DISTRUGGERE L'ITALIA, CON ALLEGRIA

DISTRUGGERE L'ITALIA, CON ALLEGRIA DISTRUGGERE L'ITALIA, CON ALLEGRIA Intorno al lago di Traiano vogliono piantare uno zoo Roma, febbraio. Si è aperta la battaglia per salvare il lago e i resti della città di Traiano, un'area archeologica che gli esperti paragonano per bellezza e importanza alle rovine di Ostia antica, alla villa Adriana di Tivoli e al Foro romano palatino. « Italia Nostra » è scattata contro la decisione della famiglia Sforza Cesarini, proprietaria del fondo, di creare uno zoo-safari nella zona, con l'approvazione del Consiglio superiore delie antichità e belle arti. Il piano regolatore di Roma ha destinato il comprensorio a parco pubblico. Il Consiglio nazionale delle ricerche pubblicò quattro anni fa una lista dei « biotopi » naturali da salvare: nell'elenco, stilato dagli esperti Contoli e Palladino, c'è proprio il lago di Traiano. « Uno zoo-safari attorno al lago — dice " Italia Nostra " — sarebbe un'offesa al patrimonio artistico e naturale d'Italia. Dopo l'incredibile furto di Urbino nulla deve essere fatto per peggiorare la situazione delle nostre opere d'arte. Costruire gabbie per leoni, scimmie e giraffe, parcheggi per auto e posti di ristoro vuol dire compromettere per sempre quest'ambiente. Pensiamo al futuro e a cosa sarebbe successo se Mussolini avesse fatto costruire un giardino zoologico dove sorgono i resti del Foro ». Siamo a pochi chilometri dall'aeroporto Leonardo da Vinci, non lontano da Ostia, sulla riva destra del Tevere. Ma è impossibile vedere qualcosa. L'area è recintata, protetta. Non si può entrare. Solo da un jet in decollo ci si accorge, per un attimo, di sorvolare uno specchio d'acqua perfettamente esagonale, circondato da una vegetazione intatta di macchia mediterranea. Il lago di Traiano è artificiale. Lo costruì l'imperatore omonimo nel secondo secolo dopo Cristo per smaltire il traffico congestionato del porto di Ostia. Fu un'opera contestata: gli ingegneri navali d'allora — dicono le fonti storiche — erano contrari ad un nuovo porto e prevedevano l'interramento e la distruzione da parte delle correnti marine. L'imperatore Claudio diede il via ai lavori nel 42 d.C: Roma doveva essere rifornita di grano via mare e Ostia non era più sufficiente; bisognava anche regolare le acque del Tevere per evitare piene e ingrandire la foce con canali artificiali. La nave con cui Caligola trasportò l'obelisco vaticano (100 metri di altezza) fu affondata nel punto stabilito perché costituisse la fondazione del faro. Il fatto storico è stato confermato dalle scoperte avvenute durante la costruzione del « Leonardo da Vinci ». Nerone ultimò i lavori, commemorandoli con una medaglia. Fu un fallimento e fu così che Traiano, tra il 102 e il 112 d.C, decise di ristrutturare l'opera con la costruzione di un bacino artificiale più interno, esagonale, con ogni lato di 358 metri, ormeggi in pietra, cinque metri di pescaggio. Attorno al « portus » si sviluppò una vera città, cinta da mura, con sede vescovile, grandiosi edifici pubblici e propria amministrazione autonoma. Decadde solo nel IV secolo, quando Ostia era già scomparsa, in seguito al crollo demografico di Roma a causa della guerra gotica. Una storia affascinante: le rovine del lago e della città di Traiano formano oggi un complesso eccezionale. Lo specchio d'acqua è intatto. Attorno la vegetazione è rigogliosa. « Un esempio — dice "Italia Nostra" — unico al mondo: archeologia e natura una inserita nell'altra. Il lago poi ospita anatre selvatiche, aironi e altre specie rare. Immaginiamo allora uno zoo-safari, recinzioni, macchine posteggiate, rimesse per gli animali, percorsi per gli automobilisti. Una follia. Non si può giustificare un progetto del genere quando si cerca dì dare assetto al caos urbanistico di Roma. Questo è un parco pubblico per eccellenza, un complesso turistico che solo per fortuna è arrivato fino a noi ». « Non per fortuna — dice la famiglia dei proprietari — ma perché lo abbiamo conservato noi e il progetto di zoo-safari è stato approvato ». Eccolo: 1) recinto dei leoni nel cuore della città antica, incluso lo « xenodochio » di Pammachio e l'annessa grande basilica paleocristiana, che insieme costituiscono uno degli esempi più completi che si conosca; 2) il recinto per le scimmie nel vecchio bacino tra l'esagono e la darsena, i grandi magazzini di Traiano e la basilica; 3) il recinto per i ghepardi nel canale che poneva in comunicazione il porto di Claudio con quello di Traiano, tra il vecchio faro e l'arsenale; 4) il recinto delle antilopi, presso il faro e i grandi magazzini traianei; 5) il recinto delle giraffe e un altro ancora da destinarsi nei pressi del lago. C'è una « zona archeologica », aperta al pubblico, limitatamente alla parte più occidentale del complesso. Per tutto questo saranno necessarie fondazioni doppie e profonde per evitare che gli animali fuggano o le abbattano; strutture « mobili » per il ricovero e la manutenzione degli animali, percorsi attrezzati, due parcheggi per auto. L'idea si commenta da sola. E' questo il modo di conservare e mantenere un patrimonio culturale di tutti? Lo zoo-safari, una trovata sorta negli Stati Uniti per fare soldi e offrire una falsa immagine di un parco nazionale africano in casa propria, è il tentativo della famiglia Sforza Cesarini per evitare l'applicazione del piano regolatore della città di Roma. Il piano, approvato dalla maggioranza, prevede un parco pubblico. Roma, indebitata fino all'osso, non ha i soldi per espropriarlo. E' una giustificazione? La domanda la rivolgiamo al ministro dei Beni culturali Spadolini.