Primo, essere chiari di Carlo Carena
Primo, essere chiari Primo, essere chiari Leggo in queste sere la raccolta postuma degli articoli degli ultimi anni di Piovene (.Idoli e ragione, Ed. Mondadori). Non solo ritrovo l'uomo, con tutte le cose ridette ancora di recente, in occasione della sua scomparsa: la sensibilità pronta, le simpatie e antipatie culturali e ambientali, nessuna ripugnanza che non sia per l'ottusità. Ma anche, più evidente ancora dentro questo compatto tessuto di varietà, un modello di nitidezza: in chi pur era un grande romanziere di ambiguità e anche qui ci offre capitoli significativi, come quello sul surrealismo. Uno spirilo di finezza che ancora una volta si esprime con una chiarezza geometrica. Dote francese, la nitidezza è oggi miseramente affondata, nella critica quanto nella politica, come ogni giorno spigoliamo nelle prime pagine o in quelle letterarie dei quotidiani e delle riviste. Nella politica può essere necessario un fumo tattico: anche se Pericle era cristallino e Talleyrand mentiva cartesianamente. E le accre¬ sciute complicazioni psicologiche ed espressive possono richiedere discorsi più complicati: anche se la psicologia di Seneca non era elementare, eppure il suo discorso del tutto accessibile, e le arguzie del barocco non scherzano, ma non sono inevidenti. La sofistica del contenuto e l'elefantiasi della forma caratterizzano, secondo la formula di un manuale di letteratura italiana diffuso negli anni del mio liceo — e neppur lui esente, per i tempi, da linguaggio criptico — il decadentismo europeo (e tutti, credo). I due elementi sono consequenziali e c'investono tuttora. Ma compito della critica è ridurre il primo, se esiste, alla sua essenza, per definizione elementare, e sfuggire per conto suo al secondo, se deve spiegare qualcosa. Il grande critico è un grande chiarificatore di misteri. E se c'è un momento in cui, contro la moda imperante e suggestiva, lo specialista deve sforzarsi di essere chiaro, anche a costo di qualche approssimazione, è questo, in cui si moltiplicano a vista d'occhio i pericoli di confusione, e l'estensione delle conoscenze mette gli stessi intellettuali in balìa gli uni degli altri. Se non ci riesce, o è colpa sua o della indecifrabilità inammissibile e significativa della sua materia. Così l'artista demiurgo prima e il suo affannoso interprete poi, nel rincorrere gli iniziati in senso inverso alla storia, perdono ogni altro contatto. Di questo, non di essere chiari anche a rischio di qualche approssimazione, c'è da pentirsi: la chiarezza è il vanto dei pensieri pro¬ fondi. Carlo Carena
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