Venezia: finito ai Comune mini compromesso col pci di Giuliano Marchesini

Venezia: finito ai Comune mini compromesso col pci L'esperimento dei de di "Forze nuove,, Venezia: finito ai Comune mini compromesso col pci Gli assessori psdi, che dapprima avevano accettato la collaborazione del pei per risolvere i problemi del centro storico, si sono dimessi - Dimissionari anche i de - La crisi si prospetta lunga (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 12 febbraio. Tutto da rifare. Il cosiddetto «mini-compromesso storico» di Venenzia è stato affondato questa notte, a conclusione di una seduta del Consiglio comunale che è durata fino oltre le due. Il siluro è venuto dai socialdemocratici, i quali hanno rassegnato le dimissioni dalla giunta di centro-sinistra. Adesso l'amministrazione veneziana è in crisi, e almeno per il momento non si vede una concreta possibilità di soluzione. La collaborazione tra i reggenti della città e il gruppo comunista era stata impostata la sera del 23 dicembre scorso, durante una memorabile seduta del Consiglio comunale. A questa intesa aveva lavorato a lungo il sindaco, Giorgio Longo, democristiano, esponente della corrente di «Forze Nuove». Nel presentare il documento con cui si accoglieva l'apporto dei comunisti, Longo aveva fatto un discorso, parlando tra l'altro di «modo nuovo di governare Venezia». Giorgio Longo portava avanti la tesi che andava sostenendo da anni: fare di Venezia non una specie di museo, ma una città «rivitalizzata», provvedendo prima di tutto a rimettere in sesto le zone più popolari. Non si vede perché, aveva sostenuto il sindaco durante la seduta, a quest'opera non debbano dare un certo contributo anche i rappresentanti del pei, pur rimanendo all'opposizione nello schieramento consiliare. Nato in un clima di suspense, il «mini-compromesso» si trovò esposto, nei giorni successivi, alle polemiche. Le critiche più dure vennero dai liberali e dagli esponenti del partito repubblicano, senza contare, naturalmente, le sfuriate dei missini. Un certo imbarazzo sembrava serpeggiare tra le file dei socialdemocratici, che comunque avevano finito con l'aderire all'iniziativa condotta dai democristiani e pienamente appoggiata dai socialisti. Dalla segreteria nazionale della de giunse a Venezia un avvertimento: che l'apporto del pei non diventasse in qualche modo una modifica della maggioranza consiliare. Anche in mezzo alla burrasca, l'accordo tra la giunta e i comunisti tirò avanti. Durante la seduta del Consiglio del 31 dicembre, vennero approvati i piani particolareggiati per il centro storico. Ma la collaborazione si troncò praticamente qui: fu quello il primo e l'ultimo atto, almeno finora, compiuto a Venezia dai protagonisti del «minicompromesso». Nei giorni scorsi, i socialdemocratici hanno cominciato a dare chiari segni di inquietudine, poi hanno manifestato l'intenzione di lasciar vuote le loro edie a Ca' Farsetti, sede del unicipio. Il loro discorso ra sostanzialmente questo: 'è stato sì un accordo con i omunisti, che abbiamo acettato anche noi, ma ora la situazione rischia di diventare diversa. Riferendosi alle dichiarazioni rese dal sindaco il 23 dicembre, sostenevano bruscamente che erano diventate un «comodo paravento per portare la maggioranza ad alleanze diverse e innaturali, rispetto a quanto convenuto». In definitiva, i rappresentanti del psdi vedevano il pericolo che i comunisti partecipassero direttamente al governo della città. Vi sono stati affannosi tentativi di comporre in qualche modo la vertenza. Una prima seduta del Consiglio comunale, durante la quale si doveva affrontare questo argomento, è stata rinviata di qualche giorno. Ma, ieri sera, è venuto il momento di decidere: il Consiglio comunale ha accettato, con 43 voti a favore, 3 contrari, 1 scheda bianca e 1 nulla, le dimissioni presentate dagli assessori socialdemocratici Bendoricchio, Mongiello e Canilli. Così, la giunta veneziana s'è trovata in minoranza. Contro i 29 rappresentanti del psi e della de, infatti, figurano 31 consiglieri dei partiti dell'opposizione. Adesso, è un intreccio di comunicati. Oggi si annunciano le dimissioni degli assessori democristiani, strettamente legate ai «persistere del negativo atteggiamento del psdi» e a una «esigenza di chiarezza politica». Comunque, il sindaco Longo è stato invitato dalla segreteria provinciale del suo partito a rimanere temporaneamente in carica per l'ordinaria amministraziDne. Dal canto suo, la federazione provinciale veneziana del psi attacca duramente: «La campagna scatenata dai socialdemocratici e dalla segreteria nazionale della de contro le scelte popolari e avanzate dell'amministrazione comunale perseguite dalla sinistra con l'accordo del 23 dicembre ha avuto il suo culmine con le provocatorie ed eversive dimissioni del psdi dalla giunta comunale di Venezia. Sorprende l'atteggiamento della de di invitare i propri assessori a rassegnare le dimissioni, dal momento che tale comportamento risulta contraddittorio sìa con le dichiarazioni rese in Consiglio comunale dal capogruppo della de, sia con i risultati scaturiti dall'accordo». Crisi pesante, stracarica di accuse e di controaccuse. E adesso, che cosa succederà? Non è detto che il «mini compromesso storico» non possa risorgere, ma è evidente che le difficoltà per questa operazione sono enormemente cresciute. Se non si trovasse, comunque, un accordo per una nuova giunta, la città potrebbe andare malinconicamente incontro a una gestione commissariale. E il proposito di avviare a soluzione i problemi di Venezia andrebbe a farsi benedire. Giuliano Marchesini Ulllllllllllllllllllllllllllllllllllllllltlllllllllllllll

Persone citate: Giorgio Longo, Longo, Mongiello

Luoghi citati: Venezia