Dc e pci, la cauta contesa di Lietta Tornabuoni

Dc e pci, la cauta contesa I PARTITI ITALIANI DI FRONTE ALL'ABORTO Dc e pci, la cauta contesa Giulio Andreotti considera il problema "non sufficientemente maturo"; ritiene che non si possa comunque discutere "il diritto alla vita" ■ I comunisti si augurano un dibattito sereno, sottolineando "rispetto e considerazione" per la madre Roma, febbraio. « Quello dell'aborto non è un problema attuale », dice l'onorevole Giulio Andreotti. «Non mi sembra sufficientemente maturo». E', come sempre, pacato. E severo: « I partiti sono caduti nella provocazione dei radicali. Rincorrono un movimento d'opinione che non voglio definire poco serio, ma che certo non considera la questione dell'aborto su basi certe, scientifiche e giuridiche. Ogni partito si muove soltanto nel timore che altri si muovano, per la paura di essere scavalcato... ». Anche la democrazia cristiana? « Nella democrazia cristiana non vi è stata sul problema alcuna discussione, in nessuna sede: ed è evidente che nessun progetto di legge può essere preparato senza un larghissimo e meditato dibattito preventivo. Le opinioni e i propositi sinora espressi riflettono il pensiero di singoli dirigenti del partito, di singole nostre deputate: posizioni rispettabilissime, ma personali ». Allora tutte le dichiarazioni di comprensione e sensibilità, tutte le assicurazioni di pronto intervento, tutte le anticipazioni su iniziative parlamentari? « Un modo di essere presenti... ». La « questione aborto » è esplosa dalla cronaca nel Paese come un problema non rinviabile della collettività; modificare la legge che considera l'aborto un reato e come tale lo punisce pare una necessità unanimemente riconosciuta: ma una serie di interviste con i politici lascia pensare che tra parole e fatti il divario sia ancora molto grande. Per ora, sembra, non se ne fa niente. E' molto improbabile, sembra, che una nuova legge venga approvata in questa legislatura, ossia entro il 1977. L'urgenza della realtà incontra l'attrito dei meccanismi legislativi. Per ora, le proposte di legge depositate in Parlamento sono due. La prima, presentata nel 1973 dall'onorevole Loris Fortuna e altri deputati socialisti, prevede che l'aborto sia ammesso in caso di rischio per la vita della donna incinta 0 di pregiudizio grave della sua salute fisica o psichica, in caso di rischio che il nascituro possa soffrire di anomalie fisiche o mentali. Sono i casi definiti di «aborto terapeutico» e «aborto eugenico », ma la proposta non è definitiva: il psi sta discutendo se sostituirla o modificarla; l'onorevole Fortuna intende aggiungervi uva clausola che renda l'aborto del tutto libero nell'ambito delle prime dodici settimane di gravidanza. La seconda proposta di legge è stata appena presentata dal partito socialdemocratico: prevede anch'essa l'aborto terapeutico e l'aborto eugenico; ammette pure che l'aborto sia consentito « quando il completamento della gravidanza possa portare grave danno alla condizione familiare e sociale della donna ». Una sintesi? / partiti comunista e repubblicano stanno elaborando loro proposte. Tra tutti 1 progetti di legge, una volta presentati, occorrerà ricercare una possibile sintesi unificante; poi il meccanismo parlamentare prevede la discussione in sede di commissione, la discussione in aula alla Camera, al Senato, eventualmente di nuovo alla Camera... « Ho l'impressione che discussioni e confronti si protrarranno a lungo », dice l'onorevole Mariotti, capogruppo dei deputati socialisti. Parla anche per esperienza personale: fu lui a proporre la prima legge sugli anticoncezionali; era il 1967; sono passati sette anni, se ne discute adesso nella commissione Sanità del Senato. L'impeto delle battaglie dei radicali, le appassionate rivendicazioni delle femministe, la richiesta già avanzata di referendum popolare e la vivacità del movimento d'opinione intorno all'aborto urtano contro le opportunità politiche. Costretti « dal basso » ad affrontare il problema, i partiti sono nell'imbarazzo. Nessuno vuol mostrarsi indifferente, ma molti ritengono la questione quanto mai importuna, tutti la considerano una difficoltà politica in più. Alcuni temono che la democrazia cristiana utilizzi l'argomento come strumento propagandistico nella campagna elettorale ormai imminente. Altri temono occasioni pericolose per la stabilità governativa: « Non credo che nessuno, né noi né i socialisti, arriverebbe alla crisi di governo per l'aborto », dice il vicesegretario repubblicano Adolfo Battaglia. Nella realtà e nel costume l'aborto è già di fatto depenalizzato, la decisione di abortire è già di fatto affidata alla coscienza individuale e alla disponibilità di danaro, le donne continuano ad abortire. Ma « in ogni mutamento legi| slativo », dice l'onorevole I Andreotti, « specialmente i gTossi partiti popolari debbono mostrarsi molto responsabili, i più responsabili ». Dopo il divorzio, ancora una volta i partiti democristiano e comunista si trovano a confrontarsi su un grande tema morale. Vediamo dunque innanzi tutto quali sono le posizioni loro: appaiono concordemente cauti, concordemente contrari a decisioni «uffrettate» o a conclusioni « precipitose ». « Spero che questo problema possa essere discusso nei necessari termini molto civili, al di fuori delle tradizionali pregiudiziali dello scontro politico », si augura Andreotti, interprete autorevole e consueto di certe posizioni cattoliche e democristiane. Dello scontro politico intorno al divorzio ricorda alcune previsioni (« Noi lo avevamo detto, allora, che dal divorzio si sarebbe arrivati all'aborto »), alcuni impegni non mantenuti: « Durante la campagna del referendum tutti riconoscevano nella legge Fortuna inconvenienti gravi, tutti promettevano di migliorarla. Chi ne parla più, adesso? ». Del dibattito intorno all'aborto teme alcuni pericoli politici (« non sarebbe giusto lasciare al msi la bandiera della difesa della moralità»;, vede alcune esigenze partitiche: « Sondaggi e discussioni vanno approfonditi anche nel nostro campo, tra il nostro elettorato: sarebbe brutto scoprire inaspettatamente, come è accaduto in occasione del referendum sul divorzio, gruppi di cattolici dissenzienti, democristiani all'opposizione ». Ma soprattutto lo colpisce « un enorme errore: si tende ad accantonare la questione di principio. Il principio è quello del diritto alla vita: se una creatura è stata comunque concepita, non si ha diritto di ucciderla». Il rispetto di questo principio non consente, secondo lui, di prendere in considerazione circostanze particolari, per quanto drammatiche siano. L'aborto è certo una piaga sociale, « ma si guarisce come tutte le piaghe sociali: migliorando la società ». La libertà della donna è rispettabile, « ma la libertà di chi vuol nascere deve essere ugualmente rispettata ». La violenza carnale « è una cosa tremenda, ma che c'entra la creatura concepita dal delitto del padre? ». L'impossibilità di mantenere un figlio « è penosa, e dal punto di vista sentimentale il brefotrofio è nefasto: sempre più umano, però, della soppressione ». L'eventualità di generare un anormale « è atroce, ma incerta: i progressi della scienza sono continui, arrivano a curare tante malformazioni ». Il solo caso in cui gli pare che la gravidanza possa essere interrotta, dice, è quando metta sicuramente in pericolo la vita della gestante: « Nella scelta tra due vite, il diritto di una vita certa, quella della donna, è prevalente rispetto al diritto di una vita incerta, quella del feto ». E se la gravidanza rappresenta un pericolo per la vita non jisica ma psichica della madre? « Se risulta con certezza che la donna può impazzire, il suo diritto prevale ». L'intervento dovrebbe comunque avvenire « sempre in ospedale e sempre in seguito a decisione collegiale: per evitare compiacenze, o un nuovo genere di sfruttamento ». La depenalizzazione dell'aborto che alcuni propongono gli sembra irragionevole: « Può andar bene per i contrabbandieri di tabacco, ma in questo caso legalizzerebbe lo sfruttamento ». Altre riflessioni Quanto alla possibilità di una legge provvisoria intesa a sospendere l'azione penale contro le donne che abortiscono, « potrebbe costituire un alleggerimento della tensione che esiste intorno al problema, consentire di discuterlo in clima meno emotivo... Ma siamo sempre lì; se il principio è opinabile, allora si possono tentare anche vie provvisorie. Se invece non è opinabile... ». Il diritto alla vita non gli pare per ora discutibile: « Ma ho abbastanza umiltà per riconoscere che la questione va ancora studiata, approfondita, dibattuta... ». « Spero che la democrazia cristiana si renda conto che quello dell'aborto è uno dei problemi che debbono essere affrontati con spirito aperto al bene della collettività nel suo pluralismo e nella sua diversità di opinioni», si augura Adriana Seroni, dirigente la commissione femminile e portaparola del partito comunista. A giudicare da Andreotti, si direbbe di no. Vi sono stati contatti comunisti con la de? « Assolutamente no ». Non è vero che la proposta di legge comunista è stata comunicata al Vaticano? «Invenzioni ». Anche per i comunisti esiste un problema di fondo: « Vi sono circostanze in cui si verificano delle "contraddizioni di valori": c'è il problema del bimbo che potrebbe nascere, ma c'è anche il problema della madre. Di lei, della sua salute fisica e psichica, del complesso della sua persona, occorre avere rispetto e considerazione ». Improntata a questo rispetto e considerazione, basata appunto sulla necessità di proteggere la salute fisica e psichica della donna, la imminente proposta di legge (dovrebbe essere presentata a giorni) prevede una serie di casi in cui l'aborto viene consentito, e i relativi modi di accertamento. Favorevoli alla contraccezione, contrari all'aborto come mezzo di controllo delle nascite (« Non è rispettoso della donna né giovevole alla sua salute»;, i comunisti sono pure contrari a liberalizzarlo: « Abbiamo sempre sostenuto che la maternità non è un fatto privato, che ad essa deve essere riconosciuto un valore sociale, e garantita la tutela sociale. Per l'aborto, il discorso è analogo. L'intervento delia società è necessario. Rappresenta anche l'unico modo per evitare che si perpetuino le differenze di classe: per evitare che, come oggi accade, le donne ricche possano abortire in condizioni decenti, e quelle povere no ». Strada lunga Tutto resta comunque discutibile: « Andiamo a questo dibattito con spirito molto aperto: il problema è grave, ha implicazioni profonde. Anche negli altri Paesi, la legislazione sull'aborto è stata spesso rivista dopo una prima esperienza di applicazione, variata dopo anni. Vogliamo costruire un dibattito molto sereno, un pacato scambio di opinioni e confronto di ipotesi che, al di fuori dello scontro di posizioni portate all'estremo o della rissa, può rappresentare una crescita culturale per il Paese, può diventare un grande momento di riflessione della società su se stessa ». Parrebbe un processo molto lento. « A noi sta a cuore che la questione sia risolta presto. Perché è grave, drammatica e anche perché risolverla significa consentire che il tema dell'emancipazione femminile si dispieghi in tutti i suoi aspetti. Oggi cresce la necessità di asili e strutture per l'infanzia, permane per le donne l'impossibilità di conciliare lavoro e doveri familiari, esiste un attacco violento all'occupazione femminile: è sbagliato che l'interesse si polarizzi intorno all'aborto come se fosse questo l'unico problema delle donne italiane ». Ma cosa vuol dire « presto »? « I tempi, è impossibile prevederli. Sono problemi molto grossi, che riguardano aspetti molto intimi e molto sociali della vita della gente: vanno considerati con grande senso di responsabilità e serietà ». Tra studi e confronti, quello dell'aborto rischia di diventare un altro dei tanti problemi permanenti che affliggono la società italiana, di aggiungersi all'elenco delle riforme irrealizzate, delle decisioni rimandate, dei drammi irrisolti che la gente paga dolorosamente sulla propria pelle? Con la prudenza di chi deve interpretare le esigenze di vaste masi se, con la fermezza di chi \ difende ideologie sociali o religiose, con la pacatezza del desiderio di conciliazione o la rigidità dell'intransigenza, democristiani e comunisti sembrano prepararsi ad una lunga contesa. Preoccupazioni etiche e sociali li rendono cauti di fronte all'impazienza radicale o femminista, diffidenti di fronte all'impeto attuale del movimento d'opinione, al richiamo ai diritti civili. Forse anche poco convinti di quella maturazione della collettività, di quell'evolversi del costume cui altri partiti, come vedremo, sono più sensibili. Lietta Tornabuoni

Persone citate: Adolfo Battaglia, Adriana Seroni, Andreotti, Fortuna, Giulio Andreotti, Loris Fortuna, Mariotti

Luoghi citati: Roma