine della sentenza di rinvio a giudizio e cioè che i tre principali imputati dovevano rispondere di omicidio volontario, oltreché di rapimento a scopo di estorsione con implicazioni parapolitiche. Confrontiamo, succintamente, le due tesi. Dice il giudice istruttore: protagonisti, comprimari, comparse della vicenda facevano parte del Fronte giovanile monarchico di Viareggio, di cui era presidente Pietro Vangioni. Questo movimento ha agito in un preciso contesto politico, come reazione ai fatti della «Bussola» del Capodanno 1969, quando le sinistre extraparlamentari hanno contestato la ricca borghesia Il 31 gennaio 1969, rapimento di Ermanno Lavorini, telefonata estorsiva alla famiglia (15 milioni di lire), poi, l'8 marzo, il ritrovamento del cadavere, i successivi arresti. Gl'imputati sfornano versioni a getto continuo, calunniano, ritrattano, ma qualche brandello di verità viene fuori: il riscatto doveva servire per finanziare le attività eversive del Fronte. Ermanno, colpito da una scarica di pugni quando ha tentato di ribellarsi, è stato lasciato morire o addirittura soffocato. Dice il pubblico ministero: Ermanno Lavorini non è stato rapito a scopo di estorsione. Rodolfo Della Latta, l'unico degli imputati che lo conoscesse, l'ha attirato in un agguato, spinto, probabilmente, da un turpe movente cui, altrettanto probabilmente, ha fatto da sfondo Adolfo Meciani. Ha condotto il bambino sulla spiaggia di Marina di Vecchiano dove era atteso da Marco Baldisseri e Andrea Benedetti (il minore di 14 anni, uscito dal processo perché non imputabile). Ermanno è stato ucciso da Marco Baldisseri con una scarica di pugni quando ha cercato di ribellarsi o di fuggire; Rodolfo Della Latta ha poi seppellito il cadavere. La tesi del giudice istruttore è inattendibile. Se Ermanno, come sostiene, è stato rapito per estorsione, allora nella vicenda non c'è posto per Adolfo Meciani; se invece, come tutto fa ipotizzare, Ermanno è stato rapito pei fini sessuali allora resta fuori Pietro Vangioni. Lunedì la parola passa alla difesa. Gli avvocati sono quindici, il torneo oratorio occuperà non meno di due settimane, la sentenza è prevista per i primi giorni di marzo. Filiberto Dani

Luoghi citati: Pisa, Vecchiano, Viareggio