Vince la causa il pittore italiano che "espose" tra Monet e Pissarro

Vince la causa il pittore italiano che "espose" tra Monet e Pissarro Il quadro, appeso di nascosto, era stato confiscato Vince la causa il pittore italiano che "espose" tra Monet e Pissarro Parigi, 14 febbraio. Lieto epilogo per il pittore italiano Giuseppe Margutti nella vertenza giudiziaria che lo opponeva alla direttrice del museo del «Jeu de paume» (dipendenza del Louvre). La sentenza pronunciata oggi dal tribunale prevede l'immediata restituzione all'artista di un quadro che egli appese, fra un Monet e due Pissarro, alla parete di una delle sale del museo riservate a capolavori degli «impressionisti», quadro che gli era stato poi confiscato. La vicenda ebbe inizio nello scorso mese di gennaio. Avendo scommesso con amici che sarebbe riuscito ad «esporre» un suo quadro dal titolo «Ispirazione» (rappresentante un pianoforte policromo) al Louvre, o in un altro grande museo della capitale francese, Margutti (49 anni, palermitano di nascita e milanese d'adozione), giunse a Parigi il 21 gennaio per attuare il progetto. L'indomani mattina, dopo avere visitato il Louvre e altri musei, optò per il museo del «Jeu de paume». Accompagnato da un'amica che nascondeva il quadro sotto il cappotto, tornò nel pomeriggio al «Jeu de paume», appese il dipinto alla parete di cui si è detto e scattò alcune fotografie. Per tutta la giornata del 23, «Ispirazione» rimase allo stesso posto. Fu solo nella mattinata del 24 che, di ritorno al museo con due giornalisti, il pittore constatò la scomparsa del quadro, «confiscato» nel frattempo dalla direttrice del «Jeu de paume», signora Adhemar, la quale rifiutò poi di restituirglielo non avendo l'artista accettato di osservare il silenzio sull'accaduto (vistosamente riferito poche ore dopo dal quotidiano France Soir) e di consegnare le fotografie documentanti l'insolita impresa. Per recuperare il quadro, Margutti decise di citare in giudizio non solo la signora Adhemar, ma anche, in veste di «corresponsabili» della confisca, il ministro della Qualità della vita, André Jarrot (titolare degli affari culturali), e il direttore generale dei musei statali in Francia. Per l'avvocato di Margutti, signora Adhemar aveva fatto «un caso personale» della «inedita e scherzosa iniziativa» ma ciò non l'autorizzava a confiscare un quadro di esclusiva proprietà dell'autore. Il legale delle tre personalità citate in giudizio da Margutti, avvocato Georges Del- homme, aveva naturalmente sostenuto una tesi assai diversa. A suo parere, il pittore si era reso responsabile di «un'effrazione» e di «oltraggio al decoro del museo del Louvre », infrangendo le disposizioni che vietano l'affissione privata o pubblicitaria negli edifici e monumenti statali. In definitiva, però, l'avvocato Delhomme si era mostrato abbastanza conciliante, precisando che il museo del Louvre era pronto a restituire il quadro purché il pittore presentasse scuse pubbliche. Il giudice, che si era riservato 48 ore di riflessione prima di pronunciarsi, aveva la scelta fra due soluzioni: ordinare la restituzione del quadro o dichiararsi incompetente rinviando le parti dinanzi a un tribunale amministrativo. Accogliendo la tesi degli avvocati del Margutti, ha infine adottato la prima soluzione. (Ansa)

Luoghi citati: Francia, Parigi