Pescar merluzzi e petrolio di Sandro Viola

Pescar merluzzi e petrolio LA NORVEGIA, UN'ISOLA AL RIPARO DALLA TEMPESTA Pescar merluzzi e petrolio Nel "profondo Nord" sono forti le tentazioni isolazioniste - Per di più PUrss è vicina ed assai comprensiva sui maggiori problemi: estensione delle acque territoriali, spartizione del mare di Barents, diritti sulla piattaforma delle Spitsbergen (Dal nostro inviato speciale) Tromso, fehbraio. L'oscurità totale è durata due mesi, da metà novembre a metà gennaio. Ora a Tromso c'è un po' di luce, un chiarore azzurrastro, dalle dieci del mattino alle due del pomeriggio. Ma le auto mantengono sempre i fari accesi, e negli interni non si potrebbe far nulla (leggere, scrivere, mangiare) senza la luce elettrica. Nel porto stridono le sirene degli steamer che mantengono i collegamenti tra i piccoli centri della costa (navigando giorni e giorni tra i fiordi ghiacciati), davanti aV.a cattedrale luterana — una modesta costruzione in legno — un giovane spala la neve che durante la notte ha sepolto i gradini dell'ingresso. E' in questo « profondo Nord » che si colgono in maniera più. distinta gli umori insulari, la tentazione isolazionista della Norvegia. A Tromso, due anni fa, quando si trattò di votare si o no all'ingresso nella Comunità europea, i « no » raggiunsero il 73 per cento. E' al Nord che compaiono ancora oggi, durante i periodici sondaggi d'opinione, le più nette indicazioni antieuropee. Da qui che proviene la spinta per una « guerra del merluzzo » di tipo islandese, la pressione sul governo perché estenda sino a cinquanta miglia il limite delle acque territoriali a danno dei pescherecci inglesi, tedeschi occidentali, francesi, olandesi. Certo, in tutta questa contea (come si chiamano le ripartizioni amministrative della Norvegia) la pesca rappresenta una delle attività maggiori, e infatti impiega — in mare e nelle industrie di trasformazione — ventimila persone su un totale di centotrentamila. Ma il problema delle acque territoriali (la cui estensione a cinquanta miglia porterebbe a un fortissimo contrasto con la Cee e quindi, probabilmente, a un ulteriore « distacco » della Norvegia dal quadro occidentale) è ormai divenuto qualcosa di più d'una semplice richiesta settoriale, d'una agitazione di categoria. Esso è semmai la spia d'una mentalità, un'altra prova di come larghi strati della società norvegese siano sempre più recalcitranti dinanzi a qualunque prospettiva di integrazione, politica, economica o culturale. « Ormai », dice il vice-prefetto di Tromso Baard Gaarder, « l'appoggio dei laboristi locali alle pretese dei pescatori si è fatto totale ». // partito laborista è quello di maggioranza relativa, il partito al governo, e a Oslo si muove naturalmente con più cautela: oggi sembra infatti sostenere i pescatori del Nord (e perciò traccia le « zone » proibite ai pescherecci stranieri), domani mostra invece una certa volontà di compromesso nei confronti dei governi europei. Ma che la sua organizzazione provinciale condivida, o strumentalizzi, gli impulsi « nazionalistici » che emergono nel paese, non è certo senza significato. « La verità », dicono all'Istituto dì politica estera di Oslo, « è che stiamo assistendo a una gara piuttosto pericolosa tra vari partiti — i laboristi, il "centro", i socialisti di sinistra — intenzionati a guadagnarsi i favori delle popolazioni del Nord. Ed s da qui che viene fuori l'asta delle promesse sulla questione delle acque territoriali. Mentre è evidente che di fronte a materie così delicate (come il petrolio, per fare un altro esempio: di cui quasi tutti i partiti politici insistono a dire che la sua utilizzazione deve essere "lenta" e magari lentissima, nell'esclusivo interesse nazionale e senza alcuna preoccupazione per le difficoltà energetiche degli alleati occidentali), sarebbe meglio mostrarsi più prudenti. Perché è su questo terreno che va crescendo il nuovo "nazionalismo" norvegese, 1' "insularità" di cui parlano gli osservatori stranieri ». Con prontezza e lucidità, l'Urss ha colto perfettamente quali vantaggi possano derivarle dall'insorgere d'un tale stato d'animo nell'estremo Nord norvegese. A dicembre scorso, quando il governo di Oslo annunciò di voler « chiudere » tre grosse zone alla pesca a sciabica dei battelli inglesi, tedeschi di Bonn, olandesi, francesi, sovietici e tedeschi orientali, le reazioni dei paesi interessati furono molto diverse. Mentre gli occidentali rispondevano seccamente (le « zone » sono oltre le dodici miglia, il limite per ora riconosciuto delle acque territoriali), minacciando una ritorsione nel quadro del trattato commerciale tra la Norvegia e la Cee, l'atteggiamento russo fu invece estremamente amichevole. Accettazione totale (non solo da parte di Mosca ma anche di Berlino Est) dell'imposizione norvegese, nessuna polemica. Gli effetti d'un comportamento così comprensivo non si sono fatti attendere. La stampa norvegese del Nord ha insistito per giorni sulla diversità delle reazioni occidentali e sovietiche (mettendo in luce la buona volontà dei russi), e a Tromso succede di sentir parlare con scoperto malumore di « alleati che si muovono come se fossero avversari » mentre « i presunti avversari danno prove concrete di solidarietà ». Il comportamento della Urss va spiegato un po' più in dettaglio. Una vasta e complessa negoziazione, che nei prossimi mesi potrebbe avvicinarsi alle sue fasi decisive, è in corso tra Mosca e Oslo. Gli argomenti in discussione sono due: la divisione delle acque territoriali (e quindi della piattaforma continentale) del mare di Barents, che secondo i dati raccolti sinora celerebbero grossi giacimenti di petrolio; e lo status giuridico della piattaforma continentale delle isole Spitsbergen. I sovietici, che sino a qualche tempo fa s'erano mostrati restii ad avviare la trat¬ tativa (e che quando avevano accennato a una spartizione del mare di Barents lo avevano fatto parlando di una linea divisoria inaccettabile ai norvegesi), sarebbero ora più propensi a un regolamento dell'intero «pacchetto » e disposti a consistenti concessioni. Si tratta di ipotesi, perché le dice parti hanno conservato il segreto più assoluto sulle recenti conversazioni avute a Mosca. Ma da vari segni sembra di capire che per quanto riguarda il mare di Barents l'Urss accetterebbe la linea di spartizione proposta dai norvegesi, e sarebbe anche disposta a riconoscere i pieni diritti di Oslo sulla piattaforma delle Spitsbergen. Come sul problema della pesca, l'atteggiamento sovietico appare insomma più conciliante di quello degli occidentali. Quali firmatari del trattato che assegnò le Spitsbergen alla Norvegia, Stati Uniti e Gran Bretagna hanno avanzato infatti « riserve » formali sulla pretesa norvegese di riservarsi la piattaforma dell'arcipelago (anche questa, con molta probabilità, piena di petrolio) per qualsiasi ricerca o trivellazione off shore. E queste « riserve ;> costituiscono un altro capitolo della schermaglia in corso tra Oslo e i suoi alleati della Nato, perché la reazione norvegese è stata molto ferma: il passo anglo-americano è stato definito « un'interferenza inammissibile », e la stampa ha subito tirato in ballo il tema della « sovranità nazionale », uno di quelli che — in un paese indipendente da soli settant'anni — piace di più ai lettori. Quanto alle motivazioni, agli interessi che stanno dietro la buona disposizione dei sovietici, essi sarebbero d'ordine evidentemente strategico. E' sul mare di Barents I | che s'affaccia il porto russo \ di Murmansk, dove è rac- ] colta la più grossa flotta so- i vietica: 180 sottomarini (di cui una metà ad armamento nucleare) e 550 unità di su- t perfide, in un'area servita da 18 aeroporti. Mosca tenderebbe perciò a stabilire coi norvegesi una sorta di condominio del mare di Barents, un accordo che le consentisse il diritto di veto su tutte le attività da intraprendere nella zona, così da tenerne lontane le compagnie petrolifere internazionali e più esattamente le apparecchiature e i tecnici non «petroliferi » che — com'è accaduto in altre situazioni — si possono facilmente mischiare alle squadre che lavorano sulle piattaforme off j shore. i i I | I 1 j \ Nessun elemento concreto, beninteso, testimonia che un accordo russo-norvegese di questo tipo sia in via di conclusione. Ma a chi conosca l'importanza strategica che quest'area ha per ì sovietici (le acque che separano le Spitsbergen dal continente rappresentano l'accesso all'Atlantico della flotta di Murmansk) non sono sfuggite le dimostrazioni di buona volontà, l'attitudine amichevole che l'Urss va manifestando da qualche tempo nei confronti della Norvegia. D'un membro della Nato, cioè, che ha una lunga tradizione neutralista (tutta la prima parte della sua storia di nazione indipendente) e in cui le spinte « insulari », « nazionalistiche », si sono fatte negli ultimi tempi sempre più precise. Sandro Viola

Persone citate: Gaarder