I Giochi quasi proibiti

I Giochi quasi proibiti Montreal e Mosca: Olimpiadi piene di problemi I Giochi quasi proibiti II Canada ha da poco ripreso il lavoro organizzativo a un anno e mezzo dalle gare - "Rapporto" a lord Killanin - L'Urss si affida agli italiani per costruire e arredare gli alberghi parte del politici del Quebec (orientati verso i « prefabbricati ■): alla fine hanno vinto quelli del Comitato Organizzatore, tra un rimprovero e l'altro di un governo nlent'affatto benevolo nei confronti di Rousseau e compagni. Adesso che il momento più brutto sembra passato, I canadesi si batteranno con slancio per allestire una edizione dei Giochi che non sia solo un » esame di riparazione » dopo i fasti p. le tragedie — entrambi forse evitabili — di Monaco. La speranza è che i problemi si riducano, in quantità e qualità. Uno abbastanza consistente, ma in via di soluzione, appare quello della ricettività alberghiera: negli « hòtels » disponibili oggi risultano esistenti 24 mila posti-letto, senz'altro insuffi cienti ad ospitare la massa di vi- sitatori prevista per i Giochi (si attende un « movimento » di circa 100 mila spettatori al giorno). Su questo tema specifico Mosca è già allineata con Montreal, le esigenze dei Giochi del 1980 vanno in parallelo con quelli del prossimo anno: Infatti l'argomento « Installazioni aberghiere » è il più dlscus- Sabato 22 febbraio, a Losanna. André Rousseau incontrerà lord Killanin, presidente del Comitato Olimpico Internazionale. Anche Rousseau è un presidente di un comitato, quello che organizza le Olimpiadi di Montreal. I Giochi sono In programma dal 17 luglio al 1" agosto del prossimo anno, ma sino a qualche settimana fa la loro effettuazione era — come dire? — traballante, messa In crisi da violenti scossoni a catena, identificabili ora in uno sciopero generale, ora in un « attacco » governativo, ora in un pauroso rialzo di spese. « Adesso I membri del Ciò sapranno la verità, la verità Intera, dalla fonte giusta e non da chi risulta più o meno interessato a boicottarci » ha detto pochi giorni fa monsieur Rousseau. E ha aggiunto: « Montreal farà senz'altro le sue Olimpiadi ». Mentre Rousseau parlava, gli operai dei - cantieri olimpici » portavano avanti i loro turni di lavoro « no-stop >, giorno e notte [compenso: sei dollari l'ora), restituendo impulso alla macchina organizzativa canadese rimasta a lungo inceppata. A Losanna Rousseau dovrebbe cancellare le ultime, minime dosi di dubbio che il mondo dello sport può conservare sulla « disponibilità » del Canada. E' un fatto confortante, ma rimane in tutta la sua evidenza la difficoltà immensa che oggi Incontra il discorso olimpico: difficoltà forse attenuata, ma mai annullabile, anche quando viene affrontata con una programmazione a tempo lunghi (e criteri rigidi) come sta capitando ai sovietici che si preparano per ospitare nel 1980 la prima edizione « all'Est » dei Giochi olimpici. Purtroppo se le difficoltà ci sono sempre state — e sono ovviamente in aumento, come conseguenza di un momento generale disagiato per tutto lo sport — pare che anche la solidarietà, l'assistenza, le agevolazioni, insomma tutto quello che si può sintetizzare sotto la voce « aiuto » agli organizzatori sportivi sia in chiara diminuzione. A Montreal si sta verificando questa curiosa (e spiacevole) situazione: il Cojo (Comitato organizzatore dei Giochi) si è trovato sempre più solo a combattere battaglie sempre più affollate, attaccato da varie commissioni parlai.>entari, parecchi sindacalisti, alcuni sindaci, qualche ministro. Con l'aggiunta dei nemici « stranieri magari mossi da uno strano tipo di rivalità (tanto che, appena si diffusero le voci sulle » difficoltà » del Canada sorsero candidature, anche Improponibili, come quelle delle città tedesche, per <■ sostituire » Montreal. Il « boicottaggio » dal quale ha riferito Rousseau ha preso insomma cento forme diverse, più numerose degli stessi problemi reali che creavano ostacoli tangibili, grossi, sulla strada dei Giochi. La costruzione dello stadio Olimpico ha portato i guai più clamorosi (un lungo sciopero degli operai ha bloccato per mesi i lavori, facendo vacillare il progetto di completare l'impianto in tempo utile), l'inflazione ha fatto salire paurosamente le cifre, dilatando notevolmente i margini segnati nelle colonne del bilancio preventivo (spese calcolate In un primo tempo 300 milioni di dollari, spese « rlcalcolate » di recente oltre 600 milioni). Poi c'è stato il grosso intoppo del Villaggio Olimpico che ha messo contro il Cojo (intenzionato a costruire una serie di « case-piramide » facendone una specie di grosso condominio da - piazzare > a fine Olimpiade, come è accaduto a Monaco) e una so in ogni intervento sulle Olimpiadi in Urss, uno degli obiettivi più importanti che gli organizzatori sovietici si sono imposti di raggiungere con tutta la loro determinata abilità programmatrice. Per avere un primo aspetto della questione, è significativo leggere quanto hanno dichiarato in una serie di risposte rilasciate all'agenzia stampa « Novosti - alcuni personaggi del grande « staff che già lavora Intensamente per i Giochi del 1980: Serghej Pavlov, presidente del Comitato di Stato per l'educazione fisica e sportiva, Constante Andrianov, presidente del Cno sovietico, Jurji Rabaev, dirigente del V Laboratorio del « Mosproekt 2 », Anna Gudkova, responsabile del Gruppo di Economisti del Laboratorio n. 3, Vladi- mir Soloniov, capo del Diparti mento dei grattacieli e degli alberghi del Soviet di Mosca. Alla domanda: // numero degli alberghi esistenti sarà sufficiente per Mosca olimpica? viene precisato che attualmente la capitale sovietica dispone di 16 mila posti letto in installazioni alberghiere, più 119 mila in « abitazioni private disponi¬ bili immediatamente all'occorrenza • (in questo numero dovrebbero rientrare i posti-letto di alcune università o collegi militari). L'obiettivo finale è di poter disporre di 250.000 posti letto in città, visto che per la durata complessiva dei Giochi si prevede un afflusso di 1 milione e mezzo di ospiti. Per ora è da tenere presente che Mosca accoglie ogni giorno 15 mila visitatori che vengono alloggiati in circa 40 alberghi, tra i quali l'inimitabile Hotel Russia che dispone di circa 6.000 letti (secondo una fonte particolarmente pignola risulterebbero 5.738) e dovrebbe nel 1980 ospitare i giornalisti accreditati per I Giochi. La cosa meno nota e più originale del grande « progetto » sovietico per attrezzare al meglio Mosca dal punto di vista alberghiero in occasione delle Olimpiadi sta nella collaborazione con gli italiani: tutta una serie di ditte di casa nostra provvedere infatti alla costruzione e all'arredamento di decine di « hótels » entro il 1980 grazie ad un accordo con il Tecnhotel di Genova, accordo già molto ben avviato che sarà defi¬ nito — con tanto di contratti — in luglio quando, dalI'8 al 17, si terrà a Mosca una « edizione speciale » di questa mostra dell'organizzazione alberghiera nata per esporre prodotti nel padiglione della Fiera, a pochi metri dal mare di Genova, ed ora per una curiosa serie di successivi « contatti », pronta a trasferirsi con compiti ben diversi sulle rive della Moscova. Un genovese (Giuseppino Roberto, 41 anni), e un torinese (Franco Lucchetta, 46 anni) stanno portando avanti per il « Tecnhotel in Urss » un discorso decisamente imprevedibile sino a non troppi mesi fa. Al loro lavoro e a quello di decine di ditte italiane è legata una buona parte del programma organizzativo delle Olimpiadi di Mosca, come vedremo nel prossimo articolo. A Roberto e Lucchetta i russi hanno detto: • Noi vi daremo la nostra acqua e la nostra sabbia: voi italiani dovrete darci degli alberghi finiti e attrezzati, completi sino ai portacenere-. Antonio Tavarozzi (1 - continua)