Nader l'implacabile di Furio Colombo

Nader l'implacabile RITRATTI AMERICANI Nader l'implacabile (Dal nostro invialo speciale) Washington, febbraio. Un pessimismo ostinato circola a volte fra gli intellettuali americani. Verso sera, facendo suonare il ghiaccio dentro il bicchiere, dicono che il mondo ha subito danni senza rimedio, che le città sono diventate una giungla e che è stato avvelenato il Connecticut. Odiano il New York Times e la televisione. — Sembra la verità — gridano irritati per l'entusiasmo dei visitatori innocenti. — Non sapete quel che c'è dietro. La conversazione cupamente si blocca intorno al mistero. Prima o poi comincia il gioco crudele: « Chi sarà presidente nel 1976? ». Ognuno presenta dei nomi. Tu pensi che sia un ventaglio di ostilità e preferenze, per esempio da Goldwater a Kennedy, da Wallace a Jackson. Ma è una lista di stroncature. Qualcuno merita appena un gesto e un sospiro, altri nomi cadono nel silenzio. Si direbbe che è troppo tardi persino per la condanna. — Eppure qualcuno dovrà fare il presidente in questo Paese. C'è chi tenta di sottrarsi a questa domanda. La vita è stata talmente guastata... Oppure l'interlocutore si raccoglie come di fronte a una visione. — Un eroe popolare. Ecco. Un nuovo tipo di eroe popolare. — Chi per esempio? Se si è abbastanza tenaci nel ripetere la domanda e abbastanza coraggiosi da sobbarcarsi un pasto macrobiotico, di solito viene fuori sempre lo stesso nome. — Ralph Nader. Magari non lui. Uno come Ralph Nader. Io non so quante opinioni ci vogliano per mettere insieme un campione statistico Posso affermare che quasi ogni intellettuale americano, specialmente nelle università, in queste ultime settimane ha regolarmente risposto: Ralph Nader. L'uomo che ha messo in difficoltà alcune grandi corporations con la famosa requisitoria sul pericolo delle automobili americane, che è capace di far scattare l'allarme in Senato quando è in discussione una legge che riguarda consumatori e prodotti, l'uomo che ha re-inventato nella immaginazione dei giovani il mestiere di avvocato come « pubblico difensore di tutti », è dunque diventato una specie di eroe popolare. Ma questo è il Paese della « Civil Liberties Union », il Paese dove sono sempre esistiti personaggi disinteressati e gruppi di volontari pronti a combattere in difesa di ogni diritto. Un Paese dove alcuni nostri sostituti procuratori in materia di diritti civili avrebbero una vita d'inferno e poca soddisfazione con le manette. Perché allora proprio Ralph Nader è diventato una specie di santo? — Perché Ralph ha avuto un'idea, la difesa dei cittadini come consumatori. L'intuizione che i consumatori sono una grande forza politica che messa in moto diventa valanga. E perché non è mai cambiato, e non ha mai cambiato discorso. In politica, come nell'arte bisogna dire sempre la stessa cosa se si vuole che la gente si accorga. Ruth Ford, signora robusta e attempata, nonostante il tono asciutto di tutta l'organizzazione di Nader, svolge chiaramente funzioni protettive e materne, non solo di executive secretary. Avvolta in un pullover di lana è solida e pronta a tutto come mamma Malone nelle storie di Cino e Franco. —• Ralph fa anche dieci, dodici conferenze ogni settimana. E quando torna il venerdì sera si arrabbia se qualcuno, qui dentro, vuole tenersi libera la domenica. L'organizzazione di Nader si chiama « Center for Study of Responsive Law ». Vi lavorano una ventina di avvocati che devono essere bravi, fedeli, rigorosi come dei preti e accontentarsi di pochi soldi. I muri sverniciati, i mobili di seconda mano ricordano i gruppi spontanei che hanno popolato l'America negli Anni Sessanta. Non l'efficienza. Qui l'efficienza farebbe impallidire la Ibm. E il Pentagono sembra un night club al confronto. Sono gentili ma non bisogna farsi illusioni. Sorrisi pochi, un gesto per indicare la sedia e il lavoro continua. Perché l'ospite non perda il suo tempo riceverà stampati dépliants che gli spiegano: come un cittadino può controllare il governo, come un cittadino può condizionare le aziende, come difendersi dai prodotti dannosi, come denunciare le frodi di un negoziante, come formare gruppi di difesa contro l'impero dei produttori. Ed ecco Nader che arriva, mite, impacciato e benevolo Ralph Nader visto da Levine (Copyright N.Y. Rcvlcw of Books, Optra Mundi c per rimila La Stampa) come tutte le persone che bisogna temere, il tipo che chiede sottovoce e non rinuncerà mai. E' giovane ma sembra ancora più giovane a causa dei gesti incerti da adolescente, i vestiti mal stirati e un po' stretti, le calze a fisarmonica, le scarpe da camminatore solitario. Un liceale degli Anni Quaranta, come nei film della nostalgia. Si appoggia al tavolo, si aggrappa con le mani, guarda il pavimento. Ma non è assorto. Per esempio nota un filo scoperto che può essere pericoloso, nota un mozzicone di sigaretta (qui nessuno dovrebbe fumare), nota lo spreco di un pacco di moduli che non sono stati stampati sul retro. E comincia a parlare dimenticandosi che non gli è ancora stata fatta alcuna domanda. Non con la noia di uno che dice sempre le stesse cose. Con la passione fredda del vero prete. — Fondamentalmente la crisi è questa: la volontà e la autorità del popolo sono state delegate alle burocrazie del governo e delle grandi imprese. E questi centri si tengono tutto il potere. Fanno danno sia quando si combattono, perché si combattono a nostre spese, sia quando si accordano, e il prezzo è sempre la nostra pelle. Mentre lo ascolto sto pensando come tradurrò la parola people, che lui usa continuamente. In bocca a lui è una parola fredda e precisa che vuol dire « tutti ». E non evoca il tuono di chi si rivolge alle piazze. Nader si accorge della mia distrazione. Fa una pausa e comincia esattamente da capo, implacabile come un maestro. — Risultato. Tutte le decisioni sono fatte in modo da espandere al massimo ciò che conviene al potere pubblico o al potere privato. E ogni calcolo si fa a breve scadenza, senza pensare alle conseguen ze, senza pensare all'interes se dei cittadini consumatori. Esempio. Nel paesaggio di Nader « i cittadini consumatori » sono come un ordine religioso che brulica lungo i muraglioni del mondo. Davanti agli occhi che non sorridono mai brilla il sogno di un tempo in cui questo ordine, organizzato e potente, controllerà tutti i pas saggi nei muraglioni. — Ma non pensa che il deterioramento della macchina produttiva, in questo periodo... — Come? Esempio. C'è più profitto nelle fibre sintetiche che nei tessuti di fibre naturali. C'è più profitto nei detergenti sintetici che nella semplice produzione del sapone. Come conseguenza... — Il mondo in via di sviluppo potrebbe fare a meno delle fibre sintetiche? — Come conseguenza le scelte tecnologiche sono determinate quasi del tutto da una massiccia burocrazia, quella del governo o quella di gigantesche organizzazioni private. E il potere dei consumatori è annullato. — Può succedere che il potere dei consumatori sia compromesso dalla crisi economica? — Cosicché il problema può essere definito nel modo seguente: aprire un passaggio ai consumatori in modo che raggiungano il vertice del governo e il vertice delle industrie. Fare in modo che il popolo dei consumatori partecipi a tutte le scelte. — Forse il lavoro politico e il potere dei sindacati dentro le aziende potrebbero... — Quello che è necessario, ripeto, è che milioni di persone rovescino il tradizionale sistema di delega. Non si delega niente. Si formano gruppi che determinano le decisioni locali e quelle centrali. In questo modo si inceppano le gigantesche burocrazie che tendono a essere irresponsabili. Devo sottolineare che ci sonc due ruoli per ogni cittadino. Uno è assicurarsi la partecipazione in tutte le decisioni, anche internazionali. Fino al diritto di trascinare il governo davanti ai giudici. — Ma il sogno del governo diretto è possibile nelle dimensioni amerirane? — L'altro è una vera rivo¬ luzione. Secoli fa questa era una società nomade. Poi è diventata agricola. Il passaggio ha cambiato la dimensione dello spazio e del tempo. Noi siamo in un terzo periodo. Nessuna società può essere giù sta se i cittadini non si mettono in testa di dedicare ai governo della propria comunità, cioè di se stessi, il venti o il venticinque per cento del proprio tempo. Nelle stanze con le porte aperte, qui intorno, nessuno ha smesso di lavorare o ha alzato la testa. Ci saranno illusioni, nel mondo di Nader, ma nessuna mitezza. Quando dice « cittadino » la parola scintilla come una lama da rivoluzione francese. Quando dice « consumatori » pensa veramente a un enorme ordine monastico di gente implacabile nell'esigere i propri diritti. In cambio si rinunci al divertimento, al tempo libero, allo spreco chiamato « vacanza ». — Ma se la sua organizzazione avesse successo, pieno successo, non si produrrebbe un'ondata di isolazionismo in America? Questa volta Ralph Nadet si interrompe. — Certamente. Il popolo, persino il popolo, può essere egoista. Ma questo è il residuo di un brutto passato che spinge o al dominio o al ritiro. La vita come gara da vincere sempre. Sotto la cenere c'è il grande istinto della cooperazione, un impulso più forte di quello isolazionista. Nader si è acceso. Come un acrobata che ha eseguito esercizi preliminari, ora è pronto. Ora parlerebbe per ore. La sua è una voce che non va dispersa, in America. I politici stanno attenti perché la nuova fede, se non è divampata, certo serpeggia. Come tutti i guru Nader ha il grande vantaggio di non essere mai distratto. Imbarazza perché ha ragione, e comunque è sicuro di avere ragione. Imbarazza perché non si concede mai una briciola di umorismo. Di lui si conosce solo questa battuta. Viaggiava su un'automobile malandata guidata da uno studente in mezzo a una bufera di neve — E qual è l'automobile più sicura, signor Nader? domanda lo studente nell'auto che sbanda. — Spero che sia questa, — risponde Ralph Nader. E guarda serio tutti gli altri che ridono. Imbarazza al punto che nessuno ha il coraggio di chiedere: e se Ralph Nader fosse un lusso per un mondo che ha tutto? Furio Colombo

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