" La moneta, oggi " di Arturo Barone

" La moneta, oggi " " La moneta, oggi " Esposte dal "Nobel" Von Hayek le politiche da seguire per evitare l'inflazione e sostenere l'occupazione - La relazione di Savona sulle fasi più vivaci del deprezzamento monetario (1963-'64 e 1971-'74) Roma, 11 febbraio. Anche i convegni non sfuggono all'influsso degli astri: in questi tempi di astrologia dilagante, siamo costretti a pensare che il convegno tenuto alla Farnesina, da giovedì 6 a sabato 8 febbraio, per iniziativa dell'accademia dei Lincei e per celebrare il centenario della nascita di Luigi Einaudi, fosse nato sotto una costellazione decisamente sfavorevole. In altre occasioni, la politica di riservatezza dei dirigenti della gloriosa accademia (che annovera fra i suoi iscritti Galileo e fra le sue pubblicazioni il « Saggiatore»), non era riuscita ad impedire che i giornalisti più sofisticati accorressero a frotte, attirati dalla personalità del relatore o dall'attualità del tema in discussione. La relazione Baffi sul credito indicizzato è ancora al centro di polemiche e discussioni, benché siano trascorsi ormai undici mesi da quando venne letta a Palazzo Corsini dinanzi a un pubblico foltissimo di banchieri, di operatori di Borsa e di pubblicisti. Ammesso pure che il tema del convegno della scorsa settimana fosse meno bollente, e soprattutto meno esplicito (all problema della moneta oggi»), il solo elenco degli oratori e le loro qualifiche avrebbero dovuto far intuire agli « addetti ai lavori » l'assoluta eccezionalità del convegno. Il relatore, Sergio Steve, è uno dei più ferrati studiosi italiani di scienze delle finanze e di problemi fiscali. I dieci relatori erano uno più qualificato dell'altro: si cominciava con il ticinese Nello Celio che ha ricoperto la carica di presidente federale della Confederazione Elvetica, e si finiva con l'ultimo premio Nobel per l'economia, il viennese P. A. Von Hayek, che oggi insegna negli Usa. Gli oratori intermedi, tutti italiani, comprendevano pure nomi di grande richiamo: G. U. Pagni, Francesco Forte, successore di Einaudi sulla cattedra torinese, Epicarmo Corbino, Giovanni Demaria, altro professore dell'Università di Torino e F. A. Repaci. Gli altri tre relatori, sebbene meno noti e più giovani, occupano un posto di primo piano in istituti finanziari di prestigio mondiale: A. D'Aroma, studioso della Banca dei regolamenti internazionali; Pierluigi Ciocca e Paolo Savona dell'Ufficio studi della Banca d'Italia. Solo il caso o gli astri hanno mantenuto il segreto sui lavori del convegno, talché, a tre giorni dalla fine, si può ritenerlo semiclandestino. Le poche segnalazioni che faremo non devono perciò considerarsi irriguardose per i relatori non citati, ma solo il frutto delle difficoltà con cui siamo pervenuti in possesso del materiale documentario indispensa.bile. Ci limiteremo così a riferire, succintamente, sui tre oratori delle ultime sedute: su Ciocca e Savona, e su Von Hayek, che ha concluso degnamente ribadendo la sua fede einaudiana. Egli ha stigmatizzato, anche concettualmente, gli sforzi per elaborare politiche di breve periodo, specie se drogate dall'inflazione, sostenendo che l'occupazione creata artificialmente ha fondamenta effimere e scompare alla prima seria manovra stabilizzatrice. Si è quindi chiesto se è proprio ineluttabile la scelta fra occupazione e inflazione e se non esistono altre strade, più solide, per risolvere il problema del pieno impiego. In aperto dissenso dai seguaci di Keynes, che sognano che l'aumento del potere d'acquisto dei lavoratori possa accrescere (sempre e comunque) l'occupazione, Von Hayek ha insistito sui pericoli d'inflazione connessi agli eccessivi aumenti salariali derivanti dal pieno impiego. La relazione Savona può dirsi un lungo corollario della tesi di Von Hayek, desunta dall'esperienza italiana di questo dopoguerra. Attraverso l'analisi sistematica dei tre fenomeni strettamente interdipendenti (quantità di monete, prezzi e salari), Paolo Savona ha potuto stabilire come le fasi di inflazione più vivace (1963-64 e 1971-74) abbiano sempre seguito a periodi di aumenti inflazionistici delle retribuzioni eccedenti ogni possibile incremento di produttività Del tutto originale, nella relazione Savona, è parsa la divisione in periodi di politica economica restrittiva e espansiva: si può ritenere, nel complesso, espansivo il periodo 1957-1965 e restrittivo quello 1966-'70; l'ultimo quadriennio, a bienni alternati di « go » (1971-72) e di «stop» (197374), rivela (l'osservazione è inevitabile e collimante col giudizio dei più umili cittadini) una grave carenza di guida politica. Merito della pregevole re¬ lazione Ciocca è stato di avere dimostrato, attraverso la ricostruzione puntuale del pensiero di Einaudi, che il motore di un'economia concorrenziale non è — tutto sommato — il profitto privato, come prova la definizione rimasta celebre: « Il profitto non è, esso, il re del mercato, è un segugio dall'odorato finissimo, sempre lanciato alla caccia della selvaggina nuova, atta a soddisfare i gusti e a sollecitare l'appetito del consumatore sovrano » . Arturo Barone Il convegno all'Accademia dei Lincei

Luoghi citati: Confederazione Elvetica, Roma, Savona, Usa