"Brigate rosse": Sossi riconosce la villa dove fu tenuto prigioniero

"Brigate rosse": Sossi riconosce la villa dove fu tenuto prigioniero Il covo scoperto alla periferia di Tortona "Brigate rosse": Sossi riconosce la villa dove fu tenuto prigioniero La cella era costruita, in una stanza, con assi smontabili (numerate) e profilati metallici Trovati cappucci, tute mimetiche, una radio rice-trasmittente, lo stendardo con stella a 5 punte, documenti - Il giudice non ha esitato: "Questo è stato il mio carcere per 35 giorni" (Dal nostro inviato speciale) Tortona, 14 febbraio. La prigione del popolo, dove le «Brigate rosse» hanno tenuto prigioniero per 35 giorni (dal 18 aprile al 23 maggio 1974) il giudice Mario Sossi, è stata ritrovata. Era in un villino, a 5 chilometri da Tortona, in località Cocalina, una manciata di ville e casette nella frazione Vho, abitate quasi esclusivamente nella bella stagione. Vi sono giunti i carabinieri negli scorsi giorni. Oggi il magistrato genovese l'ha riconosciuta senza esitazione. «In genere controllo bene le mie sensazioni — ha detto Mario Sossi al termine del sopralluogo, alle 20,10 —; ritengo di aver riconosciuto la cella dove sono stato tenuto prigioniero per 35 giorni. Ho identificato molti oggetti e particolari». Il magistrato non ha avuto esitazioni. D'altra parte, gli avvocati Pecorella e Cardinali, difensori di due dei brigatisti accusati del sequestro, Pietro Bassi e Alfredo Bonavita, presenti alla ricognizione, hanno ammesso che l'argomentazione e le indicazioni fornite dal sostituto procuratore genovese confermano il riconoscimento. La cella, in assi di legno pressato, tenute insieme da profilati metallici, era stata sistemata al piano terreno del villino, in un angolo di una vasta stanza che serve da cucina e soggiorno. I brigatisti, dopo il sequestro, l'avevano smontata, ma le varie parti, tutte numerate, sono state ritrovate. Erano accatastate al piano superiore della casa, dove sono stati ritrovati una radio rice-trasmittente sintonizzata sulla lunghezza d'onda dei carabinieri, un'apparecchiatura per falsificare targhe automobilistiche, lo stendardo delle «Brigate rosse» con la stella a cinque punte (che faceva da sfondo a tutte le fotografie scattate a Soisi durante la prigionia), tute mimetiche, 4 cappucci (3 con fori degli occhi, uno senza). V'era anche materiale propagandistico dell'organizzazione, libri, molti altri oggetti di minor conto, che per le indagini saranno di grande utilità. Sono stati ritrovati pure alcuni disegni infantili, identici a quelli inviati dalle «Brigate rosse» all'Espresso. Il villino, sino al 3 aprile dello scorso anno, era di proprietà di una signora di Tortona, Anna Pensa, abitante in via Pedenovi. La signora, dopo aver fatto eseguire alcuni lavori di miglioria e allargare la strada che vi porta dalla provinciale per Sarezzano (circa 200 metri di percorso scosceso, coperto da grossa ghiaia), aveva manifestato l'intenzione di venderla. Chiedeva 6-7 milioni, non trovava acquirenti. All'inizio dell'aprile '74, il mediatore Gino Bagnasco le aveva presentato un possibile acquirente. Si trattava di certo Luigi Bertini, che diceva di essere ingegnere nucleare. Era insieme ad una bella donna, bruna e giovane; la casa, disse, gli sarebbe servita per trascorrere qualche periodo di riposo e per la moglie, durante i suoi lunghi viaggi all'estero. Dopo aver visitato il villino, l'ing. Bertini si dimostrò interessato all'acquisto. L'accordo venne trovato su un cifra che la Pensa non. avrebbe mai chiesto: 22 milioni. L'atto di vendita fu stilato davanti al notaio Pino Pernigotti, di Tortona, il 3 aprile. L'acquirente presentò documenti sulla cui autenticità non sembravano sussistere dubbi. Invece, ora che la verità è stata scoperta, si deve dire che erano falsificati in modo perfetto. Il sedicente ing. Bertini dovrebbe essere uno dei brigatisti già arrestato, Pietro Bertolazzo. La signora Pensa, il marito, il mediatore Bagnasco e il notaio Pernigotti, durante un confronto svoltosi ieri nella caserma dei carabinieri di Moncalieri, non avrebbero esitato a riconoscere nel Bertolazzo « l'ingegnere nucleare » che aveva acquistato il villino. Il modo in cui si è arrivati al ritrovamento del villino che aveva ospitato la cella di Sossi ha quasi dell'incredibile. Per mesi, in base ad indizi si era cercato nella zona senza risultato. Alla fine della scorsa settimana, interessati da una persona di Tortona, i carabinieri si recavano al villino. Appariva disabitato: una finestra, però, era aperta. Si pensò fosse stato saccheggiato dai ladri. Con l'autorizzazione della magistratura, i carabinieri entrarono nella casa. Al piano inferiore, nulla di interessante. Le sorprese iniziavano quando i militari salivano al piano superiore. Franco Marchiare»

Luoghi citati: Cocalina, Moncalieri, Sarezzano