Un continuo ponte aereo di Alfredo Venturi

Un continuo ponte aereo Un continuo ponte aereo Via dall'Eritrea tutti gli italiani Saranno pochissimi a restare all'Asinara - I profughi ospitati da parenti o amici ad Addis Abeba (Dal nostro inviato speciale) Addis Abeba, 8 febbraio. Mentre si intensifica il ponte aereo per il trasporto nella capitale dei residenti di Asmara, domani e al più tardi lunedì partirà da qui il primo gruppo di connazionali diretti a Roma. Si tratta di ottanta persone, per la maggior parte donne, vecchi e bambini (i capifamiglia devono restare per le note pendenze amministrative) che prenderanno posto su un aereo militare italiano. Con i voli di oggi, sono già più di mille i nostri pieds noirs arrivati ad Addis Abeba e la lista di coloro che vogliono partire si è allungata ancora, raggiungendo ormai, con duemila persone sulle 2500 che costituivano fino a pochi giorni fa la comunità italiana di Asmara, i quattro quinti del totale. Quelli arrivati oggi dicono che la situazione nel capoluogo eritreo è abbastanza tranquilla: non fosse per quei colpi di cannone uditi in lontananza che la notte scorsa li hanno fatti sobbalzare, e temere una nuova chiusura dell'aeroporto, proprio la vigilia della partenza. Dopo gli episodi di saccheggio di cui si era parlato nei giorni scorsi, adesso Asmara è controllata da un battaglione di paracadutisti etiopici: il loro comportamento è corretto, dicono gli italiani arrivati oggi ad Addis Abeba. Molti di loro vengono accolti da parenti già da tempo trasferiti nella capitale: un fenomeno migratorio dei nostri connazionali dall'Eritrea ad Addis Abeba era in atto da anni, e questo ha reso tutto più semplice. La maggior parte di queste centinaia di persone trova infatti ospitalità, in attesa del sospirato rimpatrio, nelle famiglie italiane della capitale, e questo facilita il lavoro alle nostre autorità diplomatiche e consolari. L'atmosfera al Circolo italiano, nel centro di Addis Abeba, dove i nuovi arrivati vengono accolti in attesa di una provvisoria sistemazione, t dove i connazionali di qui vanno ad attendere gli amici ed i parenti in arrivo dall'Eritrea, è un'atmosfera di festa e di dolore insieme. Gente che si ritrova, gente che piange, gente che chiede notizie dell'Italia, gente che cerca parenti già arrivati nei giorni scorsi. C'è chi non ha grossi problemi, e partirà in prima classe sui voli di linea verso Roma, e c'è chi si domanda quale sarà il suo futuro. Nonostante tutto, c'è chi si ostina a considerare provvisorio il distacco, e spera in un prossimo ritorno ad Asmara, città da tanti considerata la «propria». Ma non hanno idea di come le cose andranno a finire, laggiù, e se hanno e r o . à s a n 0 i a o i a i , a d o ri d a o qualche idea preferiscono non parlarne. Intanto, il governo militare provvisorio ha finalmente rotto il lungo silenzio sugli avvenimenti eritrei. Con un lungo comunicato reso pubblico la notte scorsa, i militari che reggono il Paese denunciano «gli atti di sabotaggio» e le «distruzioni di vite e proprietà» provocate dai «banditi» della provincia settentrionale. Si ammette l'esistenza di un problema eritreo, ma lo si attribuisce al «governo repressivo del vecchio regime», e si rivendicano sforzi continuati per «trovare una soluzione pacifica, per conservare l'unità e l'integrità territoriale dell'Etiopia». Il comunicato governativo accusa i fuorusciti eritrei «usati per minare la soluzione pacifica del problema, col pretesto delle ingiustizie perpetrate dal vecchio regime», accusa i «banditi» di aver scambiato «per debolezza la pazienza delie forze di sicurezza», dì aver interrotto ad Asmara il rifornimento dell'acqua e dell'elettricità, dì avere aperto il fuoco in città, uccidendo civili, danneggiando proprietà, creando caos e disordine, macchiandosi di atrocità su vecchi, donne e bambini. Aggiunge che le forze di sicurezza hanno fatto «i passi opportuni» e che «ora la vita ad Asmara è tornata normale». Non c'è un solo accenno nella dichiarazione governativa alla possibilità di un negoziato con i secessionisti. Alfredo Venturi (■■tlJIIJlIIKtlllllllllllIIIJtlItlllIllllllll Illllll